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PARTECIPARE SERVE?

La seconda serata dedicata al progetto per Certosa (“Certosa 30 e lode”) ha visto un numero di partecipanti sicuramente inferiori alla prima, forse anche perchè la pubblicità data all’evento è stata quasi inesistente nel nostro quartiere. La mattina del 9 aprile soltanto due volantini erano stati esposti: uno sulla vetrina della farmacia e un’altro all’interno del negozio “Le cascine”. In compenso sono stati distribuiti volantini in via Di Vittorio. Quale sia la strategia comunicativa del Comune non è dato saperlo ma appare alquanto bizzarra e, di sicuro, fa ritenere che la partecipazione dei cittadini non sia così gradita come dichiarato. Comunque la seconda serata è stata molto più vivace della prima e vi hanno partecipato abitanti ai quali era sfuggito il primo appuntamento ma che avevano sentito notizia dei cambiamenti che dovrebbero riguardare il nostro quartiere e volevano chiarimenti in merito. La preoccupazione era palpabile nella sala in quanto si erano sparse nel frattempo molte voci; chi aveva partecipato la prima volta infatti aveva nel frattempo comunicato ad amici e conoscenti l’apprensione e il disagio provati di fronte a un progetto che appariva calato dall’alto e del quale si era capito poco, dato che non era stata presentata nessuna copia cartacea ma solo slides proiettate sul muro della sala parrocchiale. Stavolta, per ovviare a un sistema che aveva lasciato molte perplessità, sono state presentate alcune tavole appese a improvvisati sostegni che illustravano meglio il progetto.

Rispetto alla prima versione presentata, però, i cambiamenti sono stati davvero pochi. Dopo l’illustrazione del Sindaco ( che ora, dopo la ritira delle deleghe a Simona Rullo, ha in capo i lavori pubblici e i trasporti) è iniziata una lunga teoria di interventi, quasi tutti molto accesi, da parte dei cittadini.

Cittadini rimasti delusi, si può ben dire, dalle soluzioni prospettate dall’Amministrazione per tramite dell’Ufficio Tecnico, per il quale erano presenti il dirigente, ing. Giovanni Biolzi e il geom. Ivan Cavenaghi. Non era presente invece nessun rappresentante della carta stampata, tanto che di questo incontro non rimarrà purtroppo traccia, tranne che nella memoria di chi vi ha partecipato.

Veniamo ora al progetto. Fortissime perplessità ha incontrato la soluzione della piazza, rimasta la stessa rispetto alla prima versione, che prevede tra l’altro l’abbattimento e/o lo spostamento delle piante ora presenti in piazza Tevere, tanto criticato già durante la prima serata. Lo schema di circolazione poi, pur variato rispetto all’ipotesi precedente, ha incontrato la contrarietà di tutti per i problemi tecnici che andrebbe a creare, con difficoltà al passaggio dei mezzi articolati (che pure devono entrare nel quartiere per la presenza di alcune attività commerciali) e sensi unici dalla dinamica incomprensibile che potrebbero provocare incidenti.

Un altro argomento che ha destato netta contrarietà è stato quello dell’eliminazione dell’autobus per sostituirlo con un bus a chiamata. Nessuno infatti vuole rinunciare alla presenza del mezzo pubblico tradizionale nel quartiere, che garantisce di poter salire e scendere all’interno del quartiere stesso evitando pericolosi attraversamenti della via Emilia soprattutto agli anziani e ai ragazzi che frequentano le medie in via Gramsci. Anche il posizionamento dei parcheggi (che dovrebbero sostituire quelli che si andrano a perdere con la pedonalizzazione della parte davanti ai negozi, sul lato farmacia) non convince e alcuni sono ritenuti perfino pericolosi. Dato il livello ancora non dettagliato del progetto, non è inoltre possibile capire se e come verranno superate le tantissime barriere architettoniche presenti a Certosa, dato che si è parlato sì di rifacimento dei marciapiedi ma non si è accennato minimamente allo spostamento dei tantissimi ostacoli presenti come pali della luce e similari.

Ma la contrarietà maggiore è forse stata espressa nei confronti dell’ingresso in Certosa: il progetto, infatti, non interviene minimamente sulla rotonda sulla via Emilia (come invece richiesto a gran voce, data la sua pericolosità) ma cambia la viabilità di ingresso creando alcune curve che forse potrebbero rallentare la velocità ma che sicuramente farebbero passare la voglia di entrare nel quartiere, isolandolo ancora di più dal resto di San Donato invece di integrarlo. Insomma, le critiche sono state talmente tante e forti che il Capo Ufficio tecnico ha dovuto chiedere se a qualcuno piacesse quel progetto. Si è alzata solo una mano.

A questo punto c’è da chiedersi se sia giusto proseguire su questa strada, dato che un intervento di questa entità e complessità dovrebbe servire a migliorare la vita nel quartiere, e non a complicarla. C’è da chiedersi perchè sono state appostate le ingenti somme necessarie senza prevedere il meccanismo della progettazione partecipata, che implicherebbe tempi certo molto più lunghi ma darebbe qualche certezza in più di fare un lavoro ben fatto e condiviso.

Perchè tutta questa fretta di arrivare a una soluzione, quale che sia? Ora i soldi vanno spesi, a quanto pare, a causa del patto di stabilità che impedirebbe di spostare questa somma nel bilancio del prossimo anno. Conclusione: o si realizza questo progetto oppure si perdono le somme appostate. Questa logica perversa e ricattatoria, unita a un progetto che sembra non rispondere alle necessità dei residenti, sta diventando una vera e propria “bomba”per il nostro quartiere. L’unico modo per disinnescarla sarebbe quello di prendere atto delle modifiche proposte dai cittadini e cambiare il progetto, intervenendo in primis sulla rotonda e poi sul resto. Sarebbe un gesto di saggezza e non una sconfitta, sarebbe l’unico modo per poter ancora dire ai cittadini che partecipare serve a qualcosa e mantenere in vita quel debole filo che ormai lega i cittadini stessi alle istituzioni.

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