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Eutanasia

 Tino Berti
 

BREVE STORIA DELL’ EUTANASIA

 (1939-1945) 

Con l’operazione eutanasia, indicata negli ambienti e nei carteggi nazisti con il nome di copertura T4, le prime e maggiori vittime furono dei cittadine tedeschi. Questa operazione ebbe inizio subito dopo lo scoppio della guerra ed aveva lo scopo di eliminare delle bocche inutili(bambini handicappati, malati mentali, ecc.ecc. ma poi col passare del tempo si estese ed arrivò a comprendere un numero non  ancora precisato di cittadini tedeschi. Le stime degli assassinati con il compiacente aiuto di medici, infermieri, giudici e poliziotti sono varie. Noi le citiamo, ricordando al lettore che si tratta di stime non essendovi da nessuna parte dei dati reali. Si va dalla stima di 80.000 assassini, ai 230.000 (cifra che secondo alcuni è la più vicina alla realtà) ai 600.000 enunciata da un gruppo di studiosi.(Vedi Henry V Dicks, La libertà di uccidere – Milano 1975 pag.66 ).
 
L’OPERAZIONE EUTANASIA.
 
(Una breve storia)              
 
L’operazione eutanasia, o meglio l’insieme delle operazioni che fecero capo a questo triste e mostruoso capitolo della storia tedesca di questo secolo, quali la ricerca del personale, la ricerca delle località ove effettuarla, dei mezzi da adoperare, dei luminari della scienza che si prestassero a giustificarla, dei teologi che garantissero sulla sua liceità morale, ecc. ecc. furono condotte nel più assoluto segreto sin dall’inizio.

 
Nella storia della Germania durante il Terzo Reich, l’0perazione eutanasia assume una importanza notevolissima: con questa operazione venne preparato e scelto il personale, sperimentati i mezzi che successivamente nei Lager della Polonia parteciperanno e dirigeranno l’operazione Reinhardt che avrà lo scopo di sterminare gli ebrei europei.
 
Parleremo anche di questa che possiamo chiamare una seconda fase in cui furono impiegati i più diligenti esecutori dell’operazione eutanasia,  ma occorre prima che noi si vada ad esaminarla in profondità, dalle sue origini alle sue conclusioni.

Le prime avvisaglie sulla necessità – per la società moderna – di liberarsi dai malati inguaribili, dagli handicappati, ecc. apparvero negli anni venti in un libro di Josef Pilsuski[1]. Questa teorizzazione lasciò il tempo che trovò e non venne presa da nessuno in considerazione. Successivamente, dopo la prima guerra mondiale  apparve in Germania una monografia[2] che riguardava gli individui giudicati ritardati mentali, inabili, persone non autosufficienti che venivano considerate come cellule malate o nocive nel corpo sano della nazione e si propugnava la necessità di aiutarle a morire in quanto era prevalente l’idea tra gli autori che non valesse la pena di continuare a vivere “un’esistenza indegna”           
 
In Germania la distruzione delle vite inutili (ossia l’eutanasia) fa capolino sin dai primi mesi dell’attività del governo nazista. Seguiremo questa sua evoluzione sulla scorta di un libro interessantissimo pubblicato dall’istituto di Storia Contemporanea di Monaco di Baviera frutto del lavoro di un suo ricercatore il dottor Lothar Gruchmann[3] il quale racconta che durante una riunione del Gabinetto del Reich, alcuni giorni prima della firma del Concordato con la Santa Sede, venne discusso un disegno di legge che prevedeva, non l’eliminazione di uomini e donne considerati malati incurabili, ma solo la sterilizzazione forzata di coloro che erano affetti da malattie ereditarie.
 
