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Milano ipotizza un centro di culto in via Marignano, San Donato vuole chiarezza e garanzie

Il Sindaco Andrea Checchi: «Quegli spazi non sono adeguati
e per scelte del genere occorrono tavoli di concertazione a livello metropolitano»
 
Il Comune di Milano ha annunciato ieri l’intenzione di costruire un luogo di culto in via Marignano, al confine con San Donato Milanese, includendo l’area del terminal M3 fra le tre inserite nel bando che sarà emesso dall’esecutivo di Giuliano Pisapia allo scopo di individuare altrettanti luoghi di culto destinati a fedi non cattoliche registrate all’apposito Albo comunale. Tale scelta, comunicata informalmente soltanto un giorno prima, ha creato non poche perplessità nella Giunta sandonatese che proprio sull’area di via Marignano è impegnata da anni, insieme alla stessa Milano, in un’azione congiunta a tutela del decoro urbano e a garanzia dell’accessibilità e della sicurezza dei residenti della zona.  
«Premetto – precisa il Sindaco Andrea Checchi – che qui non siamo davanti al dilemma “moschea sì/moschea no”, visto che si parla di spazi pensati anche per fedi diverse da quella musulmana.   Voglio anzi aggiungere che come Amministrazione siamo profondamente convinti della necessità di realizzare luoghi adeguati per la preghiera onde favorire l’integrazione e promuovere la convivenza tra i popoli, così come sancito nella Costituzione all’articolo 8, e sono convinto che l’impostazione data dal Comune di Milano vada in questa direzione. Abbiamo inoltre letto con attenzione anche il verbale della Commissione urbanistica ed edilizia del Comune di Milano del 30 settembre 2014 che ha definito i termini con cui intervenire e stabilito i criteri per l’accesso al bando e di cui condividiamo le linee generali; tuttavia, nel merito e nel metodo della scelta relativamente all’area di via Marignano, non possiamo che esprimere forti perplessità».
 
Due, in particolare, le ragioni che motivano i dubbi dell’esecutivo sandonatese: l’individuazione dell’area e la mancata condivisione della decisione, cui si aggiunge l’approccio generale al problema degli spazi da destinare al culto nel capoluogo lombardo. «Non ci persuade – aggiunge a questo proposito Checchi – l'impostazione del Comune di Milano di collocare in periferia, quasi a volerli allontanare dal cuore urbano della metropoli, questo tipo di spazi. In secondo luogo siamo convinti che la zona del capolinea M3 non sia adeguata all’obiettivo, avendo già vissuto nel recente passato – pensiamo al caso del mercatino dell’usato domenicale, il cosiddetto “suk” – problematiche legate alla viabilità, al disordine urbano e alla sicurezza, risolte con lo spostamento del mercato in altra zona grazie a una forte sinergia fra le due Amministrazioni. Quanto al metodo, riteniamo che decisioni così importanti e con una tale ricaduta a livello sovra-territoriale abbiano bisogno di un tavolo di concertazione metropolitano e non possano essere assunte senza un adeguato confronto. Chiederemo dunque alla Giunta Pisapia un incontro per riesaminare insieme la questione e per portarla in un secondo momento su un piano di analisi più ampio, che coinvolga Milano e l’intero hinterland al fine di individuare soluzioni condivise».

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