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Coronavirus: Intervista al al Prof. Federico Testa, Presidente dell’ENEA

Il valore aggiunto dell’informazione di N>O>IRecSando è sempre stato il territorio. Nel mondo di oggi, globalizzato e totalmente interconnesso, il discutere di ciò che ci accade accanto è davvero un plus spesso dimenticato. Ma viviamo giorni veramente difficili, nei quali l’informazione che ci giunge dall’altra parte del mondo può essere facilmente assimilata a quella della porta accanto.

Partendo da questo assunto, abbiamo ritenuto di compiere un’operazione importante andando a intervistare esperti e personalità che nella crisi sanitaria, economica, politica e sociale attuale hanno ognuna qualcosa da dire e da dare. Crediamo, sempre dicendolo modestamente, di esserci riusciti. Ma a Voi la parola finale. Buona lettura.

 

Intervista al Prof. Federico Testa, Presidente dell’ENEA

DOMANDA:

1 ) Buongiorno  Prof. Testa, Lei è il Presidente dell’ENEA, un ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, vigilato dal Ministero dello sviluppo economico. Come sistema paese, causa CoronaVirus, tutti noi stiamo vivendo un periodo buio, per non dire tragico, sia dal punto di vista medico che sociale. Da un ente come l’ENEA non potevamo che aspettarci un contributo scientificamente robusto alla lotta contro la malattia di Covid-19 e puntualmente è arrivato: si tratta infatti dell’infrastruttura CRESCO6, operativa presso il Centro ENEA di Portici, vicino Napoli, un supercomputer in grado di effettuare fino a 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo ( 1.4 PetaFlops: Flops, in informatica, indica il numero di operazioni in virgola mobile eseguite in un secondo dalla CPU, quindi in questo caso parliamo di 1015 ). Presidente Testa, a questo riguardo può aiutarci a meglio comprendere come HPC CRESCO possa dare un contributo vitale in questo momento così cruciale per il nostro Paese per la ricerca di farmaci, vaccini e l’elaborazione di dati ?

RISPOSTA:

Per contribuire alla lotta contro il coronavirus, abbiamo messo a disposizione della ricerca scientifica italiana il supercomputer “CRESCO6”,   in grado di effettuare fino a 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo. In questo momento così cruciale abbiamo voluto dare un contributo per la ricerca di farmaci, vaccini e l’elaborazione di dati. HPC CRESCO6 – questo è il suo nome tecnico – è la seconda infrastruttura di calcolo per ordine di importanza in ambito pubblico in Italia, dopo quella di CINECA e sta svolgendo un ruolo chiave per testare l’efficacia dei composti sotto indagine, fornendo in poche ore una previsione affidabile della efficacia inibitoria di tali composti, basata su simulazioni a dettaglio atomistico effettuate su migliaia di processori in parallelo.
Finora abbiamo attivato una collaborazione con un team di ricercatori dell’Università di Firenze, coordinato dal professor Piero Procacci, che sta lavorando a un processo per bloccare alla radice il meccanismo di replicazione del COVID-19 e, quindi, lo sviluppo del virus. In pochi giorni di test con questo  gruppo di ricerca sono stati individuati almeno due composti con caratteristiche promettenti, uno dei quali disponibile commercialmente. Inoltre CRESCO verrà utilizzato per cercare di individuare la struttura molecolare ottimale per un possibile farmaco antivirale specifico per il COVID-19. Ma c’è di più. Abbiamo deciso di fare squadra con le altre infrastrutture di calcolo italiane, ossia CINECA (Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico), CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e INFN-CNAF (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). L’iniziativa è promossa dall’Associazione Big Data, che raccoglie il 70% della capacità di calcolo e big data in Italia, in collaborazione con la neocostituita Fondazione internazionale Big Data and Artificial Intelligence for Human Development. Tramite un bando a accesso veloce, i ricercatori impegnati in progetti sul contenimento dell’epidemia COVID-19 potranno accedere alle risorse dei principali enti di supercalcolo in Italia. L’obiettivo è sostenere gruppi di ricerca, pubblici e privati, impegnati in progetti contro il COVID-19 con oltre 8 milioni di ore di calcolo.