Mancavano sei giorni alla firma del Concordato con il Vaticano: von Papen, esponente del Centro cattolico si oppose decisamente contro questo disegno di legge in quanto lo riteneva contrario alla morale cattolica e propose invece che la sterilizzazione fosse concessa solamente a coloro che ne facessero espressa domanda. Hitler preferiva il progetto originario della sterilizzazione forzata, ma consentì a ritardare la pubblicazione della legge a dopo la firma del Concordato che avvenne il 20 luglio 1933.
 
La legge venne promulgata il 25 luglio e scatenò le reazioni di moltissimi ecclesiastici cattolici.
 
Qualche settimana dopo, un gesuita padre Robert Leiber che era anche il suo confessore scrisse un’accorata lettera al Cardinal Pacelli esprimendo le sue preoccupazini per ciò che stava accadendo in Germania e traendo lo spunto dall’osservazione del marasma che regnava negli ambienti cattolici che non reagivano alle iniziative naziste le quali tentavano di convincere la popolazione che tra la Chiesa ed il regime nazista era stato raggiunto anche un accordo di carattere permanente, e quindi non avevano più il coraggio di esporre e di mettere in evidenza le differenze ideologiche e dogmatiche tra la Chiesa ed il nazismo.
 
Continuando nella sua esposizione di quella che era la situazione dei cattolici in Germania dopo la firma del Concordato, faceva rilevare al suo illustre destinatario che , benchè l’ultimo articolo del Concordato lasciasse alla Chiesa cattolica il diritto di propagandare senza alcun vincolo il suo pensiero religioso, non era possibile pubblicare nemmeno sui giornali cattolici articoli o scritti che in qualche modo esprimessero opinioni contrastanti con l’ideologia nazista. Oltre a considerazioni di prammatica su queste informazioni, padre Leiber inviava al suo amico cardinale Pacelli un articolo uscito sulla rivista cattolica “Germania” ( che faceva capo a von Papen a quel tempo vicecancelliere del Reich ) di qualche giorno prima in cui un noto professore cattolico di teologia morale all’Università di Paderborn Josef Mayer propagandava la nuova legge in materia eugenetica pretendendo di interpretare il punto di vista cattolico.
 
Pur essendo certi che il cardinale Pacelli avrà certamente risposto al suo amico e confessore, padre Leiber, non abbiamo trovato al cun documento in proposito.
 
Due anni dopo, l’8 ottobre 1935, venne emanata la “Erbgesundheitsgesetz”[4] la quale ampliava notevolmente la legge precedente legalizzando l’aborto quando uno dei genitori era affetto da malattia ereditaria.
 
Sempre in quell’anno Hitler aveva informato il ministro della Sanita del tempo, Gerhardt  Wagner[5], un acceso sostenitore dell’eutanasia che in caso di guerra sarebbe stato più facile introdurla in quanto le Chiese sarebbero state in tutt’altre cose affacendate e non avrebbero potuto opporre alcuna resistenza. Dalla testimonianza del suo medico personale, Karl Brandt[6], a Norimberga abbiamo appreso che da molti anni Hitler pensava all’eutanasia e che allo scoppio della guerra passò decisamente a promulgare i decreti sull’argomento.
 
Una nota firmata da Hitler per Philip Bouhler[7] che a fine ottobre 1939 venne trasformata in un decreto stabiliva: “ Il Reichsleiter Bouhler ed il dottor Brandt sono ufficialmente incaricati di estendere l’autorità dei medici, che dovranno essere indicati nominativamente, affinchè ad ammalati che secondo il più scrupoloso giudizio siano da considerarsi affetti da un male incurabile venga data una morte misericordiosa”.          
 
Secondo quanto Albert Hartl raccontò in una intervista le cose andarono in questo modo: egli prete spretato, arruolatosi nelle SS divenne Capo delle informazioni per il culto al comando dell’SD[8] a Berlino. Nell’estate del 1938 il suo Capo, Heydrich, gli diede l’ordine di presentarsi alla Cancelleria del Fuehrer da Brack che gli chiese di sondare se la Chiesa cattolica avrebbe fatto una grande opposizione ad una legge sull’eutanasia che avrebbe avuto per oggetto l’eliminazione misericordiosa dei pazzi incurabili.
 
