San Donato incamera un’intera palazzina di Poasco con le sue pertinenze; gli alloggi, una volta riqualificati, verranno messi a servizio di chi ha bisogno
Un’intera palazzina privata di Poasco entra a far parte del patrimonio comunale. Si è tenuta nei giorni scorsi la consegna delle chiavi dei sei alloggi che compongono l’edificio della frazione sandonatese sequestrato dall’Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata) a Pasquale Molluso, malvivente di origine calabrese – peraltro mai condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso – che aveva investito svariati milioni nella zona di confine tra Milano, San Donato e San Giuliano, fra cui, per l’appunto, la piccola frazione sandonatese.
Al provvedimento di confisca, assunto a carico del proprietario su decreto del Tribunale di Milano nel marzo del 2010, è seguito il lungo iter previsto dalla legge finché nel dicembre scorso l’Agenzia ha decretato la destinazione degli immobili in questione al Comune di San Donato Milanese. Si tratta per l’appunto di uno stabile con sei appartamenti, cui si aggiungono due cantine e alcuni locali a uso garage o commerciale, uno dei quali adibito a negozio con un’attività in locazione tuttora regolarmente in essere. Il valore dei beni è stato stimato fra gli 800mila euro e il milione, ma sarà necessario un intervento di riqualificazione per rendere gli appartamenti fruibili.
«Le abitazioni – spiega il Sindaco Andrea Checchi – sono in precarie condizioni: occorre rimettere a nuovo porte e infissi e procedere con l’installazione delle caldaie, che sono mancanti o ammalorate. Provvederemo con rapidità a effettuare questi interventi per rendere fruibili i sei alloggi al più presto. Come Amministrazione, in un momento in cui assieme al lavoro il problema-casa è fra i più sentiti, stiamo già lavorando a un progetto di housing sociale per far sì che gli appartamenti possano essere destinati a fronteggiare la crescente emergenza abitativa. Per gli altri immobili, invece, stiamo studiando una forma d’utilizzo con finalità di tipo sociale, sia attraverso il reimpiego dei canoni d’affitto, sia con un’assegnazione degli spazi al servizio della collettività».