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La resistenza tedesca

La resistenza tedesca

Tino Berti
La resistenza tedesca deve essere considerata diversamente dai movimenti resistenziali che presero piede in tutta l'Europa occupata dai nazifascisti.
La resistenza francese, jugoslava, italiana, ecc. ecc., sono sì dei movimenti antifascisti, ma sono anche movimenti nazionali che combattono per l'indipendenza del loro paese dal giogo nazifascista e questi movimenti assumono nei rispettivi paesi aspetti, contorni e fisionomie diverse che vedono la partecipazione di tutte le classi sociali in quella che era la lotta per l'indipendenza nazionale e contro il nazifascismo e le sue implicanze( ferocia, arbitrio, negazione di ogni libertà, ecc. ecc. ) mentre, dove esistevano già delle dittature, la lotta esaltò la necessità sia del mutamento delle strutture politiche ed amministrative dello stato che di rinnovam         ento e trasformazione della società.   
L'invasione tedesca, quindi, fu una delle ragioni che facilitò ai movimenti politico-resistenziali di quei paesi la chiamata dei cittadini alle armi e diede loro quella consegna che si riassume nella frase che tante volte abbiamo inteso ripetere durante il periodo partigiano," combattere per liberare l'Italia dal giogo nazifascista e per instaurare una repubblica democratica ".    

  

In Germania, dove il terrore regna sovrano, la resistenza va inquadrata in un contesto storico più complesso; bisogna seguire la resistenza dalla sua nascita nelle particolari condizioni politiche nazionali ed internazionali ( queste ultime avranno un peso notevole, direi determinante ) in cui si sviluppa, osservare le cause economiche e sociali che determinano certi fatti e ne condizionano altri,  bisognerà ricordare trattati, occupazioni, indici ecc. anche se succintamente.  Per queste ragioni saremo costretti a parlare di Comintern, di Concordato, di rimilitarizzazione, plebisciti, ecc.- anche se lacunosamente – in quanto in questo saggio non è possibile ovviamente trattare tutta la storia della resistenza dei tedeschi al nazismo- nel contesto in cui inquadreremo la lotta che fu bagnata da  tanto sangue della parte migliore del popolo tedesco.
 
Oggi si tende a torto ad identificare la resistenza tedesca- che pagò in misura terribile la sua lotta al nazismo- non so se per un ulteriore tentativo di rimozione, con il complotto, con la congiura dei militari e talvolta si ricorda la "Rosa Bianca" trascurando tutto il resto.
La resistenza tedesca fu molto di più di un complotto militare (che a mio modo di vedere ha ben poco a che fare con la resistenza vera e propria) e di una azione di giovani universitari che pagarono con la vita il loro meraviglioso tentativo di far uscire il popolo e la nazione tedesca dalla barbarie del nazismo e di operare quindi una scelta, una svolta di carattere etico nella quale  la Germania tutta doveva riconoscersi.
La resistenza consistette nella difesa e nella lotta continua, nella clandestinità e nell' emigrazione, contro il nazismo per  il raggiungimento della libertà, della pace, della giustizia e della democrazia.
E' la difesa prima  e la lotta dopo l'assunzione del cancellierato da parte di  Adolfo Hitler, che coinvolse intellettuali, scienziati, classe lavoratrice, chiesa evangelica, gruppi di giovani insofferenti della chiusura mentale delle organizzazioni giovanili naziste, l'emigrazione e qualche personalità del mondo cattolico e della nobiltà tedesca.
Anche il rifiuto dei testimoni di  Geova ai riti del regime, ad indossare le uniformi ed a portare armi sono da considerarsi una forma di resistenza pagata  da molti di loro con la vita.
   Risulterà quindi chiaro che non posso essere assolutamente d' accordo  con quanto afferma il prof. De Bernardi[1] quando parlando della resistenza tedesca dice: "…….in Germania  non vi fu, e ci fu solo in forma molto più modeste (che in Italia n. d a.) e solo dopo la seconda metà del conflitto mondiale. quando si fece manifesto il disfacimento del regime e cominciarono a manifestarsi fenomeni di presa di distanza progressiva che permisero alle forze antinaziste di svolgere un ruolo nella conclusione della tragedia del nazionalsocialismo."
   Vedremo nel corso di questo saggio quanto questa enunciazione sia falsata forse da quel convincimento proprio della storiografia e della memorialistica tedesca che trascura, oppure da poca importanza, a tutte quelle azioni, episodi e lotte che furono invece degli importanti tentativi di resistere al nazismo trionfante.                      
 
Il  prof. De Bernardi non si attarda a considerare il prezzo pagato dalla resistenza tedesca durante il nazismo( i tedeschi che sono stati rinchiusi nelle carceri e nei Lager sono oltre 800.000; ben 350.000 sono quelli morti nei Lager, nelle prigioni, fucilati, impiccati o uccisi dalla mannaia del boia) e neppure si rende conto che operare nel fronte antinazista in Germania, in caso di cattura, voleva dire quasi sempre torture, impiccagioni e fucilazioni[2] .
 Ricordo ancora al prof. De Bernardi che era di dominio pubblico in Germania il fatto che un antinazista arrestato dalla Gestapo potesse resistere alle torture cui veniva sottoposto al massimo per 48 ore.
Questo era tutto quello che si poteva chiedere al cospiratore arrestato:48 ore di tempo davano ai compagni la possibilità di  fuggire e vanificare le prime ricerche della polizia.
Solo quando la fortuna lo assisteva il catturato finiva in un Lager. Ed il Lager tedesco non deve esser confuso o trattato alla pari dei penitenziari italiani e nemmeno con le….ospitali isole che accoglievano i nostri confinati.
 
Voglio subito sgomberare il campo da un possibile malinteso.
A mio modo di vedere il complotto, la congiura degli ufficiali, che troviamo alle spalle dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, non è da considerarsi un episodio della resistenza al nazismo anche se il fallimento di quella congiura costò la vita a migliaia di tedeschi.
Infatti le menti politiche che diressero quel complotto (Goerdeler[3],von Hassel[4], von Schulenburg[5] ed altri) puntavano in sostanza sull'ottenimento di una pace separata con gli Alleati ed all'instaurazione di una dittatura militare che, assieme alle forze anglo-americane, continuasse la guerra contro l'URSS e contavano soprattutto sul mantenimento dei confini tedeschi del 1914(sic!) ad Occidente, mentre nel sud ed a oriente consideravano definitiva l'incorporazione nel Reich di Memel, dei Sudeti e dell'Austria e riaprivano persino il discorso sulle ex colonie tedesche (Goerdeler,1941).
Nel 1943, di fronte alle prime sconfitte hitleriane sui vari fronti, si rinunciava all'Alsazia-Lorena( che la Germania aveva ottenuto e poi  aveva dovuto restituire alla Francia dopo la sconfitta del 1918), ma si pretendeva, per tacitare il sentimento nazionalistico delle popolazioni austriache, la cessione alla Germania del Sud Tirol (Alto Adige ).
 Queste richieste rasentavano politicamente l'assurdo; i congiurati non avevano ancora predisposto un loro piano per disfarsi di Hitler e per l'instaurazione di un nuovo governo e già avanzavano richieste di conferme territoriali. Ed insistevano su queste loro richieste anche dopo che nelle riunioni dei Tre Grandi a Mosca era stata ribadita la formula della "resa incondizionata". Si comprende agevolmente da queste richieste, fatte pervenire tramite un emissario agli Alleati, che  gli uomini politici di quella che doveva essere la nuova Germania non avevano assolutamente compreso nè la situazione in cui operavano, nè il continuo evolversi degli avvenimenti.
La resa incondizionata delle potenze dell'Asse richiesta ripetutamente dai Tre Grandi  (Stalin, Roosevelt e Churchill) era ritenuta da alcuni di loro una mossa propagandistica e pensavano di risolvere la questione offrendo le forze armate tedesche per una continuazione della guerra contro l'URSS.
Questo complotto, questa congiura, nelle menti dei suoi principali esponenti, altro non era che un'operazione di trasformismo militare legata a posizioni dichiaratamente antisovietiche.
Questa, pur essendo la più importante e la più vasta rete cospirativa messa in piedi nella Germania nazista, comprendendo nobili, generali, politici,  elementi della chiesa evangelica ed alcuni cattolici non aveva alcun legame con la popolazione e, la sfiducia nella democrazia dei suoi esponenti, non portò i congiurati a concepire l' idea che fosse necessario ripristinare nella martoriata Germania un regime di pace, libertà e  democrazia con una partecipazione popolare alla vita politica e sociale del paese.
 Per tutte queste ragioni non considero il complotto del 20 luglio 1944 un fatto proprio della resistenza tedesca.
 
