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OssSudEstMi:Variante al PGT di Colturano

Chi siamo

Siamo cittadini, rappresentanti di associazioni ambientaliste, culturali e naturalistiche1 della zona a Sud Est di Milano2 che, dopo aver contribuito alla raccolta di firme per la proposta di una legge europea contro il consumo di suolo, hanno deciso di unirsi per monitorare e com- battere la cementificazione sul nostro territorio.

La difesa del suolo va di pari passo con la tutela dell’agricoltura, del paesaggio e dei beni architettonici, oggi oscurati da capannoni, spesso abbandonati e fatiscenti, da innumerevoli centri commerciali e da mega insediamenti di logistica, che stanno crescendo come funghi velenosi sul nostro territorio, peraltro senza alcun quadro di riferimento. Per questo ci bat- tiamo per la salvaguardia delle aree agricole, delle oasi naturalistiche, dei boschi, per la di- fesa della biodiversità e per la tutela del patrimonio culturale, i segni del nostro passato, della nostra storia e della nostra cultura: palazzi, mulini, cascine, chiese e castelli.

Osservazioni alla variante al PGT

In data 11 agosto 2023 il sindaco, in qualità di responsabile ad interim del settore gestione e sviluppo del territorio ha emesso un  AVVISO DI CONSULTAZIONE DELLE PARTI SOCIALI ED ECONOMICHE

In cui veniva fissato il termine per la trasmissione di pareri sulla Proposta di variante gene- rale al PGT.

In realtà la pubblicazione dell’avviso è avvenuta solo in data 16 agosto e pertanto riteniamo che il termine ultimo sia il 16 di settembre.

Nell’esprimere la nostra contrarietà alla Variante, qui di seguito avanziamo una serie di os- servazioni.

Premessa.

Questa premessa è destinata alla politica che sta amministrando il Comune e dalla politica ci piacerebbe avere delle risposte. Siamo consapevoli che la valutazione

1 L’Osservatorio è un organismo composto dalle strutture locali di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logistica Sordio-San Zenone, Associazione per i Vivai proNatura, Associazione per il Parco Sud Milano, Associazione N>O>I – Network Organizzazione Innovazione, Associazione Cittadini di Paullo, Comitato salviamo gli alberi di via Galvani a Peschiera Borromeo, Comitato Salviamo il Pratone, Comitato No Logistica di Paullo e Associazione Culturale per l’Autogestione

2 Il perimetro su cui operiamo è quello definito dalla Città Metropolitana come Area Omogenea del Sud Est Milano, terri- torio che comprende i comuni di: Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Mediglia, Melegnano, Pantigliate, Paullo, Peschiera Borromeo, San Colombano al Lambro, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, San Zenone al Lambro, Tribiano, Vizzolo Predabissi

 

delle osservazioni diventa un semplice esercizio di certificazione “notarile” effettuata dagli uffici, non potrebbe essere altrimenti.

Alla politica spetta però il compito di compiere scelte e di giustificarle ai cittadini nel cui nome amministra.

 

 

La variante, i cambiamenti climatici e il consumo di suolo.

Ricordiamo che già oggi il suolo sigillato nel comune di Colturano è il 16,1% della superficie comunale (dati rapporto ISPRA 2022), valore che supera abbondantemente il dato medio di Regione Lombardia (12,1%). Secondo un altro rapporto, prodotto da ERSAF, l’area urbaniz- zata, che comprende anche il verde non disponibile ai cittadini, era del 18,7% nel 2018.

Questi dati, se paragonati ad altri comuni del Sud Est Milano parrebbero confortanti: in realtà questa Variante, che comunque pesa per il 2% dell’intero territorio comunale, finisce di sigillare tutto il suolo non protetto da vincoli sovraordinati.

 

Il suolo è un bene prezioso e la documentazione della variante non considera il suo valore. Non considera i rischi, sia per le persone sia per l’ambiente, e i costi che derivano dalla per- dita dei servizi ecosistemici che un suolo gratuitamente ci fornisce.