Brack aggiunse nel corso del colloquio che avendo ricevuto alcuni mesi prima manifestazioni di sostegno dalla Chiesa cattolica in occasione dell’occupazione dell’Austria, Hitler voleva avere delle informazioni precise per non provocare conflitti o tensioni con la Chiesa.
 
Hartl spiegò che un’opinione su questo argomento per avere un certo valore anche propagandistico doveva venire espressa da un uomo di scienza e, con l’accordo di Brack, andò a parlarne col professor Josef Mayer insegnante di Teologia morale nell’università cattolica di Paderborn il quale accettò l’incarico di preparare un lavoro “sull atteggiamento della Chiesa cattolica nei riguardi dell’eutanasia”.            
 
Un lungo studio del Mayer, consegnato alcuni mesi dopo allo Hartl, terminava dicendo che l’eutanasia dei malati mentali era difendibile.
 
Qualche settimana dopo Brack informò Hartl che Hitler aveva superato la sua indecisione ed aveva dato l’ordine di iniziare l’operazione.Era venuto il momento di informare le Chiese, evangelica e cattolica, e        Hartl stesso consegnò una copia dello studio del Mayer a Josef Roth, un prete che era a capo della sezione cattolica del Ministero del Culto il  quale provvide ad informare sia l’arcivescovo Berning che il nunzio apostolico di Berlino. Mentre Berning osservò che alcune pagine del documento erano “molto imbarazzanti per la Chiesa” il Nunzio Apostolico non commmentò e si limitò a dire che riceveva “informalmente” nota dell’informazione consegnatagli.
 
Per i protestanti fu informato un pastore[9] che era a capo di un manicomio il quale non avanzò alcuna protesta, ma richiese che il suo ospedale fosse escluso da quell’operazione.
 
Successivamente venne dato incarico a Hartl di contattare un gruppo di medici ed uno di giuristi ai quali illustrò il documento e richiese la loro opinione. Non vi furono voci contrarie: si limitarono a stare zitti.
 
Sin quì il racconto che Hartl fece alla scrittrice Gitta Sereny che io ho riassunto.
 
Il commento a questi lunghi colloqui con Hartl che la Sereny fa e il seguente:”Se questo racconto è vero, esso apre ancora un’altra dimensione ai dubbi esistenti già, circa la guida morale della Santa Sede durante il periodo del governo nazista in Germania.”[10]          
 
 
 
Le stesse dichiarazioni che sul problema eutanasia Hartl fece alla Sereny, le aveva fatte quando fu citato a testimoniare a Norimberga nell’immediato dopoguerra al processo contro i medici ed a quelli svoltisi nel 1965 e 1967 contro i partecipanti all’operazione eutanasia. Quando nel 1967 al processo di Francoforte Hartl venne chiamato a testimoniare si trovò in compagnia del professore Joseph Mayer il quale non solo negò di conoscere lo Hartl, ma disse anche che della famosa “Opinione” che Hartl sosteneva di avergli commissionato  lui non sapeva niente. Nel controinterrogatorio il Mayer, incalzato dalle domande della pubblica accusa e delle precisazioni dello Hartl dovette vergognosamente ammettere che aveva avuto l’incarico di preparare l’”Opinione”  che aveva poi consegnato allo Hartl e, aggiunse, che di ciò erano stati informati anche tutti i suoi colleghi. Si ricordi che i suoi colleghi, come del resto lui stesso,  erano professori di una Università cattolica, quella di Paderborn, che operava sotto la sorveglianza delle autorità ecclesiastiche.
 