La resistenza tedesca inizia prima dell'avvento al potere del nazismo; possiamo indicare come data  l'anno 1928, quando il nazismo, da un piccolo gruppo di mestatori ed avventurieri. qual'era ancora nel 1925, cominciò a trasformarsi in un movimento di massa, un vero partito che operava su scala nazionale.
Il perno di questo divenire fu la classe media.
Infatti la particolare situazione in cui versava la repubblica di Weimar, politicamente, socialmente ed idealmente con i ceti, le classi medie, che un tempo costituivano l'ossatura politica dell'impero guglielmino, la classe privilegiata, la sua forza economica e che idealmente si riconosceva nella prosperità e nella idea-forza di una Germania invitta e che in quegli anni si ritrovarono invece battuti sul piano economico dall'inflazione e dall'elevatissimo numero di disoccupati, sul piano militare scottati e delusi della sconfita miltare delle armate tedesche nel 1918 e dalle conseguene economiche (riparazioni in conto danni di guerra ), politiche (perdia di Memel,  Danzica, il corridoio polacco, l'Alsazia-Lorena e la Saar ) e militari (smilitarizzazione della  Renania e con l'esercito ridotto, in base al trattato di pace a soli 100.000 uomini ) della prima guerra mondiale.
Questa classe media, nostalgica dei tempi aurei della Germania forte e rispettata da tutti, e che nel dopoguerra aveva appoggiato il blocco borghese[6] dandogli i suoi voti, lentamente, elezione dopo elezione, cominciò a dare i suoi voti al partito nazionalsocialista. Accanto a questa involuzione della classe media, abbiamo in quegli anni anche l'avvicinamento al partito nazista delle S.A.[7] formate in gran parte da reduci della guerra '14-18, scontenti della situazione in cui erano costretti a vivere – per lo più col sussidio di disoccupazione- e che, attratti dagli slogan hitleriani, entrarono in forza nel partito nazista e diventarono il braccio armato della politica terroristica del nazismo almeno fino al 1934.                                       
Già da qualche anno i grandi industriali tedeschi, specie quelli dell'industria pesante guidati da Fritz Thyssen[8], finanziavano il partito nazista convinti che esso fosse una forza patriottica, capace di raccogliere nel suo seno tutti i gruppuscoli e le forze di estrema destra che si richiamavano ad ideali nazionalisti ed avessero una organizzazione  paramilitare. Così, con l'appoggio delle S.A. ed il denaro raccolto da Thissen tra gli industriali tedeschi, iniziano le scorribande e gli assalti delle squadracce naziste, intruppate in formazioni  paramilitari che indossano la camicia bruna contro sedi sindacali, cooperative, centri culturali e soprattutto contro le sedi dei partiti della sinistra ed arrivano persino a bastonare gli inermi spettatori che escono da un cinema dove si è proiettato un film antimilitarista[9].
I lavoratori, gli intellettuali e le chiese stesse sono costretti a  difendersi dalle squadracce del partito nazista e dalle S.A. che altro non sono che lo strumento armato del partit  o stesso. La classe lavoratrice a questo appuntamento col nazismo si presenta più che mai divisa quando era invece necessaria l'assoluta unità per affrontare,  in quel momento ed in seguito, l'assalto di quelle bande.
La divisione dei due partiti, il comunista ed il socialdemocratico, che nelle elezioni del maggio 1928 avevano ottenuto il 40% dei suffragi, era profonda e non era solo legata a problemi di rivalità sorti negli anni dell'immediato dopoguerra[10], ma soprattutto era derivata dai dettami del Comintern che nel suo VI° congresso (luglio-settembre 1928 ) aveva non solo creato il termine di "socialfascismo" per bollare tutta la socialdemocrazia europea, ma considerava quella tedesca il suo nemico principale[11].
     Questa presa di posizione del Comintern ebbe un effetto deleterio all'interno del partito comunista tedesco: vennero sacrificati sull'altare delle decisioni del Comintern i leaders comunisti che avevano ripetutamente manifestato la necessità di superare i contrasti tra i due partiti e ritenevano necessario intraprendere un dialogo con il partito socialdemocratico[12]. Il più ligio degli esponenti tedeschi ai dettami del Comintern, Ernst Thaelmann, venne eletto segretario del partito.
A quel tempo il partito comunista tedesco riscuoteva in Germania una notevole considerazione e  rispetto; nessun esponente sovietico di una qualche importanza era stato ancora processato, nessun membro dell'opposizione a Stalin era stato giustiziato, Trotskij era stato solo esiliato, la collettivizzazione dlla terra era ancora da venire, il piano quinquennale era appena  iniziato.
L'Unione Sovietica costituiva  in quel momento per l'Europa "il grande esperimento".
 I socialdemocratici, invece, si trovavano in svantaggio: dalla loro parte avevano solo la fama di aver soffocato la rivoluzione tedesca e di aver gettatto nel caos la loro repubblica. A partire dal 1918, ogni qualvolta si erano trovati a scegliere tra l'alleanza con i partiti borghesi o con l'ala radicale della classe lavoratrice avevano optato per i primi e questo deponeva a loro sfavore. Inoltre la loro stampa mancava d'immaginazione; consideravano "il popolo" uno strumento di propaganda e non una realtà viva; gli stessi leaders, pur provenendo in gran parte dal popolo, cercavano solo di manovrarlo, di controllarlo, senza più identificarsi con esso.
 
 
 Quando incomincia ad infuriare l'offensiva nazista con le sue spedizioni punitive ed i suoi assalti a Case del popolo, sedi di partito, di organizzazioni sindacali, di circoli culturali, i partiti della sinistra rispondono con prese di posizioni politiche , elezioni, referendum che tutto sono fuorchè chiarificatori, anzi, generano confusione tra le masse.
I nazisti,  invece,  non hanno alcun programma politico valido eccetto gli slogan di Hitler e non hanno mai avuto responsabilità di governo. Quindi l'opinione pubblica non li ritiene responsabili nè della firma del trattato di pace di Versailles, nè dell'inflazione sviluppatasi qualche anno prima, nè della disoccupazione e della crisi economica che si manifesta in quegli anni e cosi si  trovano in vantaggio, rispetto ai due partiti dei lavoratori. Infatti accrescono,o meglio moltiplicano, i loro voti passando dai 600.000 ottenuti nelle elezioni politiche del 1928  ai 6.000.000 in quelle del 1930.                
    Il partito comunista, che sulla piazza opponeva violenza alla violenza nazista, continuò invece a percorrere la strada che portava al suicidio suo e della classe operaia schierandosi in politica estera con i partiti dell'estrema destra[13]; Thaelmann, inoltre, considerava che i socialdemocratici al governo fossero "un male mille volte più grande di un'aperta dittatura fascista" ed in quel periodo il suo partito espulse oltre 60 funzionari che non avevano accettato la politica del Comintern e rimproverò fortemente le federazioni e sezioni del partito che avevano stipulato accordi locali con i socialdemocratici per combattere il   sorgente nazismo.
 La confusione continuava a dominare la politica della sinistra: il 1° maggio del 1929, Karl Zoergiebel, capo socialdemocratico della polizia berlinese, fece sparare su un corteo di manifestanti non autorizzato. La sparatoria dette luogo per diversi giorni e veri e propri combattimenti per le strade di Berlino che provocarono oltre un      centinaio di morti; il partito comunista, da parte sua, nel 1931 sottoscrisse una legge proposta dai nazisti e dalla destra (tedesco-nazionali ed Elmi d'acciaio) tendente allo scioglimento della Dieta(governo) prussiana, socialdemocratica, ma in quella occasione fu seguito solo da una parte del suo elettorato. Nel luglio del 1932, quando il governo von Papen mandò un reparto ell'esercito a sloggiare il governo socialdemocratico prussiano, ci fu un primo rifiuto dei socialdemocratici di indire uno sciopero generale a loro proposto in segno di solidarietà dal partito comunista ed addirittura, lo stesso mattino del 30 gennaio- prima che Hitler venisse designato alla cancelleria – rifiutarono un secondo invito a proclamare uno sciopero generale contro la presa di potere dei nazisti.
D'altra parte, bisogna aggiungere che ormai nel 1933 la divisione tra i partiti operai era divenuta talmente profonda che il nazismo non poteva non salire al potere forte dell'aiuto e della fiducia che riponevano in lui forze diverse quali l'esercito, i proprietari terrieri, gli industriali e la borghesia. La classe operaia si stava                      dissolvendo: giorno dopo giorno militanti della sinistra presi dallo sconforto generato dalla miseria e dalla disoccupazione abbandonavano i partiti per accasarsi altrove, in particolare nelle S.A. Ricordo la domanda che si poneva un mio compagno di deportazione che nel dopoguerra fu viceborgomastro socialdemocratico di Monaco, Gottlieb Branz: " dove sono mai finite le 10.000 bandiere delle sezioni socialdemocratiche ?"
Concludendo questa riassuntiva panoramica sugli aspetti della politica tedesca che spianò la strada all'avvento di Hitler, mi sembra opportuno rilevare che nessuno dei due partiti operai si aspettava di vederlo designare il 30 gennaio 1933 cancelliere del Reich.
Solo una persona già nel 1931, un uomo politico di notevole caratura, Leon Trotskij, aveva lanciato dal suo esilio un profetico appello ai lavoratori tedeschi che mi sembra opportuno riportare in nota[14].
In quelle lotte che i nazisti intraprenderanno sino alla loro conquista del potere nel 1933 contro le forze democratiche tedesche periranno molte persone da entrambe le parti: non conosciamo il numero dei morti della classe lavoratrice, sappiamo solo che Hitler nel 1931 parla dci 300 martiri nazionalsocialisti[15].
 
 
 
Hitler viene designato cancelliere del Reich dal presidente Hindenburg il 30 gennaio 1933 e forma un governo di coalizione con il Centro cattolico ( von Papen[16] vicecancelliere ) e con i tedesco-nazionali il cui esponente Hugenberg[17] diviene ministro dell'economia. In questo governo i ministri nazisti sono una minoranza, tre, ma con l'assenso e la complicità degli altri esponenti governativi danno inizio a quelli che un mio compagno di deportazione a Buchenwald, nello spiegarmi la storia  della  repubblica di Weimar, chiamava " i maledetti 50 giorni ".
  Eccoli:
 
Il 1° febbraio, due giorni dopo la nomina di Hitler a cancelliere del Reich, vennero aperti i primi quattro Lager (Breitenau, Neusustrum,   Stettin-Bredow e Boergemoor) custoditi allora dalle S.A. in quanto le SS a quel tempo sono ancora un piccolo corpo, neanche diecimila componenti, tutto dedito a tutelare la sicurezza del Fuehrer e degli altri gerarchi del nazismo.    Durante il mese di febbraio verranno aperti altri campi di concentramento dove saranno rinchiusi, come nei primi, membri del partito comunista, di quello socialdemocratico, sindacalisti ed altri avversari politici;
 
Il 4 febbraio vennero soppressi 14 quotidiani locali comunisti; il 12 febbraio l'organo ufficiale del partito," Die Rote Fahne" viene sospeso per due settimane; il 27 febbraio nel suo ultimo numero legale lancia un appello a tutti i lavoratori in vista delle elezioni che si terranno il 5 marzo e denuncia l'occupazione da parte della polizia della sede centrale del partito comunista;
 
