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VINCE CLARKE – “The Songs of Silence”

Progetto solista per un viaggio sonoro attraverso il Silenzio

VINCE CLARKE - "The Songs of Silence"

Di solito un uomo potrebbe autocompiacersi anche per avere fondato una sola band che abbia lasciato un segno indelebile nella storia della musica. Questo basta e avanza.

Invece esiste anche chi potrebbe vantarsi di averne avviate ben tre, lasciando con stili diversi un segno immortale nel mondo della musica e soprattutto del techno pop.
E a 63 anni di età, dopo svariate collaborazioni e composizioni sempre nel nome della sperimentazione più dura e pura e la ricerca di sonorità rigorosamente “elettroniche”, ci si toglie lo sfizio di un esordio solista non previsto.

È proprio lui, Vince Clarke, che dopo le avventure indimenticabili di Depeche Mode, Yazoo ed Erasure, irrompe in questo finale di 2023 con “The Songs of Silence” , prima opera a portare il suo vero nome e cognome e dal titolo non scelto proprio a caso , considerando che a detta dello stesso composer, i pezzi sono stati concepiti a cavallo dell’ultimo lockdown del 2020.
Periodo che al netto della sofferenza e chiusura generale, non ha però influito minimamente sulle ispirazioni di qualunque vero musicista e creativo che si rispetti a tal punto da spingersi oltre i confini di una realtà che se non possiamo definire sospesa , quantomeno l’abbiamo percepita come “bloccata” o soppressa fra quattro mura domestiche.

Difatti questo gioiello di suoni del silenzio risuona come una sinfonia sacrale che parte proprio con “Cathedral” e le sue atmosfere angeliche, echi e riverberi di un sound assolutamente elettronico ma senza alcun beat e con la sola componente musicale di spirito evocativo di sacralità.
“White Rabbit” , seconda traccia del disco rappresenta un ritorno su sentieri già battuti dal maestro e ritmiche sperimentali che potrebbero trovarsi a suo agio anche come soundtrack per qualche film noir soprattutto nella sua fase conclusiva.
Stesso discorso per un pezzo altrettanto dal fascino ipnotico come “Imminent” che lascia quasi spazio naturale al successivo “Red Planet” senza cambi ulteriori di tono e una atmosfera in sospeso fra cielo e terra.

Il tutto senza alcun commento vocale di Clarke o di qualunque vocalist. Qua è il tappeto di suoni di questa “archistar del sound” a farla da padrone e si sente.
E francamente non se ne sente l’esigenza di un parlato a fronte di un flusso di musica decisamente intenso, ma senza ricadere mai nella noia o nella motonia soporifera. A riprova del fatto che i pezzi hanno la sapiente durata media dei 3/4 minuti come giusta dose di un assaggio che non diventa stucchevole e indigesto.
Con “The Lamentations of Jeremiah” c’è anche spazio per gli archi che si innestano nel flusso del synth, con un gusto che ci guadagna ulteriormente.

“Songs of Silence” ha questo grande dono dell’equilibrio e della maturità di chi ha talmente maestranza e passione verso il proprio mestiere da capire fin dove spingersi e dove sperimentare mantenendo fede ai propri valori creativi ma pensando anche a coccolare in un certo qual modo i suoi estimatori di un certo percorso artistico. E in questa totale opera fatta di arrangiamenti casalinghi e atmosfere sospese si ritrova tutta una serie di colpi d’autore degni di un uomo che sa di avere già vinto molto nei decenni addietro e che adesso decide di fare semplicemente quello che vuole. Quello che sa fare e quello che lo appassiona. Compresa la sperimentazione continua. Un po’ come fece anche lo stesso “Duca Bianco” (Bowie) prima del suo saluto definitivo di commiato verso la vita.

Nel caso di Clarke rimane però costante la linea di appartenenza alla famiglia del tecnho pop d’autore e del vecchio synth che di sicuro è ormai un cimelio o reliquia per un mondo moderno dove il fattore che la fa da padrone si chiama “auto-tune”.

Per fortuna abbiamo maestri come Clarke che senza alcuna fretta o desiderio di calcare le charts, ci ricordano che la musica sia ben altro. Fra spirito evocativo e spinta verso una evasione che negli anni ’80 poteva essere sinonimo di festa e di celebrazione. Adesso è pura meditazione.

Per gli amanti di Brian Eno, Jarre o i Tangerine Dream. Per chi si vuole accomodare qua c’è la possibilità come un ossimoro di “esplorare” anche i suoni del silenzio. Non a caso anche qualcuno trent’anni fa cantava ….”Enjoy the Silence…” mica per niente..

“Songs Of Silence” tracklist
Cathedral
White Rabbit
Passage
Imminent
Red Planet
The Lamentations of Jeremiah
Mitosis
Blackleg
Scarper
Last Transmission

Simone Sollazzo – N > O > I

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