Queste testimonianze costituivano chiaramente una vergogna infamante per le Chiese tedesche e da parte cattolica non potevano venire supinamente accettate, pena la perdita di credibilità e la disaffezione dei cattolici tedeschi verso il loro clero e i loro vescovi. Perciò il vescovo Neuhaeusler, con un passato di antinazista e di ex deportato del Lager di Dachau dov’era stato rinchiuso per parecchio tempo, ritenne opportuno e necessario scendere in campo e difendere il clero tedesco e la posizione della Chiesa cattolica.
 
La difesa della Chiesa cattolica intrapresa dal vescovo Neuhaeusler non riscosse risultati tangibili: cominciò col dichiarare che tutti coloro che erano stati informati dell’operazione eutanasia era preti spretati, scrisse che il professor Mayer aveva negato di essersi mai pronunciato a favore dell’eutanasia[11], citava personalità della Chiesa e documenti che secondo lui avrebbero dovuto ridare una verginità alla Chiesa ed all’episcopato tedesco. Raccontò, durante la sua testimonianza al processo di Francoforte, che lui stesso fece delle indagini in due località dove si svolgeva l’operazione eutanasia, ma che nessuno dei popolani che aveva avvicinato sapeva niente di quell’operazione, tanto essa era coperta dal segreto di Stato. Per questo motivo mancarono sino a guerra inoltrata le proteste del clero tedesco.   
 
Nè la Chiesa cattolica, nè il Papa elevarono proteste nemmeno dopo la vigorosa ed indignata lettera che un vescovo protestante inviò all’allora Ministro dell’interno. Dopo oltre un anno ci fu la prima debole e prudente dichiarazione di una Congregazione Vaticana (in latino) che riteneva la “estinzione di vite inutili per pubblico mandato incompatibile con la legge divina e naturale”.[12]
 
Dovettero trascorrere ancora sei mesi, dopo la protesta del vescovo protestante Wurm, prima che una voce cattolica si facesse sentire.             
 
Ormai siamo nel marzo del 1941 e l’operazione eutanasia stava avviandosi verso la sua fine. Il vescovo di Berlino, Preysing, pronuncia una sua dura omelia nella cattedrale di Sant’Edvige che però non viene recepita nè dal clero catolico, nè dalla pubblica opinione. Saranno invece i sermoni del vescovo von Galen, pronunciati nella chiesa di San Lamberto a Muenster che avranno un’eco vasta e profonda anche per gli argomenti che andrà a toccare. Dopo aver accennato al fatto che anche nella sua regione vengono preparati gli elenchi delle persone che sono da ritenersi improduttive e che dovranno esere trasferite per essere soppresse a breve scadenza, racconta alla popolazione accorsa nelle chiese attratta dall’importanza dei suoi sermoni, che gli è stato riferito che nel ministero degli interni e nell’ufficio del capo dei medici tedeschi, dottor Conti, non si fa alcun mistero del fatto  che  molti malati di mente sono stati deliberatamente uccisi molti altri  saranno ancora uccisi nel futuro. Proseguendo nel suo sermone, il vescovo von Galen si chiede cosa sarà dei” nostri bravi soldati, che ritorneranno alle loro case gravemente feriti? La Commissione li metterà nelle liste degli improduttivi che in base alle sue decisioni sono dichiarate “lebensunwert”, cioè vite che non valgono la pena di essere vissute?”[13]
 
L’operazione eutanasia non cessò definitivamente dopo l’omelia di von Galen che generò costernazione e sbigottimento tra la popolazione della cattolicissima Vestfalia, cambiò semplicemente il nome. Da T4[14], quale era il suo nome di copertura divenne l’operazione “14 f 13” che servì al nazismo per eliminare migliaia di ebrei, politici, BV[15] ed altri deportati nei Lager dichiarandoli malati mentali e gettandoli nelle camere a gas.         
 