Il 27 febbraio venne  incendiato il Reichstag, il palazzo del Parlamento, che Hitler aveva  più volte definito "la baracca dei chiaccheroni" e che aveva dichiarato di voler eliminare[18];
 
L'indomani, il 28 febbraio, venne emanata una legge "per la protezione del popolo e dello Stato" che comportava l'abolizione della libertà di stampa, di riunione, di associazione, l'abolizione della libertà di domicilio, della segretezza epistolare; stabiliva inoltre limitazioni al diritto di proprietà e per certi reati ripristinava la pena di morte; nel contempo per giustificare questa legge si tentava di addossare ai comunisti l'incendio del Reichstag[19];
Fra il 27 febbraio ed il 5 marzo, giorno delle elezioni generali, vennero incarcerati migliaia di funzionari dei partiti della sinistra (anche il segretario del partito comunista Thaelmann) capi delle  organizzazioni sindacali, intellettuali antinazisti e semplici appartenenti alla Kampfbund[20] e alla Reichsbanner[21]. La polizia le S.A. e gli Elmi d'Acciaio ammassavano questi prigionieri nelle carceri, nelle cantine delle loro caserme dove venivano bastonati e torturati prima di essere inviati nei Lager;[22]
 
  Il 5 marzo ebbero luogo le elezioni. La campgna elettorale fu teatro di una violenza indescrivibile; decine di militanti della sinistra furono prelevati nelle loro abitazioni e tenuti in ostaggio sino a seggi elettorali chiusi. Vennero vietati i comizi della sinistra e molte sue manifestazioni, se tentate, vennero disperse dalle formazioni paramilitari dei nazisti;  la stampa comunista non potè fare alcuna comparizione per tutta la durata della campagna elettorale, ecc. I due  partiti operai, nonostante fossero stati decapitati, senza l'aiuto della stampa e con parte dei loro aderenti  come ho spiegato, fossero in gran parte incarcerati e soggetti a violenze continue  riuscirono ad ottenere circa il 30% dei voti ed oltre 200 seggi nel nuovo Parlamento[23]. Nella città di Berlino ottennero il 53% dei voti contro il 31%  di quelli andati alla lista nazista;
Il 22 marzo, il parlamento uscito dalle urne il 5 marzo, senza la presenza dei deputati comunisti ( a quelli non ancora incarcerati o ricercati dalla polizia venne proibito di mettere piede in parlamento ) e con la ferma opposizione dei socialdemocratici[24]  votò la legge che legittimava la dittatura nazista. La legge approvata quel giorno decretava la fine dello Stato di diritto e di ogni garanzia giuridica per la libertà dei cittadini e consentiva al governo di legiferare sia in materia ordinaria che in materia costituzionale. In sostanza, da quel giorno, il Parlamento non serviva più.
La dittatura nazista alla fine di quei " maledetti 50 giorni era divenuta una realtà.
Nel mese di aprile venne creata la Gestapo[25], la polizia segreta che tanti lutti seminerà in Germania e, con lo scoppio della guerra e l'invasione nazista, in tutta l'Europa.
 
 
 
         Con l'avvento al poter di Hitler – contrariamente a quello che fantasticavano e scrivevano i cosidetti benpensanti – la furia nazista non si placò. Anzi, la sua ferocia e la sua brutalità aumentò e si abbattè anche su intellettuali, scienziati, borghesi ed inermi cittadini.
I lavoratori reagiscono come possono: si trovano a dover affrontare la furia delle squadracce da soli, senza i loro capi. Inoltre  il 2 maggio vengono arrestati dirigenti sindacali che si trovavano ancora in libertà e viene confiscato il sostanzioso patrimonio dei sindacati socialdemocratici; il 3 maggio la stessa sorte subiranno i sindacati cattolici.
Tutto questo avviene mentre Hitler governa la Germania con una coalizione di partiti ed al cui governo partecipa il partito nazista con tre soli ministri!
         I lavoratori sono allo sbando: sono venuti a mancare tutti i collegamenti tra i centri operai e le città; si ritrovano senza possedere una sede e quindi hanno enormi difficoltà per incontrarsi. Le birrerie, i caffè e gli altri locali che prima frequentavano  sono ora controllati dalla polizia dalle SS e dalle S.A..  I soli punti d'incontro, per quelli che lavorano[26], rimangono la fabbrica ed il mezzo di trasporto con cui si recano al lavoro.
Il partito socialdemocratico segue la sorte dei sindacati: viene soppresso il 22 giugno, ma già il 10 maggio era stato sequestrato il suo intero patrimonio.
La classe operaia  benchè si trovi allo sbando non di perde d'animo: risponde alle violenze naziste come può, con scioperi aziendali, con l'affissione di manifestini e la distribuzione di volantini e di altro materiale illegale, con dimostrazioni a favore di lavoratori perseguitati, con forme varie di protesta per licenziamenti di colleghi sgraditi al regime nazista, ecc. ecc.    Nasce così la resistenza al nazismo, quella resistenza che pagherà per questa  sua opposizione  uno scotto terribile in vite umane. 
 
 
  Politicamente rilevanti, a mio avviso, sono gli episodi che avvennero in occasione delle elezioni dei fiduciari aziendali indette dal nazismo; la massa dei lavoratori – in genere – disertò il voto; in molti casi, invece, i lavoratori specie nelle grandi industrie dove si erano potuti clandestinamente organizzare, imposero col loro voto esponenti diversi da quelli proposti dai sindacati nazisti. Questa forma di protesta fu tanto forte e tanta ripercussione ebbe all'interno della classe lavoratrice che il  regime nazista rimandò successivamente di anno in anno le elezioni per il rinnovo dei fiduciari aziendali, sino a non farle più effettuare.
 
  All'estero, Parigi, Praga, Vienna, Londra, New York, l'emigrazione tedesca si organizza e preme sull'opinione pubblica di tutto il mondo raccontando quasi giornalmente quello che avviene in Germania.
Già nel 1933 l'emigrazione pubblica a Parigi un "libro bruno"[27]  che racconta il terrore che imperversa in Germania e denuncia al mondo l'esistenza – oltre alle  numerose carceri speciali dove si torturano e si uccidono gli oppositori – di ben 45 campi di concentramento la deportazione di oltre 40.000 persone e l'arresto di 311 parlamentari ( dei quali 45 verranno assasinati nel 1944 ) delle varie legislature, mentre 133 eletti al Reichstag il 5 marzo di quell'anno sono stati costretti e riescono fortunosamente ad emigrare.
Nel 1934 esce a Praga un primo manifesto dei socialdemocratici emigrati che si fanno promotori di una vigorosa campagna per ricostituire in Germania l'unita dei lavoratori come condizione preliminare  della lotta antinazista[28].
Nel febbraio del 1936, 118 esponenti dell'arte, della cultura della scienza e della politica tedesca guidati da Heinrich Mann ( fratello di Thomas ) , da Leon Feuchtwanger e da Ernst Toller, organizzano a Parigi  una grandiosa manifestazione di solidarietà con le vittime del nazismo  e chiedono, raccogliendo firme e dichiarazioni, la liberazione di Karl von Ossietzki, intellettuale pacifista, premio Nobel per la pace che morirà più tardi in un Lager, di  Karl Mierendorff parlamentare socialdemocratico e di Ernst Thaelmann segretario del partito comunista[29].                                                                                               
Il manifesto di Parigi, attorno al quale si radunò la totalità dell'emigrazione tedesca, mentre denunciava l'arbitrio, la violenza ed il terrore instaurato dal nazismo in Germania e richiedeva che fossero ripristinati i diritti civili e la democrazia, auspicava la solidarietà e l'unità fra i vari gruppi di opposizione e la cosituzione di un comitato che preparasse le basi per quella che avrebbe dovuto essere in futuro una Germania libera pacifica e democratica.
  Nello stesso anno 5.000 tedeschi accorsero in Spagna in difesa della Repubblica contro il colpo di stato del generale Franco: il battaglione Thaelmann ed il battaglione Andrè ( un belga iscritto al partito comunista tedesco e condannato a morte da un tribunale nazista ) si coprirono di gloria. Più di duemila tedeschi morirono combattendo per la libertà della Spagna.
In quel periodo (1936 ) , nonostante il terrore instaurato dal nazismo in Germania, il consenso dei tedeschi ad Hitler ed al suo regime era notevole : l'esercito si era ricreduto sul " caporale boemo " (come lo definiva Hindenburg ) in quanto aveva eliminato Roehm (il capo della S:A. che, con i suoi due milioni di iscritti,  dava non poche preoccupazioni ai generali della Wehrmacht che erano costretti a guidare un esercito di soli 100.000 uomini come era stato imposto dal trattato di Versailles ) ed aveva rimilitarizzato la Renania infischiandosene dello stesso trattato; aveva attraverso il plebiscito ricondotto la Saar nel Reich; i disoccupati che nel 1933 ammontavano a quasi  6.000.000    di persone nel 1933 eran ridotti a circa 1.700.000; l'indice della produzione industriale – che nel 1933 era praticamente dimezzato rispetto al 1928- era risalito nuovamente ai valori del 1928; era stato concluso l'accordo navale con l'inghilterra; le olimpiadi di Berlino erano state un grande successo per la politica nazista; ecc.                                                                                                                                                                         
Il consenso, quindi, che Hitler  raccoglieva nella nazione  era tanto elevato che talvolta raggiungeva persino le famiglie di lavoratori  ed oppositori incarcerati e deportati[30].
Gli stessi vagoni bestiame che portavano nei Lager o nelle carceri  degli oppositori del nazismo, fermi talvolta nelle stazioni, non suscitavano nei viaggiatori in attesa  sui marciapiedi delle stazioni alcun interesse alcuna compassione.
L'anno peggiore, dopo il 1933, fu per la resistenza tedesca certamente il 1935. Fu quello l'anno che vide dl'eliminazione delle centrali clandestine sindacali e quelle dei partiti della sinistra.  Fu l'anno in cui si susseguirono carcerazioni, processi, condanne e deportazioni. Furono processati e condannati gruppi formati da centinaia di persone in una sola volta: ad esempio in un solo processo a Colonia furono processati  232 socialdemocratici. 
Ma il 1935 fu anche l'anno della svolta: nel luglio-agosto di quell'anno al VII° congresso del Comintern venne auspicato che i partiti comunisti contribuissero con le loro alleanze ad impedire la formazione di governi di oppressione fascista. Togliatti parlando a Mosca alla conferenza del partito comunista tedesco, a nome della segreteria del Comintern, dichiara che è necessario "superare gli errori che il partito (sic!) ha commesso causa il suo settarismo nei confronti della socialdemocrazia" e che occorre " costituire un fronte unico con le organizzazioni socialdemocratiche[31] ".
 
