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SIAMO SOLO NOI: Un racconto di Fabio Del Prete in ricordo dell’ amico Maurizio Alberici

Siamo solo noi, un racconto in ricordo di Maurizio Alberici

Ciao Carla, volevo chiederti una cosa, forse un po’ troppo personale, però non è detto.
… Oggi sono andato a trovare la signora Anna Gilardoni, la mamma di un ragazzo morto due anni fa. Maurizio Alberici era il mio pilota da rally e gli ho fatto da navigatore per tanti anni prima che iniziassi io a fare il pilota. Abbiamo iniziato assieme. Insomma la nostra storia è piuttosto lunga. Dialisi e complicazioni se lo sono portato via. Sua mamma oggi mi ha regalato un quadro, dipinto da un nostro amico nel 2019, il pittore M. Zaninelli, comasco della Val d’Intelvi che ci ritrae in una gara. Non hai idea che commozione.

Comunque, sa che faccio storie di sport e più volte mi ha chiesto di scrivere un piccolo racconto.

L’ho fatto !!!

Il dipinto

Dipinto el pittore M. Zaninelli , - Anno 2019 - ritrae Fabio Del Prete e Maurizio Alberici durante un rally

SIAMO SOLO NOI

Il commissario di inizio prova mi segnala con l’indice alzato che manca un minuto.
Sessanta secondi per fare un profondo respiro, cercare la massima concentrazione e rivedere nella mente il percorso della prossima prova speciale del rally di Como, la sesta edizione del Villa d’Este 1983.
Il mio navigatore Fabio mi sussurra nell’interfono le prime cinque curve. E’ una cosa che serve solo a scaldare i “muscoli”, un po’ come il violinista suona qualche nota per verificare che lo strumento sia ben accordato.
Tra sessanta secondi inizierà il concerto. Meno dieci, nove otto.. le dita della mano del commissario si chiudono con cadenza perfetta, una al secondo. E in quei dieci secondi rivedo la grande fatica fatta per preparare questa gara.
Ma sono dieci secondi lunghi venticinque anni. Ero piccolo, ma solo d’età perché sono sempre stato un XXL e le macchine, i motori i rally mi sono sempre scorsi nelle vene. Finché un giorno Autosprint pubblica la pubblicità di una scuola piloti rally non lontano da casa.
Conobbi così Luca, Mauro, Fabio. Finalmente posso guidare una vera vettura da rally.  Però non basta guidare. Ci vuole un team. E così’ Mauro mi porta in Ticino Rally mentre Fabio, pilota ma anche ottimo navigatore si siederà al mio fianco per i prossimi anni.
Come diceva Vasco Rossi, siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa, perché provare un rally lo fai solo di notte mentre di giorno si lavora.
Mantova, Como, Bergamo, Brescia, Varese, Alghero, Monza, Luino una dopo l’altra le città si susseguono, e i chilometri vengono macinati in un soffio.
Mia mamma mi guarda da lontano, è preoccupata anzi forse terrorizzata, ma mi vede felice. Vede che quel sogno sta diventando realtà. E resta a guardare in un angolo anzi appena può mi aiuta. Così dalla piccola macchina rossa arriva la grande Opel preparata in Germania.
Cambio anche la squadra, approdo alla Ovram di Milano che può dedicarsi di più al mio progetto. Sette, sei, cinque…secondi. Do un cinque a Fabio e metto la prima marcia. Un leggero dolore alla schiena mi distrae. Quattro, tre, due uno, via. Cento destra tre, cinquanta sinistra quattro per destra tre.
Con Fabio l’intesa è perfetta. Mi scandisce le note come quando un pianista legge lo spartito e le mani si muovono sul pianoforte senza guardare.
Duecento tornante destro in FAM. Anche nel dire le note bisogna essere veloci. E così Fabio ed io avevamo deciso che i tornanti da fare con il freno a mano tirato, lo chiamavamo in FAM.
Finita la prova numero 3. Ne mancano altre 6. Fabio si sta già organizzando con il blocc notes. E ancora un dolore alla schiena mi ricorda che non sono al 100%.
Giancarlo della Ovram ci aspetta al parco assistenza. La macchina è a posto, solo un faro è andato in corto. Faremo le ultime prove notturne con due fari in meno.
Peccato proprio quelle della Valle d’Intelvi, le prove di casa. Le prime luci dell’alba ci portano verso la piazza principale di Como. La gare è finita, 393 km con un ottimo risultato, nei primi cinque.
La mamma mi abbraccia mentre mio padre fa pollice alto ma siamo tutto molto stanchi. I rally sono così. Tra pre-gara e gara si è svegli dalle venti alle trenta ore.L’anno prossimo farò meno gare, mi sento stanco e poi da Milano mi trasferirò definitivamente a Porlezza in val d’Intelvi perdendo il mio navigatore Fabio che comunque ha iniziato come pilota andando già forte.
Ancora poche gare e poi apro la cassetta degli attrezzi, prendo il martello e fisso il chiodo sul quale appendere il mio caro casco bianco a forma di guerre stellari.
Il commissario che scandiva i secondi adesso non c’è più. Il ritmo frenetico delle gare è stato sostituito dalla calma del grande lago che lambisce Porlezza.
Al posto delle prove speciali ci sono i pesci pescati. Il commissario non c’è più però le gare ci sono ancora, quelle di pesca. E il mio negozio Fishing and Music è un punto di rifermento per tutta la città.
Scendo in box e mi accorgo che forse ci sono più coppe come pescatore che come pilota o forse sono in parità. Quel fastidio alla schiena oramai è diventato un compagno costante, tanto costante che mi viene a trovare tre volte alla settimana, in dialisi.

Ma nessuno lo sa, perché la vita è una sola e non vedo perché rendere tristi chi mi vuole bene. Sessanta, cinquantanove, cinquantotto, cinquantasette, non sono più i secondi che scandiscono il via alla prova speciale. Sono i battiti del cuore che piano piano scemano per portarmi a correre a bordo di una nuvola ultra-preparata e super competitiva.
Ed è un vantaggio perché da quassù posso pescare ma anche correre in auto per un tempo infinito. Ciao amici, vi sto sentendo tutti i giorni ed è bello accorgersi che ognuno di voi ha solo espresso belle parole.
Forse ho seminato bene, anche se non ho avuto il tempo di raccogliere. Come vorrei svegliarmi la mattina presto con il mal di testa.
Vostro ICIO.

di  Carla Paola Arcaini
Realizzazione grafica: Fabrizio Cremonesi

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