DOMANDA:

2 ) Il CoronaVirus non è soltanto il generatore di una patologia, vale a dire la malattia di Covid-19, che colpisce l’organismo umano facendo sorgere, nel peggiore dei casi, un attacco multi-organo letale soprattutto se tale soggetto reca già in sè i prodromi di una sofferenza cronaca. Esso sta agendo altresì come un maglio che colpisce in maniera sempre più forte la nostra società e il sistema economico a essa correlato. Come nella fisica, nella meccanica, nella biologia, anche in economia più grande sarà il colpo sferrato, più distruttiva sarà la ricaduta che ne avremo e in questo frangente possiamo immaginare un siffatto parallelismo per introdurre il tema dell’inserimento fra le misure post-emergenza Covid-19 di interventi urgenti a sostegno dei soggetti più fragili e, in particolare, contro la povertà energetica, per ridurre i consumi, la spesa per le bollette e migliorare la qualità abitativa. Sempre più spesso si parla di un nuovo patto sociale per il paese, nello specifico di un ‘social’ green deal per la tutela dei soggetti più fragili e allo stesso tempo per far ripartire l’economia. Presidente Testa, a tal proposito, vuole spiegarci la proposta formulata dall’ENEA di estendere al Terzo Settore l’accesso agli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici adibiti ad attività ad alto impatto sociale, come leva strategica con forti ricadute sociali, economiche, ambientali e di occupazione?

RISPOSTA:

Con Fratello Sole, Società consortile non a scopo di lucro, i cui soci sono Enti Non Profit del Terzo Settore,   abbiamo presentato un piano in sei punti per contrastare la povertà energetica. In estrema sintesi, si tratta di  estendere agli enti no-profit l’accesso agli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici adibiti ad attività ad alto impatto sociale. La proposta,  inoltre,  prevede l’ampliamento di calcolo per la detrazione bonus energetico e sismico ai metri cubi (340, valore medio italiano), in aggiunta opzionale al numero delle unità immobiliari; l’apertura agli enti del Terzo Settore e in genere alle opere sociali, la garanzia del Fondo nazionale di efficienza energetica o la costituzione di un altro apposito strumento; l’inclusione di tali enti tra i soggetti beneficiari delle detrazioni per interventi di ristrutturazione edilizia e di riduzione del rischio sismico; l’ammissibilità della cessione del credito fiscale derivante da interventi di ristrutturazione edilizia, a favore dei fornitori o di altri soggetti collegati che hanno contribuito all’intervento.
Questo proposta avrebbe un duplice effetto, da una parte contribuirebbe a promuovere il risparmio di energia e sulle bollette, incrementando il benessere delle persone più fragili. D’altra parte potrebbe agire come leva strategica con forti ricadute sociali, economiche, ambientali e di occupazione L’efficientamento energetico degli immobili in cui vengono erogati servizi ai più deboli può essere uno degli assi portanti di un nuovo “Social Green Deal che potrebbe avere oltre 350mila.  Con Fratello Sole l’anno scorso abbiamo anche avviato  ‘GreenAbility’, un’iniziativa che si propone di sviluppare strumenti specifici per aiutare gli operatori sociali ad affrontare i problemi relativi al consumo di energia e all’efficienza energetica nelle famiglie in stato di bisogno e nelle strutture di accoglienza che ospitano attività socio-assistenziali. In generale, la povertà energetica sta diventando un emergenza  socio-economica su scala internazionale. Solo in Europea colpisce oltre 50 milioni di famiglie, in pratica quasi 1 cittadino europeo su 10.

DOMANDA:

3 ) Come Rete Civica siamo e siamo sempre stati attivi sul nostro territorio per amplificare un messaggio relativo al cambio di paradigma per ciò che concerne il miglioramento dell’impatto ambientale inerente le attività antropiche quali il riscaldamento, la nutrizione, il trasporto pubblico, ecc. Ultimamente sono state revisionate varie ricerche scientifiche che descrivono il ruolo del particolato atmosferico come “carrier”, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Inoltre, il particolato atmosferico costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Presidente Testa, in una Sua recente intervista radiofonica, Lei ha asserito che a Suo dire l’inquinamento atmosferico non può aver svolto un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta del CoronaVirus. Può dirci quali fattori la spingono a sostenere un’affermazione come questa, nonostante, appunto, vi siano studi scientifici ben strutturati che invece garantiscono l’esatto contrario?

RISPOSTA:

Per indagare il “possibile” legame tra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, abbiamo avviato un progetto di ricerca scientifica con l’Istituto Superiore di Sanità e il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale, composto da ISPRA e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. L’iniziativa, che si chiama PULVIRUS, parte dall’evidenza che l’introduzione delle misure di contrasto al COVID-19 ha determinato riduzioni delle concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici, come il biossido di azoto (NO2. Fra pochi mesi avremo già a disposizione alcuni risultati significativi che ci permetteranno di offrire a istituzioni e cittadini informazioni, risposte e indicazioni, sulla base di dati scientifici, competenze ed esperienze in tema di inquinamento atmosferico e COVID-19, per una migliore comprensione dei fenomeni e la pianificazione di politiche urbane sostenibili.

Redazione N>O>I – Network Organizzazione Innovazione – FM-Staff

 

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