 
         Anche il mondo religioso in quegli anni si mobilitò contro il nazismo.
   I primi a dover fare i conti col nuovo regime e con la sua ferocia sono i Testimoni di Geova. Il loro pacifismo, i dettami della loro religione che vietava di indossare uniformi e di portare armi li consegnò inermi nelle mani delle SS – che pensando di ridurli alla ragione- nei primi tempi ricorsero alle fucilazioni; successivamente si limitarono a deportarli e devo dire che furono dei compagni di deportazione esemplari. Non uno che accettasse qualche incarico nel Lager, non uno che alzasse le mani su un compagno di deportazione. Le statistiche non danno per questa piccola comunità tedesca il numero esatto delle vittime della barbarie nazista: uno storico amico fa ascendere fra fucilati e morti in deportazione a quasi mille il numero dei Testimoni di di Geova periti in quegli anni.
     Chi invece conta poco o niente nella resistenza tedesca, nei primi anni del nazismo è la chiesa cattolica. Mentre in tutti i paesi occupati dai nazisti una parte importante, specie del basso clero e degli intellettuali cattolici, prende parte attiva alla resistenza antinazista, in Germania i cattolici sono praticamente assenti dalla lotta, quando addirittura non li troviamo consenzienti al regime hitleriano. Dopo la "notte dei lunghi coltelli" in cui le SS e Hitler regolarono i loro conti con Roehm e le sue S.A. ed in cui perirono – senza che l'episcopato tedesco proferisse una sola parola di protesta -Erich Klausener, capo dell'Azione Cattolica berlinese ed alcuni altri cattolici, abbiamo anche l'arresto di Mons. M.J. Metzger ( che sarà successivamente liberato, poi nuovamente arrestato e fucilato nel 1944 ) e di qualche altro cattolico[32]. Appena nel 1937, dopo la enciclica di Pio XI comincerà, timidamente a prendere piede il dissenso dei cattolici che durante la guerra parteciperanno attivamente, specie con i padri gesuiti e quì vogliamo ricordare padre Delp,  padre   Roesch  padre Odilo Braun  a movimenti antihitleriani.
La chiesa cattolica aveva, purtroppo, nei primi mesi dell'avvento al potere del regime, mercanteggiato in occasione delle trattative per la stipulazione del Concordato con Hitler, alcune concessioni in materia scolastica con l' impegno di vietare al clero di partecipare  attivamente alla vita politica del paese.
 Il 1° luglio 1933,  36 uomini armati assaltano la sede centrale della Friedensbund deutscher Katholiken (unione per la pace dei cattolici tedeschi) che allora contava decine di migliaia di iscritti,  portano via tutta la documentazione e gli archivie lo stesso giorno la Friedensbund viene sciolta d’autorità, e molti dei suoi capi vengono arrestati,  nonostante che l’Unione contasse tra i suoi fondatori cardinali e vescovi di varie città tedesche.
Nessuno di loro protestò.
Nonostante questo episodio che sollevò scalpore tra i cattolici tedeschi, il Concordato venne trattato e firmato il 20 luglio 1933 dal cardinale Pacelli, futuro papa Pio XII, e la firma di questo Concordato fu il primo successo del nazismo in politica estera.  Con la firma di quel Concordato la chiesa, nella sua ansia di combattere il bolscevismo ed in genere tutti i movimenti classisti e marxisti, diede al movimento nazista una parvenza di democraticità e garantì per lui – se così si può dire- sul piano della politica internazionale. Quattro anni dopo, in seguito alla campagna antireligiosa del nazismo, Pio XI nella sua enciclica "Mit brennender Sorge " esprimerà la sua cocente delusione sull'osservanza del Concordato senza però pronunciare una sola parola sul disagio della comunità cattolica in Germania, nè sulle iniziali persecuzioni religiose, nè sull'arresto dei primi sacerdoti.  
L'anno dopo, il Papa,  in una sua nuova enciclica indicherà nella lotta contro il bolscevismo lo scopo di una comune battaglia.
E’ estremamente interessante per chi desideri documentarsi sul comportamento della Chiesa cattolica durante quegli anni andare a rileggersi sermoni, pastorali, omelie ecc.. Troverà si di tanto in tanto delle timide proteste della chiese e dei suoi vescovi, talvolta aperte ed altre volte sottintese, facenti parte di involuti discorsi che sempre si richiamavano all’amor di patria ed alla sua solidarietà con il popolo, ma queste proteste hanno alla base fondamenti religiosi od economici. Si tratta di proteste, ad esempio,  contro il tentativo  di promuovere una religione di Stato, neopagana, auspicata da Alfred Rosenberg nel suo libro  (il Mito del XX secolo), altre proteste invece riguardano quelle disposizioni emanate dal nazismo che colpivano direttamente i diritti e le proprietà della Chiesa, come ad esempio il sequestro di conventi con nomine di amministratori nazisti per lo più provenienti dal corpo delle SS. I vescovi ed i cardinali tedeschi hanno però la pelle dura, sembrano corazzati, pronti a subire le angherie e le persecuzioni naziste
Con lo scoppio della guerra, sempre i vescovi nei loro sermoni invitano i fedeli a combattere, a fare il loro dovere per la patria ed il popolo. Vaterland. Heimat e Volk sono vocaboli ripetuti sino alla noia.
Mai una parola che liberasse la popolazione cattolica dall’obbligo di obbedire all’autorità nazista; mai i cattolici tedeschi  furono indotti a credere che il regime fosse indegno della loro cooperazione. Con la benedizione di vescovi e cardinali si avviavano al grande macello.
In sostanza gli effetti del Concordato ci dicono che nella misura in cui la chiesa cerca e trova un accomodamento con un qualsiasi regime politico, la chiesa stessa diviene, volente o nolente, un agente di quel regime finendo con l’integrare i mezzi politici di condizionamento con quelli di carattere spirituale.               
Della partecipazione dei vescovi e dei cardinali nella celebrazione delle conquiste naziste, nell'elogiare il regime, nella mancata difesa della popolazione ebraica e nel silenzio osservato per l'arresto e la deportazione di sacerdoti ed intellettuali cattolici sarebbe meglio non parlarne in quanto i loro atteggiamenti costituiscono " una vergogna per il cattolicesimo "[33]
" Il nostro cancelliere è stato chiamato da Dio ", disse il vescovo di Berlino Mons.Steinmann. Secondo il giornale diocesano del card. Bertram di Breslavia, la guerra contro la Polonia era da considerarsi come una " sacra lotta, non solo per riprendere il possesso di territori rubatici,….ma anche in nome del vivere secondo i comandamenti divini ".
Nel 1938, per accompagnare l'entrata delle formazioni militari del Reich nei Sudeti, dalle gerarchie ecclesiastiche berlinesi venne dato ordine di suonare a stormo le campane di tutte le chiese di  Berlino; nel 1936, invece, il cardinale Berning di Osnabrueck, al termine di una visita ai Lager situati nelle paludi dell'Ems,  ebbe parole di lode per l'opera dei custodi dei Lager e si raccomandò caldamente ai deportati perchè "prestassero per dovere religioso obbedienza e fedeltà allo Stato del Fuehrer ".Potremo ancora riportare le parole del noto teologo dell'università di Tubinga, Adam, del vescovo di Friburgo o del vescovo tedesco in Vaticano, Hudal, che in senso ancora peggiorativo si rifanno ai dettami del nazismo tutto teso a " creare il nuovo "Homo Germanicus "!
     La Chiesa cattolica si farà viva più tardi con padre Delp che con i suoi confratelli gesuiti parteciperà ai lavori del circolo Kreisau, ma chi darà voce ad una protesta sdegnata e vigorosa sarà sempre il vescovo di Muenster, von Galen, che nelle omelie del settembre 1941 pronunciate nel duomo di quella città, denuncerà l'operazione T4[34] ("operazione eutanasia " per mezzo della quale venivano soppressi handicappati, malati cronici, malati incurabili, schizofrenici, alcolizzati ecc.)
Le sue omelie, anche per il riferimento legato ai militari tedeschi feriti o invalidi causa fatti d'arme," s'inizia con gli incurabili  in patria, ma si può estendere poi l'operazione ai soldati feriti ed a invalidi di guerra" suscitarono un allarme devastante nell'opinione pubblica cattolica tanto che il governo si vide costretto a far cessare immediatamente l'operazione T4 ed a von Galen, nonostante da più parti tra le alte gerarchie del Reich si chiedesse la sua testa, non venne torto un capello.
L'operazione T4 ebbe conseguenze che con un eufemismo potremo definire penose: i tedeschi che ne furono vittime furono fatti ascendere ad una cifra tra gli 80.000 ed i 200.000 morti; oggi studi accurati  ritengono che le vittime si aggirino sui 230.000.
 