Lo svolgimento dell’operazione assunse aspetti diversi da quelli che la stessa in un primo momento si riprometteva. Mentre inizialmente si pensava di usarla solo per quei tedeschi che erano considerati affetti da malattie mentali e dichiarati da commissioni mediche incurabili, essa finì per essere estesa anche a categorie diverse. Furono così eliminati, possiamo dire semplicemente assassinati in quanto di un vero e proprio assassinio si trattò, le seguenti categorie che si trovarono incorporate d’ufficio nel programa:
 
-Tutti i neonati e ragazzini mongoloidi, microcefali, handicappati o malformati per decisione di commissioni di medici senza che le famiglie venissero a conoscenza di queste decisioni. Questi bambini (parecchie migliaia) vennero trasferiti dalle famiglie o dagli istituti in cui si trovavano in quel momento ad apposite unità istituite espressamente (alcune decine) dove medici compiacenti ed in linea colle direttive del regime si incaricavano di dare loro “la morte misericordiosa”;
 
-Tutti gli ammalati residenti nei vari ospizi, nei reparti di lungodegenza, nei manicomi criminali, ecc. che presentavano sofferenze dovute a senilità, epilessia, labilità mentale, disturbi vari di carattere neurologico, criminali considerati affetti da malattia mentale, altri accusati da delitti contro la morale, pazienti ricoverati negli ospedali psichiatrici da almeno cinque anni, ecc.;
 
 Negli anni ‘40 e ‘41 vennero cosi asfissiate col monossido di carbonio decine e decine di migliaia di tedeschi selezionati da psichiatri che attingevano i nominativi da apposite liste fornite dai centri di ricovero;
 
-Nel 1940 l’operazione venne estesa  e con i gas di scappamento di appositi camions vennero assassinate alcune migliaia di malati mentali della Prussia orientale e dei territori polacchi incorporati nel Reich tedesco;
 
-Dopo il sermone di von Galen e sino alla fine della guerra venne praticata in molte “case di cura” la cosidetta eutanasia selvaggia con la quale medici ed infermieri eliminarono pazienti incapaci di proficui lavori o semplicemente fastidiosi per l’organizzazione che li aveva in carico;
 
-L’inizio della campagna di Russia (giugno 1941) coincise con l’inizio della operazione 14 f 13[16] che consistette nell’eliminazione dei       deportati nei campi di concentramento dichiarati dagli psichiatri troppo deboli per lavorare o troppo ingombranti per l’organizzazione del Lager. Questa operazine di sfollamento dei Lager durò sino a fine guerra.
 
Dall’interrogatorio del generale Morgen[17] a Norimberga apprendiamo che ogni istituto in cui si praticava l’eutanasia aveva il suo bravo direttore medico e che a capo di tutti questi istituti era il professor Werner Heyde[18]. Altri medici che parteciparono all’Operazione decidendo della vita dei loro compatrioti furono il prof. Nitsche, il prof Fritz Menneke ed il dr. Gorgass[19] del corpo delle SS. Altri medici come Karl Theiner, Otto Heidl e Hermann Fischer che esercitarono le loro attività nei Lager di Mauthausen, Strutthof e Flossenburg furono arrestati appena nel 1954. Di altri ancora non si è saputo mai niente.Probabilmente saranno ritornati indenni alla loro professione[20].             
 
Le località in cui venivano effettuate le uccisioni programmate dai medici erano diverse. Accanto agli ospedali e alle unità pediatriche che vennero approntate per la bisogna (Kinderfachabteilungen),circa una trentina, non mancarono i centri particolari allestiti per questi assassinii di massa: quali Grafeneck e Brandenburg.
 
I centri vennero creati nelle seguenti località: Grafeneck e dopo la sua chiusura Hadamar, Brandenburg e dopo la sua chiusura Bernburg, Sonnenstein ed il castello di Hartheim in Austria.
 