Abbiamo apprezzato la dichiarata intenzione di mitigare i cambiamenti climatici ma in realtà se non consideriamo il suolo come primo attore in questa lotta per il nostro futuro il tutto re- sta un esercizio accademico, la ripetizione di una lezioncina ascoltata e non compresa, reci- tata solo perché occorre farlo. E il consumo di suolo, in questa variante, compare solo per spiegare che i vincoli imposti, per qualche barocca alchimia burocratica-politichese, non coinvolge il comune di Colturano. Sarebbe cosa corretta ragionare sui principi e non na- scondersi dietro a riferimenti normativi.

Riteniamo doverosa anche un’altra riflessione. Il suolo produce il nostro cibo. Già oggi, colpa anche della forsennata cementificazione del patrio suolo siamo costretti ad importare molte delle materie prime necessarie per la nostra sopravvivenza. Consumare suolo signi- fica dipendere ancora di più da altre nazioni per poterci nutrire, significa perdere ancora un altro pezzo della nostra sovranità alimentare.

Si stima che in Lombardia un ettaro di suolo possa fornire le calorie necessarie per nutrire 5,9 persone; dunque, sigillando il terreno e sottraendolo alla produzione agricola condanne- remo alcune persone alla fame perpetua. In Lombardia l’autoproduzione alimentare ricopre solo il 74,1% del fabbisogno calorico. Per supplire alla carenza di cibo dobbiamo ricorrere alle importazioni, con un effetto negativo sulla bilancia dei pagamenti e con la perdita di so- vranità alimentare sia per noi che per i paesi che ci vendono il cibo, molto spesso sottraen- dolo ai loro connazionali.

Ma il suolo non si limita a fornirci il nostro pane quotidiano, è anche il più importante serba- toio di biodiversità del pianeta e, ormai è noto a tutti, è fondamentale per la tutela dell’am- biente e la lotta ai cambiamenti climatici.

Il citato rapporto ISPRA valuta anche i costi della perdita dei servizi ecosistemici del suolo sigillato.

A puro titolo di esempio, il rapporto Mappatura e valutazione dell’impatto del consumo di suolo sui servizi ecosistemici valuta che solo per il sistema di raccolta e allontanamento delle acque in un’area urbanizzata occorrono 6.500 euro per ettaro per anno.

Questi costi sono stati considerati nella analisi economica del piano?

Non stiamo parlando di minuzie, l’impatto del consumo di suolo nell’economia nazionale e locale è significativo, un costo annuo per ettaro compreso tra 36.000 e 55.000 euro, un va- lore che (capitalizzato) è maggiore della rendita speculativa derivata dall’edificazione. E non possiamo dimenticare che questi costi sono finanziati dalle tasse, dunque, escono dalle

 

nostre tasche. E sono costi che oggi paghiamo noi, poi li dovranno pagare i nostri figli e i nostri nipoti… e così via, per l’eternità.

Non si spiega dunque la disattenzione dell’amministrazione che ha certamente dimenticato di considerare questi costi prima di predisporre la Variante.

Come sempre, a livello locale, il miraggio degli oneri di urbanizzazione, quei pochi maledetti e subito, fa compiere alle amministrazioni scelte antieconomiche. E questa variante ne è l’ulteriore riprova.

Infatti, la variante prevede in aggiunta agli interventi non attuati del vecchio PGT nuove co- struzione che andranno a sigillare suolo libero e agricolo, scelta non in linea con le attuali politiche territoriali e urbane in materia edilizia.

I nuovi insediamenti, per magia di un approccio burocratico alla realtà risulta addirittura un miglioramento: il Bilancio Ecologico del Suolo (presenta un saldo di positivo di 540 mq!

Certo i nuovi ambiti saranno ricoperti di asfalto e cemento e il terreno dell’ambito di com- pensazione AC-1 era suolo vergine e tale resterà ma poiché quello che fa fede non è il mondo reale ma solo la classificazione burocratica ecco che, miracolo, non solo consu- miamo meno suolo ma abbiamo pure un saldo positivo. Tra l’altro anche il PGT vigente già prevede aree verdi e corridoi ecologico.