 
       Accanto alla classe lavoratrice chi da segni di una imprevedibile attività antinazista è la Chiesa evangelica. La chiesa evangelica che sino al 1932 era stata costretta a fronteggiare nel suo interno il  movimento dei "  Deutschen Christen "[35]  che professavano un "cristianesimo positivo", decisamente razzista ed antisemita e sognavano un'alleanza tra la croce uncinata e quella cristiana. Per i  "Deutschen Christen" Hitler era un unto dal Signore, investito da una missione divina destinata a risollevare la Germania e loro si consideravano come le S.A di Gesù Cristo. Pretendevano che i pastori tedeschi giurassero fedeltà a Hitler, che fossero esclusi dalla comunità evangelica gli ebrei convertiti ed arrivarono a proporre il pastore Ludwig Mueller, amico di  Hitler a vescovo del Reich.
Contro queste idee aberranti che  avrebbero nella loro sostanza ucciso l'indipendenza della chiesa     evangelica sottomettendola al regime nazista si oppose il pastore Martin Niemoeller[36] e nonostante le loro proteste costituì dapprima la "Lega d'emergenza dei pastori " e successivamente nei sinodi di Barnem e di Dahlem (1934) si arrivò alla alla creazione della "chiesa confessante" che si assunse il compito ingrato di salvaguardare sia in termini politici che in termini teologici la purezza della chiesa evangelica. Questi intendimenti altro non erano che una chiara dichiarazione di inimicizia  ai dettami della dottrina nazista che tutto  intendeva inglobare.
      Una predica di Niemoeller, il 5 marzo del 1935, dal pulpito della chiesa di Dahlem contro il neopaganesimo, che conteneva precise accuse contro la ideologia razzista del regime,  provocò l'arresto di centinaia (oltre settecento) pastori evangelici. Nel 1937, in occasione della "Kirchenkampf"[37] il governo nazista soppresse le collette della chiesa confessante, chiuse le libere facoltà di teologia e continuò la sua azione arrestando altri pastori evangelici, intellettuali e giuristi vicini alla chiesa confessante con l'accusa di aver disobbedito alle leggi dello Stato.
Non possiamo, data la limitatezza di questo nostro lavoro parlare di altre personalità della chiesa        confessante come Dietrich Bonhoeffer[38], Teofhil Wurm,  Karl Barth ed altri che furono irreducibili avversari del nazismo.
Dopo la seconda citata enciclica di Pio XI, la "Divini Redemptoris", anche nella chiesa cattolica si iniziano ad intravedere alcune limitate prese di posizione di solidarietà con il mondo evangelico, " con i nostri fratelli che nelle questioni di fede divergono da noi" come disse l'allora vescovo di Berlino.
 
 
                 Con l'entrata in scena della Gestapo comincia il vero e proprio terrore. Non sono più solo le S.A.,. le SS , gli Elmi d'acciaio e la polizia di Stato a perseguitare e scovare gli avversari del regime: adesso opera un corpo di polizia formato da dirigenti conoscitori profondi del loro mestiere che si sono posti al servizio del partito e da un'orda di fanatici che vedono nell'avversario politico non un avversario, ma un nemico da abbattere, da eliminare.
Non si contano più i rastrellamenti e le perquisizioni a tappeto dei quartieri operai in tutte le città industriali tedesche. Interi quartieri operai venivano circondati da polizia Gestapo, S.A., e pompieri e venivano  perquisiti casa per casa. Venivano sequestrati libri, razziati materiali di associazioni sportive legate alla sinistra, strumenti delle bande musicali, ecc. Molte persone venivano prima arrestate e successivamente deportate.I lavoratori e gli intellettuali a loro vicini erano costretti a muoversi in mezzo ad infinite difficoltà e  con enorme cautela; però nonostante gli arresti, le deportazioni, la chiusura dei giornali avvenute in quei "maledetti 50 giorni" ed anche dopo, riuscirono a non mollare, a resistere, anche se parecchi elementi del sindacato e dei partiti, considerando l''impotenza in cui il terrore li aveva costretti, rinunciarono ad una azione diretta e ritennero utile e sufficiente l'incontro clandestino con i compagni ed amici di un tempo[39].
     Alla predicazione di Rudolf Hilferding, che l'anno dopo sarà l'estensore di quello che verrà chiamato il Manifesto di Praga, già nel 1933 si costituisce e si riallaccia il gruppo dei "Neubeginnen nome derivato dall'opuscolo di Milos, (Walter Loewenheim, ebreo, rifugiato in Cecoslovacchia) intitolato "Neubeginnen. Faschismus oder Socialismus". Questo gruppo contestava vigorosamente  tutti gli errori commessi dai socialisti al tempo della repubblica di Weimar e rifiutava altresì la soluzione centralista e burocratica che erano le tipiche manifestazioni dei comunisti nella lotta rivoluzionaria.Le varie tendenze dei democratici della sinistra che componevano il gruppo erano convinte che, nella lotta contro il nazismo che volevano ingaggiare, non poteva esserci alcun compromesso con i partiti borghesi, considerati – visti i loro precedenti comportamenti- inaffidabili e non vi poteva essere, in questa lotta alcuno spazio nè per il riformismo, nè per il legittimismo.
La nuova repubblica tedesca, per loro, era tutta da rifondare.
L'attività dei" Neubeginnen " ebbe una importanza rilevante nel movimento antinazista perchè per la   prima volta – e solo dopo pochi mesi dell'avvento di Hitler al potere – socialisti, comunisti ed altre correnti democratiche decisero di lottare uniti superando divergenze, contrasti ed acrimonie del passato oltre che i dettami provenienti dall'esterno ( Comintern ) che pesavano duramente su una delle parti. Dopo i "Neubeginnen" tutti i movimenti di resistenza tedeschi che si andranno via, via formando comprenderanno elementi di entrambi i partiti.
    Subito dopo i primi arresti effettuati dai nazisti, comincia la sua attività, secondo alcuni ricalcando   l'organizzazione che lo stesso si era creata in Italia, il "Soccorso rosso" la cui attività consisteva nella riscossione di contributi volontari da parte dei lavoratori della sinistra, principalmente comunisti in quanto esso era emanazione di quel partito,  che così intendevano manifestare la loro solidarietà e che servivano per aiutare lavoratori licenziati dal nazismo, soccorrere le famiglie degli arrestati e dei deportati, aiutare i figli di costoro a trovare lavoro ecc. Avendo il nazismo incamerato i patrimoni delle organizzazioni sindacali, l'opera del "Soccorso rosso" si rese necessaria per svolgere clandestinamente quell'opera di assistenza e dimostrò con i fatti quanto essa fosse indispensabile.
Negli anni successivi vennero create altre organizzazioni similari, ma queste svolsero la loro attività entro limiti circoscriti, ad esempio regionali, come quella creata in Sassonia nella zona di Dresda, o corporativi come quella creata dagli operai dell'industria pesante della Ruhr.                                              
       Una particolare attenzione dobbiamo dedicarla agli operai cattolici ed alle loro organizzazioni: all'avvento del nazismo il sindacato cattolico, soppresso come abbiamo visto, il giorno dopo quello socialdemocratico, contava parecchie centinaia di migliaia  di aderenti che da un giorno all'altro si trovarono allo sbando nel più completo marasma. Mentre da una parte si trovarono da soli ad affrontare una situazione che si presentava ai loro occhi confusa, tragica, con  molti loro compagni di lavoro socialdemocratici e comunisti arrestati senza che a loro fosse mossa un'accusa specifica, dall'altra parte vi era il clero che, frenato dal fatto di avere un cattotolico vicecancelliere del Reich, non prendeva alcuna posizione contro il nazismo ed aspettava con trepidazione la firma del Concordato tra la Chiesa e lo Stato nazista sperando che dopo quella firma la tempesta si calmasse. Invece,
Con molto ritardo, seguendo la strada intrapresa dalla chiesa confessante evangelica, il basso clero ed i lavoratori cattolici entrarono in conflitto con il regime e quelli tra i lavoratori che non vollero entrare nel cosidetto Fronte del Lavoro nazista entrarono nel mirino della Gestapo.
Tentarono dapprima, per uscire dall'abbandono, di collegarsi con i lavoratori protestanti, poi con lo scoppio della guerra e subito dopo con l'arrivo in Germania di centinaia di migliaia di prigionieri di guerra e di lavoratori coatti, si unirono agli operai della sinistra nel vano tentativo di creare un sindacato unitario che nella clandestinità si opponesse a quello nazista. Dei promotori di questa corrente sindacale cattolica, che ancora a guerra inoltrata riusciva a mantenere i collegamenti con i responsabili delle varie regioni tedesche, a quanto mi risulta sopravvisse solo il reverendo Hermann Schmidt, dei circoli cattolici sassoni, deportato a Dachau. Gli altri organizzatori cattolici, J. Kaiser, B. Letterhaus, N. Gross, J. Joss,  il reverendo Mueller ( ferocemente torturato a morte dalla Gestapo)e l'avvocato  J. Wirner furono tutti giustiziati. Ad Amburgo prima di loro erano stati decapitati due preti (E. Mueller e Lange ) ed il pastore evangelico Stellbrink.
Risulta da questa concisa narrazione sufficientemente chiaro come anche i cattolici, partiti nella opposizione molto tardi e senza l'appoggio delle alte gerarchie ecclesiastiche, ma sorretti nella loro opera dal basso clero, pagarono il loro tributo alla lotta contro il nazismo. 
 