Sul reclutamento del personale ci sono versioni diverse, da qualche parte si scrive che furono reclutati tra personale di polizia senza particolare attenzione, altri invece sostengono che si trattava sempre di volontari. Da quanto è emerso dai vari processi e testimonianze si è indotti a ritenere eccetto casi particolari si sia scelto l’individuo per questa operazione in base a caratteristiche precise controllando i fogli matricolari di ognuno. A questa operazione vennero comandati circa 500 soggetti delle categorie più diverse a cui furono affidate mansioni che il più delle volte non avevano niente a che fare con il lavoro  che gli stessi avevano svolto in precedenza. Tra questi 500, un numero limitato, soltanto una novantina, parteciperà allo sterminio degli ebrei nei Lager polacchi ed una ventina, a sterminio avvenuto proseguirà la  famigerata carriera nella tristemente nota Risiera di San Sabba a Trieste dopo l’8 settembre 1943. Inoltre bisogna sempre tener presente che questa operazione dipendeva direttamente dalla Cancelleria di Hitler e questo voleva dire essere iscritti nei ruoli del personale della Cancelleria, il chè costituiva oltrechè un onore, anche migliori retribuzioni. E’ indubbio che alcuni accettarono di partecipare all’operazione attratti dalla possibilità di ottenere degli stipendi migliori.
 
  Per i  partecipanti all’operazione eutanasia di ogni ordine e grado vi era nel libro paga della Cancelleria un foglio rosso dell’OKW, voluto espressamente da Hitler, che escludeva tassativamente costoro da ogni possibile invio sui fronti di guerra e di quello russo in particolare. Hitler non voleva che nessuno di loro rischiasse di eser preso prigioniero dal nemico.
 
Quando terminò il programma dell’Operazione[21] tutti i partecipanti vennero inviati in Russia, ma solo per essere adibiti a compiti ospedalieri nelle retrovie in attesa che fosse predisposto il nuovo programma eutanasia che allora si stava studiando e che doveva esse applicato al resto d’Europa.    
 
 
Il Kriminalkommissar Christian Wirth[22], un cattolico, che provenendo dall’operazione eutanasia sarà successivamente il capo dell’organizzazione di quattro campi di sterminio in Polonia[23], alle dipendenze del generale delle SS Odilo Globocnik ed aveva alle sue dipendenze tutto personale tedesco che proveniva dai centri dove si era praticata l’eutanasia.
 
In pratica possiamo affermare che l’uso della segretezza (l’Operazione T-4 era considerata un segreto di Stato), l’utilizzazione delle persone, l’affinamento dei mezzi usati e la ricerca dei mezzi da usare per rendere lo sterminio degli ebrei più rapido e meno sconvolgente per chi doveva praticarlo, costituirono una vera e propria università dello sterminio.
 
Lo sterminio stesso degli ebrei che inizierà nel 1942 si avvarrà in un primo tempo dei risultati che il nazismo aveva  ottenuto utilizzando i camions e via, via, andra affinandosi attraverso varie tappe e sperimentazioni sino a quando un’azienda del gruppo IG Farben fornirà il non abbastanza vituperato gas Zyclon B.
 
Ricordiamoci che l’eutanasia era iniziata con lo scopo dichiarato di eliminare dei bambini idrocefali, mongoloidi, handicappati mentali e terminò utilizzando le stesse persone per eliminare gli ebrei d’Europa e dopo l’8 settembre 1943  partigiani italiani e sloveni, ebrei ed esponenti politici della Resistenza di Trieste e della Venezia Giulia nella Risiera di San Sabba.  
 
Alberto Berti
Novembre 1994
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
Anzitutto devo fare riferimento agli atti processuali del I° processo di Norimberga, alle deposizioni di Victor Brack, di Karl Brandt nei vari interrogatori ed alla deposizione di Albert Hartl.
 
