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Il fascino di Leonor Fini, artista poliedrica

Leonor Fini è stata un’artista poliedrica, che ha espresso il suo talento creativo come costumista, illustratrice, disegnatrice e scrittrice. Donna lungimirante e indipendente, Leonor ha ridefinito il ruolo delle donne nell’arte.

Queste le sue parole a proposito della sua opera pittorica: «Tutta la mia pittura è un incantesimo in un’autobiografia di affermazione che esprime l’aspetto pulsante dell’essere; la vera questione è trasporre sulla tela il senso del gioco».

Leonor Fini nacque a Buenos Aires il 30 agosto del 1907, da madre italiana e padre argentino. Dopo la separazione dal marito, la madre rientrò in Italia e si trasferì a Trieste con i figli. La madre la travestiva spesso da maschio per sfuggire ai tentativi di rapimento del padre, uomo dispotico e autoritario, che voleva ricondurla in Argentina. Il mascheramento diverrà poi un suo tratto distintivo.

Leonor crebbe in un ambiente borghese colto, frequentato da James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba, e iniziò a dipingere in giovane età. A diciassette anni lasciò la casa materna per intraprendere numerosi viaggi in Europa. Non ricevette un’educazione artistica formale, ma studiò con Achille Funi durante un soggiorno a Milano, dove frequentò il gruppo degli artisti del Novecento. Poi fu la volta di Parigi, nei primi anni Trenta, dove conobbe gli stilisti Dior e Elsa Schiapparelli.  Schiapparelli le prestò abiti prestigiosi e in cambio Fini disegnò la bottiglia del profumo “Shocking” che in poco tempo ha decretato il successo planetario di Elsa.

Inoltre, in quegli anni conobbe Max Ernst che la introdusse nell’ambiente dei Surrealisti. Leonor partecipò a varie mostre importanti a Parigi, Londra, Venezia e New York. È qui che la sua pittura arrivò alla prima sintesi dalla figura plastica alle atmosfere primitive e immaginifiche. In pochi anni, la natura artistica delle tele assunse una qualità sempre più fantastica e irrazionale: la figura femminile al centro, spesso intenta in attività rituali misteriose e arcaiche, intatta nel suo mistero, nella sua mutabilità, domina incontrastata sullo spazio. Ma il gruppo dei Surrealisti le apparve presto asfissiante, il ruolo delle donne marginale e riteneva opprimente André Breton, capo carismatico del gruppo. Nel 1940 fuggì dall’occupazione tedesca di Parigi e si rifugiò a Montecarlo. Qui conobbe Stanislao Lepri un diplomatico italiano con il quale iniziò una relazione sentimentale, che durò fino alla morte di Lepri nel 1980.

Nel 1943 si trasferì a Roma, dove ha intessuto importanti amicizie con artisti quali Anna Magnani, Elsa Morante, Mario Praz, Carlo Levi, Luchino Visconti. Leonor era instancabile e in quel periodo esponeva i suoi quadri  in diverse rinomate gallerie e incrementò la sua attività di illustratrice.

Nel dopoguerra la ritroviamo in famosi scatti vestita di elaborati abiti animare i balli in maschera. Il passaggio dal mascherarsi al mascherare è naturale e comincia il lavoro come costumista per importanti produzioni teatrali. Per Fini il travestimento non è un vezzo, un’altra stravaganza o un’eccentricità come pensa la critica che ne coglie solo l’aspetto trasgressivo. Il mascheramento è un’arte, un atto di creatività e una rappresentazione del sé. Nel 1952 incontrò l’altro suo amore, lo scrittore polacco Constantin Jelenski, che coinvolse in un insolito ménage à trois con Lepri.

In quegli anni ritornò a Parigi e il suo lavoro trovò la cifra definitiva: la ricerca nel mondo interiore e onirico del significato della femminilità. Raffigura gatti, sfingi, femmine-alate, donne-fiore, angeli, streghe, dame medievali, amazzoni e sacerdotesse, fate e diavoli, scheletri, maschi indifesi e guardiane. Un regno surreale che ritroviamo nei romanzi che sono essenzialmente quattro: Histoire de Vibrissa (1973), Mourmour, conte pour enfants velus (1976), L’Oneiropompe (1978) Rogomelec (1979), testi scritti in francese e pubblicati in Francia. Solo nel 2014 appare la traduzione in italiano di Murmur a cura di Corrado Premuda.

Leonor Fini morì a Parigi il 18 gennaio 1996 e fu sepolta nel cimitero del paese sulle sponde della Loira.

Attenta al mondo femminile ha trattato tematiche tutt’ora attuali come la messa in discussione dell’identità, del genere, dell’appartenenza, dei modelli consolidati di famiglia.

La città di Milano sta celebrando l’artista con la mostra “Io sono Leonor Fini” a Palazzo Reale, visitabile fino al 22 giugno 2025. Il titolo della mostra nasce da una citazione di Leonor Fini: «Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: “Io sono”».

Carla Paola Arcaini

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