     Gli aderenti ai partiti operai si organizzano; la spinta data dal gruppo dei "Neubeginnen" alla necessità di marciare uniti viene recepita da tutti coloro che organizzano gruppi e movimenti antinazisti all'interno del paese.
Così alla Siemens di  Berlino, un elettrotecnico, Herbert Baum, col suo compagno di lavoro Martin Kochmann e le loro mogli, Sala e Marianne, creeranno un gruppo di resistenza che arriverà ai  giovani e giovanissimi, parecchi dei quali provenienti dal movimento giovanile ebraico. Il gruppo che si estende anche ad altre fabbriche berlinesi comprende anche donne e ragazze che collaborano nel trasporto e nella distribuzione di volantini antinazisti che raggiungono anche molti professionisti quali medici ed avvocati.
L'introduzione della stella di Davide nel settembre 1941 e successivamente l'inizio delle deportazioni degli ebrei nei Lager di sterminio spingono il gruppo ad organizzare azioni terroristiche la più importante delle quali, avvenuta l''8 maggio del 1942, fu l'incendio  di padiglioni  della mostra antisovietica allestita dal governo a Berlino intitolata "Das Sowjetparadies", il paradiso sovietico.
Dieci giorni più tardi inondarono di volantini i padiglioni della mostra con dei volantini che portavano nel titollo: " IL PARADISO NAZISTA  –  Guerra. Fame. Menzogne. Gestapo. Per quanto tempo ancora ?  "   Pochi giorni dopo l'attentato Baum viene arrestato e muore sotto le torture. Altri 22 componenti del gruppo vengono arrestati e giustiziati. Questa azione fornì alla Gestapo il  pretesto per fucilare anche 250 ebrei per rappresaglia contro l'attentato partigiano che costò la vita a Reinhard Heydrich viceprotettore della Boemia e Moravia.
     Il gruppo più importante della resistenza al nazismo che operò in Germania è a mio parere quello che la Gestapo chiamerà Rote Kapelle[40] (orchestra rossa ) sia per la sua diffusione su gran parte del territorio, sia per la durata,  sia per le persone di ogni ceto sociale che esso riuscì ad organizzare, sia per i fondamenti di una futura politica tedesca che il gruppo sosteneva. Il gruppo venne formato originariamente da Harro Schulze Boysen,funzionario del ministero dell'Aeronautica che assieme alla moglie riuscì a raccogliere attorno a  se persone di diversa provenienza politica e sociale sin dal 1935. Politicamente q questo gruppo, che si identificava con l'esperienza francese del "fronte popolare", nel 1939 si legò con il gruppo costituito da Harvid  Harnack, funzionario del ministero dell'economia.
L'importanza di queste due persone permise al gruppo d'ingrandirsi, lentamente, trovando aderenti in molti ambienti berlinesi tra i membri dei vecchi partiti della sinistra, intellettuali, funzionari di un certo livello dell'amministrazione pubblica, nuclei di operai e commecianti. Il loro giornaletto " Die innere Front"[41] , dopo l'inizio della guerra veniva redatto in più lingue e veniva distribuito clandestinamente anche a lavoratori stranieri in Germania. Ma l'attività di questo gruppo non si fermò solo ad azioni di propaganda, ma operò anche nel campo della solidarietà con i perseguitati politici e razziali.
 L'organizzazione del movimento vene divisa in due sottogruppi che operavano in due settori diversi e , per regole proprie della clandestinità, non solo non avevano rapporti diretti, ma i componenti dei due gruppi non si conoscevano tra di loro. Il primo dei due gruppi, quello originario, si dedicava alla lotta contro il nazismo, alla propaganda (distribuzione del giornale, di volantini ed altro materiale illegale), all'aiuto ai perseguitati del regime, fossero politici o razziali ed ai contatti con i lavoratori stranieri. Questo gruppo riuscì anche ad organizzare l'espatrio di parecchi politici ricercati dalla Gestapo e di altri che volevano andare a combattere in Spagna in difesa della repubblica spagnola contro Franco. All'inizio del conflitto venne costituito il secondo gruppo destinato a raccogliere informazioni nel settore delle fabbriche d'armi, della produzione di guerra in genere ed in quella militare in particolare  e sarà questo secondo gruppo che disporrà di una ricetrasmittente quello che manterrà collegamenti radio persino con paesi in guerra col Reich.[42][43]
     Tralasciando – anche se dobbiamo riconoscere che furono politicamente le più importanti di quelle elaborate dalla resistenza tedesca – le tesi della "Rote Kapelle" frutto soprattutto del lavoro di Harnack, sul futuro della Germania che egli  avrebbe voluto che assumesse , data la sua posizione geografica, il ruolo di ponte, di mediatrice tra Oriente ed Occidente abbandonando le idee che erano state lo stimolo della borghesia tedesca e degli Junkers prussiani che portò solo lutti e rovine alla popolazione tedesca.
Il 30 agosto 1942 la Gestapo riuscì, con la complicità di un infiltrato, a penetrare in questa organizzazione clandestina ed iniziarne la distruzione: Harro Schulze -Boysen e numerosi altri suoi compagni vennero arrestati, il 3 settembre seguì l'arresto di sua moglie, il 7 settembre venne arrestato Harnack con la moglie americana e via,  via, seguirono altri arresti. Gli arresti (oltre 500 persone) e le torture alle quali vennero sottoposti gli arrestati per indurli a parlare provocarono diversi suicidi nelle carceri dove vennero rinchiusi. Entro la fine del 1942 più di 60 condanne a morte conclusero la vicenda dell'Orchestra Rossa. Molti altri componenti, fra cui la moglie di Harnack, verranno uccisi negli anni successivi; altri ancora finiranno nei Lager.
         Un altro gruppo di resistenti, uno dei più agguerriti, fu quello organizzato e guidato da Georg Lechleiter, concentrato nella zona del medio Reno,  Ludwigshafen e Mannheim, che operò principalmente nelle industrie chimiche ed in quelle degli armamenti. Questo Gruppo stampava e distribuiva  un giornale clandestino " Der Vorbote ", il messaggero, nel quale accanto agli inviti a rallentare il ritmo di lavoro nelle fabbriche  e di sabotare l'industria bellica, dava negli ultimi tempi anche notizie dai vari fronti di guerra così come erano raccontate dai soldati venuti in licenza. Ad esempio riportò la notizia degli stermini degli ebrei avvenuti in Ucraina, l'alto numero delle perdite subite dall'esercito tedesco sui vari fronti, ecc.ecc.
L'attività di questo gruppo si intensificò con l'inizio della guerra. Nel 1942 la solita Gestapo riuscì ad individuare alcuni aderenti al gruppo che furono giustiziati.   
         A Berlino, nelle officine Osram, un operaio, Robert Uhrig, raccolse  intorno a sè un primo gruppo di compagni di lavoro nel 1937[44]. Assieme ad essi riuscì ad organizzare una rete illegale che da Berlino si espanse in altre città tedesche. Nel 1941 il gruppo si fuse con quello di Beppo Roemer, il quale – con alle spalle un passato di estrema destra, tanto che alla fine della prima guerra mondiale aveva militato nei Corpi Franchi – era arrivato ad una feroce forma di antinazismo e riusciva a procurarsi attraverso i suoi vecchi compagni d'avventura nei Corpi Franchi ormai installati in posizioni di assoluto rispetto, quali Ministero degli esteri, Comando Supremo dell'esercito e così avanti, informazioni di grande importanza.  Roemer inseguiva un piano che prevedeva il rovesciamento del governo  del regime nazista e l'eliminazione di Hitler utilizzando le amicizie che aveva nell'ambito degli alti comandi militari e, quindi, la costituzione  di un governo progressista, vicino all'ideologia comunista, che si sarebbe dovuto impegnare per trovare una forma di accordo con l'Unione Sovietica. Roemer disponeva di una rete clandestina borghese e militare, ma non aveva alcun aggancio nè contatto con il proletariato: fu questa la ragione che lo indusse ad allearsi  sia con il gruppo dei metalmeccanici che si era formato attorno a Budens, altro organizzatore della resistenza, ed a quello di Uhrig. L'organizzazione che,  nel suo insieme, era divenuta abbastanza importante ebbe però una vita molto breve; venne sgominata dalla Gestapo nel 1942. Al processo, oltre agli anni di galera comminati ed alle deportazioni nei Lager, vennero pronunciate 36 condanne a morte. Altri 16 componenti del gruppo furono assassinati in carcere ed una quarantina impiccati. Alcuni superstiti di questo gruppo, sfuggiti all'arresto, confluirono nell'organizzazione creata da Anton Saefkov.
          Ogni tanto dai Lager nazisti venivano liberati degli oppositori. Importante fu la liberazione che avvenne in tutti i Lager il 20 aprile 1939, compleanno di Hitler. In quell'occasione vennero rimessi in libertà, fra gli altri,  2000 deportati di Buchenwald e 1200 di Sachsenhausen. Tra questi ultimi vennero rimandati alle loro case tre compagni, Baestlein, Jacob ed Absagen, i quali appena arrivati nella loro città si dettero da fare per promuovere la formazione di un gruppo di resistenti reclutandoli tra i vecchi compagni della sinistra  operaia ed  organizzandoli in cellule aziendali. Il reclutamento avveniva nelle più importanti fabbriche della zona; in particolare fornirono una parte notevole degli aderenti i cantieri navali e le industrie pesanti.
La loro azione che si esplicò soprattutto nella propaganda e nelle azioni di sabotaggio coinvolse anche lavoratori stranieri,  prigionieri di guerra e deportati utilizzati dal nazismo nelle industrie belliche. Si fa risalire a questo gruppo sia i volantini antinazisti che le SS scoprirono in una fabbrica che invitavano i lavoratori civili tedeschi a forme di resistenza passiva ed a operare sabotaggi, sia la famosa scritta apparsa all'interno delle porte di alcuni blocchi del Lager di Sachsenhausen che invitavano i deportati a: " sabotare le macchine utensili, lavorare il più lentamente possibile, moltiplicare gli scarti "[45]
Il gruppo di Amburgo, forse perchè era di stretta estrazione operaista, fu quello che meno delle altre organizzazioni resistenziali elaborò dei programmi o delle tesi politiche, ma rifacendosi alla propaganda del partito comunista del periodo antihitleriano riuscì meglio di tutti a coniare slogan, molto semplici, di facile comprensibilità, che senza fatica entravano immediatamente nella mente di chi li udiva o li leggeva e lo inducevano a riflettere.  Ad esempio: " la sconfitta di Hitler è la nostra vittoria!".  Altri obbiettivi del gruppo erano quello di costituire un gruppo di combattenti inquadrati in una formazione militare e quello di procedere alla riorganizzazione del partito comunista creando collegamenti con altri compagni di varie zone e città tedesche. Nel 1942 l'arresto di Absagen[46] determinò una crisi  nell 'attività  cospirativa del gruppo,  proprio mentre esso era riuscito a collegarsi sia con i berlinesi dell'Orchestra Rossa che con il gruppo di Saefkov. Dopo l' arresto di Absagen sia Jacob che Baestlein furono costretti a lasciare Amburgo. Si rifugiarono a Berlino ed entrarono a far parte dell'organizzazione creata da Saefkov.
      Saefkov, anche lui era stato liberato per il compleanno di Hitler dal Lager di Dachau. In un tempo relativamente breve riuscì con i suoi compagni a creare una efficiente rete cospirativa e ad unire alla stessa molti lavoratori di tendenza marxista. La distruzione dell'organizazione comunista, l'incarcerazione del segretario del partito, Thaelmann, la proibizione della stampa del partito, avvenuta nel 1933, aveva sì permesso la costituzione di gruppi ed organizzazioni di piccola mole che si richiamavano al KPD, ma che erano costrette per mancanza di collegamenti ad operare in zone geograficamente limitate, o,  addirittura relegate ad operare entro confini più angusti, come la fabbrica dove gli elementi lavoravano, e quando tutto andava per il meglio riuscivano a collegarsi nell'ambito di una regione.                                                
Con Saefkov si ebbe un salto di qualità: egli uscito dal Lager, raggiunse Berlino e costituì un centro unitario  che raccolse lavoratori di tutte le tendenze e riuscì a penetrare con la sua azione propagandistica in un numero elevato di fabbriche del comprensorio berlinese ed estendersi anche in altre città. Assieme ai superstiti di altri gruppi, come Jacob e Bastlein del gruppo amburghese, creò una serie di cellule aziendali alla vita delle quali partecipavano operai ed impiegati di numerose fabbriche di armamenti o comunque impegnate direttamente nell'industria bellica, come la Siemens, la Daimler, l'AEG, la Treves e successivamente riuscì ad espandersi nella Sassonia-Anhalt , nelle città di Lipsia e Dresda e nei loro dintorni e nelle città anseatiche divenendo  la più importante organizzazione del partito comunista esitente in Germania dopo il 1933.
In quella operazione di espansione organizzativa trovarono collegamenti con la Rote Kapelle ed anche con i militari partecipanti alla congiura del  20 luglio e riuscirono a diffondere manifestini a firma del   "Nationalkomitee Freies Deutschland[47]."
Una spia infiltrata nel gruppo dalla Gestapo consentì a questa di arrestare Jacob, Saefkov Baestlein ed alcuni esponenti socialdemocratici. Il 18 settembre 1944 si concluse la storia di questa organizzazione con oltre 100 condanne a morte eseguite nello stesso giorno.
    Particolarmente interessante fu l'attività del KPD in Turingia a Jena, Gotha ed Erfurt che riuscì ad    estendersi anche fuori della regione. Di questo movimento resistenziale me ne parlò spesso un mio caro compagno di deportazione, Willi Burkart[48], lodando l'attività dei suoi amici e compagni, rigidi difensori della politica comunista svolta durante la repubblica di Weimar, come Theodor Neubauer,deportato anche lui prima della guerra a Buchenwald che verrà giustiziato nel febbraio del 1945.
 