Binding A.Hoche A.        Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens              Lipsia 1922
(Consultato solo estratti essendo il libro introvabile).
Dicks H.V.  La libertà di uccidere – Milano 1975
Dorner K.   Nationalsozialismus und Lebensvernichtung in Vierteljahrshefte fuer Zeitgeschichte 1967
Galen von C.A.  Predigten in dunler Zeit Muenster 1993    
Falconi C.   Il silenzio di Pio XII Milano 1965       
Friedlaender S.  Pio XII e il Terzo Reich  Milano 1965
Friedlaender Gerstein o l’ambiguità del bene  Milano 1966
Gruchmann L.  Euthanasie und Justiz im Dritten Reich Stuttgart 1972
Hochhuth R.     Il Vicario  Milano 1964           
Hoehne H.  L’ordine nero.
Storia delle SS        Milano 1964
Kogon.E.    Der SS Staat          Berlino 1947
Leiber R. (S.J.)  Pius XII und die Juden in Rom, 1943- 44    Freiburg 1960
Lewi G.       The Catholic Church und Nazi Germany New York  1964
Neuhaeusler J.  Kreuz und Hakenkreuz Muenchen  1946
Scalpelli A. San Sabba Milano 1989       
(a cura di ) Reitlinger G. La storia delle SS  Milano    1957
 
NOTE
[1] Josef Pilsuski. Da rivoluzionario assieme al fratello al tempo degli zar a presidente della repubblica polacca. Il suo piano prevedeva l’uccisione di un terzo degli ebrei polacchi, un terzo dovevano venire cacciati dalla Polonia ed al terzo rimanente era concesso di assimilarsi. Vedi dichiarazioni di Hans Allers a Gitta Sereny nell’opera citata alla nota n° 10.                           
 
 
[2] Karl Binding e Alfred Hoche-Die Freigabe der Vernichtung lebenunswerten Lebens(Consentire di mettere fine alle vite che non valgono la pena di essere vissute). Lipsia, 2° ed. 1922.
 
 
[3] Lothar Gruchmann-Euthanasie und Justiz im Dritten Reich. Stoccarda, 1972.
 
 
[4] Definita come “legge per la salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco” la quale precederà di una settimana le leggi contro gli ebrei le purtroppo famose “leggi di Norimberga”.
 
 
[5] Gerhardt Wagner era anche presidente dell’associazione dei medici tedeschi e viene in moltissime pubblicazioni considerato come il probabile ideatore del programma della eutanasia.
 
 
[6] Karl Brandt, medico personale di Hitler e commissario del Reich per la pubblica Sanità venne giustiziato il 2 giugno 1948 per i suoi esperimenti medici.
 
 
[7] Philip Bouhler, Capo della Cancelleria del Fuehrer,è considerato il vero responsabile dell’operazione eutanasia, anche se poi la parte operativa rimase nelle mani di Victor Brack che si avvalse per l’aspetto tecnico dell’opera di Christian Wirth, ufficiale di polizia di Stoccarda.Bouhler si suiciderà nel maggio 1945, Brack verrà impiccato nella prigione di Landsberg il 2 giugno 1948 e Wirth morirà ucciso dai partigiani nel gennaio 1945 in uno scontro a fuoco avvenuto nei pressi di Trieste.         
 
 
[8] Lo SD (servizio di sicurezza) era formato dalla polizia di sicurezza che comprendeva anche la Gestapo (polizia segreta di Stato), la Kripo (polizia criminale) e i reparti d’informazione. A capo dello SD era Reinhard Heydrich che troveremo come promotore della conferenza di Wannsee in cui si deciderà la Endloesung (la soluzione finale) degli europei, ovvero il loro sterminio.
 
 
[9] Il pastore protestante che secondo Hartl non avanzò alcuna protesta, secondo quanto scrive Gruchmann nel suo libro, invece protestò energicamente assieme ad unaltro pastore, il Braune.   
 
 
[10] Gitta Sereny – In quelle tenebre. Milano, 1994.
 
