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G8… 21 luglio 2001: il giorno in cui l’Italia violò i diritti umani

G8 – Per non dimenticare

Dal 21 Luglio del 2001 di tempo ne è passato molto. Io stesso all’epoca ero un bambino e non ero cosciente del dramma che si stava consumando in una città diversa dalla mia. In tutti questi anni, molti di noi hanno riposto l’impressione di quei fatti così assurdi sotto un velo di indifferenza.
C’è chi, però, non ha mai dimenticato, chi si trovava quel giorno nelle strade infuocate di Genova o chi, se pur assente, era come se ci fosse. Tra tutti costoro che hanno, imperterriti, ricercato una forma di giustizia merita una menzione particolare un ragazzo come tanti: Arnoldo Cestaro. A rendere particolare Arnoldo non è solo l’età, 62 anni all’epoca dei fatti, ma anche e, soprattutto, la determinazione con cui ad oggi, alla non proprio verde soglia dei 76 anni, ha portato la sua lotta alla corte di Strasburgo. La corte internazionale ha condannato l’Italia affermando che l’irruzione della polizia e gli eventi che ne seguirono nella scuola Diaz fu tortura e condannando anche la mancanza di leggi specifiche in merito. Sembrerà eccezionale, ma il nostro paese, patria tra gli altri di Cesare Beccaria (“Dei delitti e delle pene”), non riconosce la tortura come reato specifico.

La corte ha definito l’agire di quei poliziotti come “sadico e cinico”, una chiara violazione dei diritti umani, il riconoscimento legale di quanto diversi individui ed associazioni (tra cui anche Amnesty International) avevano più volte affermato. A Genova per tre giorni è stato sospeso ogni diritto civile e nonostante vi siano state alcune condanne, chi ha lasciato in quelle strade una parte del proprio cuore ancora non vede giustizia.
Tra questi Giuliano Giuliani, padre di Carlo Giuliani, il ragazzo che perse la vita in piazza Alimonda, ha dichiarato che l’omicidio del figlio è restato impunito benchè l’esecutore materiale del fatto sia stato condannato. Le sentenze di colpevolezza non hanno toccato difatti i dirigenti dello stato e i ministri che diedero ordine di sparare che diede l’ordine di sparare né molti degli agenti che privi di numero di riconoscimento non saranno mai identificati.

La recente sentenza non deve essere altro che uno stimolo a continuare a ricercare la giustizia. Non dobbiamo lasciare che la quiete di ogni giorno ci seduca e ci faccia dimenticare l’indignazione che almeno per un attimo abbiamo provato. E’ necessario mantenere la determinazione che avevano i ragazzi di quei cortei, senza spegnere l’ardore giovanile che ha spinto Arnoldo Cestaro a 76 anni a non rassegnarsi. Nella canzone dedicata da Guccini a questi tristi eventi, “piazza Alimonda” sentiamo “Uscir di casa a vent’anni è quasi un obbligo”, quasi che vecchio fosse solo colui che si arrende e si vende in nome della tranquillità e del disinteresse.

“Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare” recita la stessa canzone; tutti i ragazzi più meno giovani di Genova non possono perdere il ricordo e quindi, nonostante il tempo passato, gridiamo come di tendenza ora, “Je suis Genova”, “Je suis No-Global” perché crimini come questi non siano mai ripetuti, perché non vada spento il ricordo dei manganelli crudeli!

Solo così si potrà sperare in una giustizia. Ci rimanga il ricordo di una gioventù colma di ardore e coscienza, una gioventù pensante che ci spinga all’emulazione e che non ci lasci invecchiare. Per trovare un effimero impulso a non arrendersi sarà forse opportuno concludere con le parole di una canzone di un genovese DOC come De Andrè…

 
“E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come prima
Senza le barricate
Senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le verità della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete per sempre coinvolti!”

[RR] – Redazione RecSando – Alessandro Sicignano

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