      La resistenza tedesca assume anche caratteristiche di verse da quelle che abbiamo sin quì esaminato: troviamo che in certi gruppi prevale il senso etico nella lotta al nazismo come nella "Rosa Bianca", in altri prevale il desiderio di fissare dei programmi riformatori per il domani della nazione tedesca, come negli elaborati del " circolo Kreisau ", in altri ancora prevale la concezione della sovranità della legge come nel caso di giudici ed avvocati.
     La "Rosa Bianca"[49], formata dai fratelli Hans e Sophie Scholl, che con il loro cugino Christofer Probst e gli amici Willi Graf ed Alex Schmorell  coinvolse oltre una ventina di studenti dell'università di Monaco di Baviera, alcuni liceali che fungevano da "galoppini" nella diffusione deiloro volantini , amici, scrittori,  librai, ecc. ebbe una parte importante nella sensibilizzazione dei giovani e delle loro famiglie,  che ebbero la ventura di  leggere i volantini, obbligandoli a pensare e discutere sulla ferocia di quel regime che aveva strappato il loro consenso facendo regredire la Germania a livelli di un paese barbaro. Infatti,  inorriditi dalle barbarie del nazismo che avevano potuto constatare di persona durante il servizio miitare che li aveva portati con i loro reggimenti ad operare sia in URSS che in Polonia ed ispirati, inizialmente,  più da convinzioni morali che da considerazioni politiche, cominciarono la loro attività col diffondere un centinaio di manifestini  dal titolo" Flugblaetter der Weissen Rose " che invitavano la popolazione di Monaco ad opporre una resistenza passiva al nazismo. Successivamente, ricordando ai tedeschi le stragi bestiali compiute in Polonia a danno degli ebrei e dei polacchi, non mancano di rammentare ai lettori che anche tutto il popolo tedesco (" ogni popolo merita il governo che tollera ") è corresponsabile di quelle stragi (" ognuno è colpevole, colpevole, colpevole! ")[50]
. Senza soste proseguirono nella strada intrapresa diffondendo volantini oltre che a Monaco  anche in altre città e paesi chiamando la  popolazione a passare da forme di resistenza passiva a quella attiva, invocando con l'ultimo manifestino il sabotaggio in tutti i settori, nelle industrie belliche ed in quelle dei trasporti in particolare.
Scoperti pagarono la loro sete di giustizia, di libertà e di pulizia morale che essi volevano estesa a tutto il popolo tedesco, con la loro vita e con loro verrà in seguito ucciso anche il prof. Kurt Huber, loro ispiratore, che durante il suo processo  trasformerà la sua difesa in una delle più tremende requisitorie contro il nazismo pronunciate nelle aule dei tribunali tedeschi.
 
          Helmut J. von Moltke[51] aveva una proprietà nella Bassa Slesia  a Kreisau e sin dal 1940, assieme al conte Peter York von Wartenburg[52] ed altri amici, giuristi ed economisti, durante i fine settimana si ritrovavano a Kreisau e cominciarono a dibattere problemi riguardanti la società tedesca, l'economia e l'organizzazione dello Stato.
L'inizio della campagna di Russia(1941) e l'annunciato, ma mai effetuato sbarco delle truppe tedesche in  Inghilterra, furono i segnali che persuasero gli amici che si ritrovavano periodicamente a Kreisau che la guerra sarebbe durata a lungo e sarebbe terminata con la sconfitta della Germania.
Occorreva, quindi, prepararsi ed avere dei programmi da proporre ai vincitori ed alla popolazione tedesca . Era pertanto necessario allargare la cerchia dei partecipanti : cosi alle sue riunioni vennero invitati a partecipare sia membri delle due chiese, evangelica e cattolica, sia esponenti di primo piano della vecchia socialdemocrazia. Nel 1943, il socialdemocratico Karl Mierendorff, liberato tempo prima da un Lager,  propose la formazione di un movimento che superasse tutti i partiti ed includesse anche i comunisti in quello che avrebbe dovuto essere il futuro governo del paese.
Nonostante che alcuni partecipanti alla riunione fossero contrari a prendere contatti con esponenti comunisti  in quanto le retate della Gestapo facevano sospettare che in quella organizzazione fossero infiltrate delle spie, alla proposta di Mierendorff si decise di dar corso e vennero presi dei contatti con il gruppo di Saefkov.  Come temevano alcuni partecipanti alle riunioni del "Circolo Kreisau" un infiltrato tra gli aderenti al gruppo di Saefkov li tradi ed agli inizi di luglio del 1944 ebbero inizio gli arresti che in breve tempo portarono alla distruzione dell'intero circolo.
L' importanza del "Circolo Kreisau", nel quadro della resistenza tedesca è dovuto al fatto che esso riuscì a raccogliere attorno ad uno stesso tavolo elementi di diversa provenienza politica, sociale e  religiosa, i quali formularono programmi riformatori per quella che avrebbe dovuto essere a guerra conclusa la nuova Germania, ma anche il "Circolo Kreisau", nonostante che ai suoi lavori partecipassero personalità di spicco della socialdemocrazia, dei padri gesuiti e della chiesa confessante[53]ed, non aveva alcun legame con la gran massa della popolazione civile e con le necessità sentite dalla stessa per cui tutti i nobili presupposti programmatici su cui si fondavano le sue risoluzioni finirono con essere degli aridi concetti astratti.
Il"Circolo Kreisau" pagò duramente la sua opposizione al nazismo: oltre a von Moltke e von Wartenburg vennero giustiziati fra gli altri anche i socialdemocratici J. Leber, A.Reichwein, T.Haubach e più tardi anche il diplomatico A. Trott zu Solz e nell'ultimo mese di guerra il pastore D. Bonhoeffer e tanti altri partecipanti.
 