 
[11] Entrambe le cose non erano vere: i due preti non erano spretati e il professor Mayer aveva ammesso durante il controinterrogatorio di aver scritto l’Opinione e di avere informato del suo contenuto gli altri suoi colleghi dell’Università cattolica di Paderborn.
 
 
[12] Gitta Sereny-op.cit.
 
 
[13] Clemens August von Galen- Predigten in dunkler Zeit. Ed.Domkapitel Muenster, 1993.In questo opuscolo sono riportati tutti e tre i sermoni pronunciati da von Galen nell’estate del 1941.
 
 
[14] T4 stava per Tiergartenstrasse 4, la strada di Berlino dove si trovava, sempre sotto un nome di copertura la sede dell’operazione.Il nome di copertura, l’indirizzo, ci dice che alla Tiergartenstrasse 4 era la sede di una caritatevole società per il trasporto degli ammalati!
 
 
[15] Criminali abituali, denominati nei Lager i “Verdi” dal colore del triangolo che portavano cucito sulla giacca.
 
 
[16] L’operazione venne chiamata così in quanto prendeva il nome dal modulo che dovevano compilare gli psichiatri per certificare l’idoneità del deportato ad essere sottoposto all’eutanasia.
 
 
[17] Georg K. Morgen generale delle SS, giudice dei tribunali delle SS, eseguì ripetute inchieste per conto di Himmler sugli abusi, malversazioni e ruberie, specie di preziosi, che avvenivano nei campi di Concentramento e che avevano per oggetto gli averi sequestrati ai deportati al loro arrivo.Fu in questa sua veste che scoprì i furti d’oro ed altre magagne che portarono sia al trasferimento di Rudolf Hoess dal comando del Lager di Auschwitz che all’imprigionamento ed in seguito alla sua uccisione del comandante del Lager di Buchenwald, Koch.
 
 
[18] Werner Heyde venne condannato a morte in contumacia da un tribunale tedesco nel 1946. Esercitò la professione sotto falso nome (dr. Sawade) nella cittadina di Flensburg, ai confini della Danimarca. Si costituì nel 1959 e nel 1963 fu trovato strangolato nella sua cella. Si era impiccato sul calorifero. D. Allers, che amministrò l’operazione eutanasia, parlando  dei  professori Heyde e Nitsche dice “ che credevano nell’eutanasia come scienziati e non come nazisti.
 
 
[19] Interessante, sotto ogni aspetto, la sua deposizione al processo di Norimberga.
 
 
[20] Alcuni medici, come il dr.Conti, che fu il primo direttore del progetto di eutanasia, Bouhler, Linden e qualche altro a fine guerra si suicidarono.
 
 
[21] Il 24 agosto 1941 Karl Brandt ricevette l’ordine da Hitler di porre termine all’Operazione. Da più parti è stato scritto che l’ordine di cessazione, fu dovuto al fatto che alcuni giorni prima mentre il treno di Hitler era fermo nella  stazione di Hof un gruppo di malati mentali veniva caricato su dei camions e la folla indignata lo fischiò e lo insolentì.     
 
 
[22] Christian Wirth, ufficiale della polizia del Wuettenberg, fu considerato anche dai suoi subordinati e dai suoi superiori, come persona rozza e sgradevole. Durante la prima guerra mondiale era stato insignito di più onorificenze, fra cui la Croce d’Oro. Fu proprio lui ad eseguire il primo assassinio di massa con  gas di cittadini tedeschi, malati mentali, nel gennaio del 1940 a Brandenburg e dopo di questo inizio assunse una funzione di ispettore- controllore viaggiante dei vari istituti esistenti.
 
 
 
[23] I quattro campi erano Chelmo (Kulmhof), Belzec, Sobibor e Treblinka. Il primo campo di sterminio ad entrare in funzione fu quello di Chelmo che iniziò la sua terribile attività usando particolari camions attrezzati per uccidere i
 
prigionieri utilizzando i gas di scarico del suo motore.
 
 

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