Il 17 febbraio il Circolo Letterario 6×4 ha presentato il romanzo di Marina Bertamoni “Chi Muore Giace”, un avvincente noir che si svolge tra Lodi, Cremona e la Spagna, tre località che Marina conosce molto bene.
La storia e ‘ piuttosto complicata: essendo un noir, tutto parte naturalmente da un omicidio, ma nel corso della narrazione ci si rende conto che, al di là del “plot” vero e proprio, il romanzo è anche una occasione per riflettere sulle relazioni umane, non solo quella, classica se vogliamo, tra uomo e donna, ma anche i rapporti tra genitori e figli che a volte, contro gli stereotipi che li vogliono sempre pieni di affetto e amore, possono nascondere invece dei lati oscuri capaci di segnarne in modo indelebile la vita e anche, a volte, la morte.
A indagare sull’omicidio, una poliziotta tenace e determinata, l’ispettore Luce Frambelli, che deve continuamente confrontarsi con uomini pronti a tutto per affermare il proprio potere, nel campo affettivo come in quello lavorativo e che alla fine riuscirà a mettere insieme come in un puzzle tutte le “tessere” di una terribile vicenda umana che ha segnato e rovinato la vita di una intera famiglia.
“Chi muore giace” sfiora anche alcuni temi molto cari alla tradizione letteraria europea, ad esempio, il tema dei “ritrovamento”, presente soprattutto nella letteratura inglese del settecento, di un fratello/una sorella, da cui si era stati separati alla nascita……ma non vogliamo dirvi di più.
Durante l’intervista, oltre naturalmente alle domande più direttamente incentrate sulla trama, abbiamo voluto chiedere a Marina cosa significhi essere una scrittrice di romanzi noir, in un periodo in cui questo genere letterario sta conquistando un grande successo di pubblico, dopo essere stato per anni considerato una sorta di genere “secondario”, ed anche cosa significhi essere una scrittrice, diciamo “per passione”, che deve comunque fare i conti anche con il lavoro, la famiglia, i figli.
Tutta l’intervista è disponibile sotto forma di podcast alla fine di questo articolo.
Si è trattato, insomma, più che di una intervista tout court, di una piacevole chiacchierata con l’autrice di un romanzo intrigante e ben scritto, con una donna che è riuscita a concretizzare la propria passione per la scrittura e quindi, in un certo senso, a crearsi quella “stanza tutta per se’” che, secondo Virginia Woolf, era una condizione fondamentale affinché una donna potesse realizzarsi, non solo come scrittrice.
Circolo Letterario 6×4 – Piera Scudeletti