 
 
 Un particolare interesse va dedicato al comportamento della magistratura.Da molte parti si tende a f are di ogni erba un fascio e catalogare tutti i magistrati come lacchè, servitori del regime al potere in ciò confortati dalle sentenze che uscirono ai processi di Norimberga che videro dei magistrati seduti sul banco degli accusati. Invece, anche nella magistratura troviamo delle persone che si rifiutano di assecondare i voleri del regime e si richiamano alle leggi esistenti e ricercano la verità su fatti accaduti, con accanimento, per nulla turbati o intimoriti dalle minacce delle SS e dalle iniziative di Himmler che desideravano che tanti delitti fossero insabbiati e che su di loro non venissero compiuti accertamenti o ricercati eventuali colpevoli. Vogliamo quì sotto ricordare alcuni dei tanti casi che videro i magistrati combattere il nazismo in difesa dello Stato di diritto che lo stesso regime si preparava a sostituire col Fuehrerprinzip.
     La procura di Stato di Monaco 2, di fronte a parecchi casi di morte avvenuti nel Lager di Dachau che presentavano lati  poco chiari sulle cause che avevano provocato quelle morti, rivendicò alla giustizia stessa  "l'obbligo di procedere penalmente….senza alcun riguardo verso chiunque"[54].
La stessa Procura ordinò in tempi successivi degli accertamenti sulla morte di quattro deportati (Schloss, Hausmann, Strauss, e Nefzger ) avvenute nello stesso Lager. Dall' 'inchiesta  ordinata dalla magistratura risultò che i deportati erano stati torturati a morte dalle SS custodi del Lager.
Un altro deportato, Hugo Handbusch,  a fine1933, risultò all'autopsia deceduto in seguito ad "emorragie dovute a percosse con un oggetto contundente …….indizi questi per sospettare colpe di terzi ". Sempre la stessa Procura volle far luce sul dichiarato suicidio di due altri deportati del Lager di Dachau, il dr. Delwin Katz e Wilhelm Franz in quanto dall'autopsia risultavano " fondati sospetti di lesioni traumatiche provocate da terzi…. La morte era causata da asfissia dovuta a soffocamento e strangolamento".
A questo punto il Ministero della giustizia bavarese, competente per territorio, venne invitato a controllare il regolamento interno del Lager e la procura nel frattempo denunciò per favoreggiamento il Comandante del Lager, Waekkerle, il medico del Lager ed il segretario capo. Himmler ed Heydrich    furono per il momento costretti a disinteressarsi dei fatti, ma si premurarono di fare pressioni sul ministro dell'Interno bavarese affinchè proponesse all'intero Gabinetto di archiviare i crimini avvenuti nel Lager con la dizione: " per motivi politici di Stato".
Il Gabinetto respinse la proposta del ministro dell'interno Wagner. Himmler allora capo della polizia bavarese, vietò alla Procura l'ingresso nel Lager di Dachau e dopo – reazioni su reazioni – il procuratore capo fu costretto, poichè  nel frattempo erano state fatte sparire prove e documenti, a sospendere l'indagine.
        A Breslavia, invece, il procuratore generale, dopo le uccisioni avvenute il 30 giugno 1934 di esponenti e membri delle S.A. fece arrestare due ufficiali superiori ed una ventina di militi delle SS provocando le furibonde ire di Goering.
In Sassonia il procuratore di Stato dr. Walther denunciò e fece condannare a diversi anni di carcere le SS responsabili di maltrattamenti e bastonature ai deportati del Lager di Holstein. In appello il Tribunale confermò la sentenza. Per salvare i condannati da una lunga detenzione fu necessario l'intervento personale di Hitler che graziò i condannati e fece archiviare il procedimento che era in corso contro un funzionario della Gestapo coinvolto nello stesso processo.
Potremmo continuare  così parlando delle migliaia di persone che pareciparono attivamente all'interno della Germania alla lotta antinazista. Vogliamo quì ricordare alcuni nomi: Adam Kuchhoff di " Innere Front" giustiziato nelle carceri nel 1943, John Sieg di " Rote Fahne"suicida nelle carceri berlinesi della Gestapò  per non essere costretto a fare i nomi dei suoi compagni sotto le torture, Charlotte Hundt giustiziata assieme ad altre 14 donne nel Lager di Sachsnhausen ecc.,, ma vogliamo soprattutto ricordare pure i movimenti giovanili che, inizialmente senza una base, un'appartenenza politica, sorti principalmente nell'ovest della Germania combatterono la loro battaglia contro un regime sempre più feroce ed odioso.
 
 
I movimenti giovanili  cercavano degli spazi autonomi, da gestire direttamente da loro stessi, all'infuori dalle organizzazioni di partito ( la gioventù hitleriana ) che consideravano soffocanti. Anzi stimolatrice di questo desiderio di indipendenza, di libertà e di autonomia senza dover sottostare agli ordini militareschi ed   alle istruzioni impartite quasi sempre da giovani appartenenti alle classi agiate della borghesia, fu senza dubbio alcuno la organizzazione rigida e paramilitare della gioventù hitleriana che altro non era che lo strumento giovanile del partito nazista.
    Sorsero così spontaneamente questi gruppi giovanili, ora spesso dimenticati o trascurati, ma per questo non meno importanti che della lotta contro il nazismo si fecero una ragione di vita e pagarono con impiccagioni, fucilazioni, deportazioni  la loro avversione al regime.
Nell'esaminare lo svolgersi dell'opposizione al nazismo di questi movimenti giovanili notiamo due distinte fasi: una che va dal 1933 al 1939 e l'altra che coincide con gli  anni di guerra.
Già durante il 1933 troviamo dei gruppi di giovani che sotto la spinta di motivi religiosi, politici o di altra natura cercano degli spazi diversi da quelli che offre loro il nazionalsocialismo, ma nello stesso tempo troviamo anche gruppi decisamente contrari al costituito regime che non fanno mistero della loro avversione. Troviamo così, in questo periodo il gruppo  degli amici di  Walter Klingenbach, cattolici come lui, che  con una trasmittente da loro stessi costruita chiamano i tedeschi alla riscossa e trasmettono notiziari antinazisti. Nell'agosto del 1942 Klingenbach viene arrestato ed impiccato, i suoi giovani amici vengono condannati all'ergastolo. Un altro gruppo religioso, quello dei Mormoni, viene formato da Hanno Guenter a Berlino. Sono giovani formatisi alla scuola di H. Huebener e distribuiscono sin dal 1939 volantini antinazisti e pacifisti. Tutti questi gruppi giovanili che andavano via, via, formandosi spontaneamente ed in cui -inizialmente – manca una decisa colorazione politica , vennero chiamati con nomi diversi " Pirati dell'Edelweiss", " Pirati di Knittelbach "  " movimento Swing , "  Meuten " ecc. ed assunsero una tale importanza che impressionò persino Himmler, Ministro degli Interni e capo delle SS, il quale emise un'ordinanza che iniziava  con le seguenti parole: " In tutte le contrade del Reich, specialmente nelle maggiori città, da alcuni anni- e negli ultimi tempi in rimarchevole quantità – si sono  costituiti gruppi giovanili…….criminali,  asociali o di opposizione politica ……… che devono venire attentamente sorvegliati e distrutti…."
Questi gruppi che provavano un'avversione particolare per la gioventù hitleriana quando incontravano gli aderenti di quest'ultima toglievano loro i distintivi della divisa ed il pugnaletto.Non si limitavano a sbeffeggiare in pubblico i gerarchi del regime, ma talvolta li urtavano a bella posta per provocarli e       ridicolizzarli in pubblico. Perciò la Gestapo venne allertata e molti di questi giovani finirono nelle prigioni, negli istituti di rieducazione(che si rivelarono vere e proprie scuole di opposizione al nazismo ), nei campi di concentramento ed in certi casi, come quello del sedicenne Bartel Schink , impiccati pubblicamente in piazza a Colonia.(  agosto 1944).  La loro subcultura, tipica anche nelle bande giovanili che si formarono in quei tempi a Lipsia, Halle ed in Turingia ad Erfurt li portavano ad allearsi con il primo politico che dava  loro un segno di attenzione e proponeva  loro un'alleanza.
In  Renania, nel teritorio della Ruhr e nelle grandi città come Colonia, Essen e Dortmund portavano sui vestiti un rozzo distintivo per riconoscersi !
 A Duesseldorf  il responsabile del movimento comunista clandestino ed i "pirati dell'Edelweiss" si accordarono ed operarono assieme tra le rovine della città bombardata dove trovavano rifugio prigionieri di guerra,lavoratori coatti, disertori ed evasi dai Lager. Oltre a trovare  i nascondigli per queste persone, con le armi che si erano procurate svaligiando i depositi della Wehrmacht tendevano agguati ai nazisti e li fronteggiavano in scontri armati in uno dei quali perse la vita assieme ad altri suoi militi anche il comandante della Gestapo di Colonia.
A Lipsia, a Dresda ("le ciurme") a Halle (" i gruppi proletari") ad Erfurt (" le Bande") ad Amburgo ("Le compagnie Bismarck") sono gruppi decisamente politicizzati e già durante gli anni precedenti la guerra  costringono la Gestapo ad intervenire.
L'intervento della Gestapo fu particolarmente duro: esso si svolse con impiccagioni e con deportazioni tanto  che il Lager di Moringen,  nella Bassa Sassonia, dall'agosto 1940 venne adibito esclusivamente a Lager giovanile. Nel Lager  erano stati deportati asociali, zingari, omosessuali ed………..altri nemici del regime. Dei 1731 giovani deportati che si ritrovavano rinchiusi in quel Lager nel mese di luglio 1944, oltre il 20%  era chiaramente deportato per motivi politici. In questo Lager dove avvennero parecchi suicidi ed uccisioni per tentata fuga, la TBC regnò sovrana. Molti  di questi giovani morirono dopo la liberazione, sempre causa la tbc contratta a Moringen, nei sanatori, in particolare in uno vicino a Paderborn.
Altri campi per rinchiudere i giovani furono allestisti, come si rileva da una  lettera del generale Pohl a Himmler , del 30 aprile 1942,  furono  allestiti  a Uckermark e a Litzmannstadt.
Da queste notizie, da questi episodi e citazioni riferite alla resistenza tedesca anche se in modo frammentario e non in un tutto organico, appaiono chiare alcune cose che ci premeva fossero messe in evidenza:
a)   La resistenza tedesca è stata l'espressione di tutte le classi sociali, dal proletariato alla nobiltà;
b)   La resistenza tedesca – nonostante quello che afferma il Prof. De Bernardi -è stata viva, attiva e non ha mai chinato il capo neanche sotto il terrore instaurato dalla polizia nazista e dalla Gestapo;
c)   Che non è assolutamente vero che la resistenza tedesca si sia fatta viva solo negli ultimi anni di guerra quando il regime hitleriano stava soccombendo di fronte all'avanzata delle forze nemiche;                   
d)   che il suo contributo è stato enorme: nonostante essa fosse costretta a combattere senza armi e solo con i mezzi tipici della propaganda e dell'organizzazione clandestina, pagò  questa sua partecipazione alla lotta al nazismo con oltre 300.000 deportati morti nei Lager e con oltre 30.200 condanne a morte eseguite su sentenze  dei  tribunali nazisti.
 
 
                                            Alberto Berti                               
 
 
 
Febbraio ’95

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