Di fronte a un livello di urbanizzazione ormai non più accettabile, l’Unione europea ha stabi- lito obiettivi di riduzione progressiva e di azzeramento del consumo di suolo entro il 2050.

Questo pressante invito è stato recepito dalla legislazione nazionale, regionale e provin- ciale. Città Metropolitana di Milano e di regione Lombardia, danno, seppur con qualche am- biguità, precise indicazioni di riduzione del consumo di suolo. La Regione poi, con la LR 18/2019 stabilisce che per i comuni lombardi la scelta prioritaria è quella della rigenerazione urbana.

Se da un lato siamo abituati, ma non rassegnati, alla voracità dei proprietari che cercano di costruire su ogni singolo centimetro nel totale disinteresse del benessere dei cittadini, tro- viamo immorale che questa voracità sia avallata da un’amministrazione comunale.

Questa nostra osservazione è condivisa anche dall’ISPRA. Citiamo ancora l’ultimo rapporto diffuso:

la maggior parte dei servizi ecosistemici sono minacciati da una serie di pressioni po- litiche, economiche e culturali, il cui controllo è in gran parte regionale e locale. D’al- tra parte, anche i parametri del benessere umano, quali ricchezza, salute, valori cul- turali, cui sono in ultima istanza finalizzate le valutazioni, si correlano con le risorse naturali soprattutto a livello locale. Di conseguenza la dimensione locale, nonostante le difficoltà, rimane una priorità per la valutazione.

e conclude: la scala locale rimane invece più difficile da affrontare.

 

Sembra però che la sfida di arrivare a consumo di suolo zero sia stata interpretata come un invito a fare in fretta e sigillare tutto il suolo fertile al più presto.

 

Consumo di suolo, andamento demografico e problemi correlati

La Variante prevede un aumento della Superficie Lorda di circa un terzo rispetto al PGT vi- gente, sigillando tutto il suolo disponibile non coperto da vincoli sovracomunali.

Questo comporterebbe un forzato incremento della popolazione del 31%, nonostante la Re- lazione certifichi che riconosca che:

“Le previsioni insediative del Piano si inscrivono in un quadro di un debole incre- mento della popolazione, riconducibile a un complessivo invecchiamento della popo- lazione solo in parte controbilanciato da un saldo migratorio in positivo”

L’analisi del rapporto annuale dell’ISTAT sullo stato dell’ambiente è impietosa: continuiamo a costruire nuove abitazioni mentre abbiamo disponibili edifici non utilizzati.

Ma la vera domanda è perché costruire con un andamento demografico in discesa?

 

L’ISTAT, con il suo Censimento permanente della popolazione, segnala che il decremento degli abitanti in Italia è in costante decrescita: i 60,3 milioni del 2015 si sono ridotti a 59 nel 2021, una diminuzione del 2,16%.

Nello stesso periodo la copertura artificiale del suolo è aumentata dal 7,02 al 7,13%. Anche in questo caso ci si aspetterebbe uno stop, o quanto meno una riflessione, sull’op- portunità di nuovi insediamenti. Così non è e anche questa variante lo conferma; inventa numeri in aumento solo per poter dimostrare che occorrono nuovi edifici.

L’illogicità di questa scelta troverebbe giustificazione in una visione stantia di cosa serve per il rilancio di una città: non la sua vivibilità, la presenza di strutture e servizi ma solo il nu- mero degli abitanti. Anche la Variante sconta questa allucinazione, la qualità urbana intesa come miraggio che non fonda su elementi concreti e rinuncia a tutto ciò che può rendere Colturano un paese ancor più ospitale: servizi efficienti, salute, aria respirabile, verde pub- blico…

La variante ipotizza l’ingressi di altri 774 cittadini (+38%) e stima la quantità di veicoli gene- rati e attratti: sono attesi nell’ora di punta del mattino e della sera di ogni giorno feriale 1.009 automezzi, in un territorio in cui la principale fonte di emissione di CO2, come si evince dalla relazione, è, con il 61%, il traffico veicolare.

Tutto in evidente contrasto con quanto affermato nella Relazione:

Appare, pertanto fondamentale, intervenire con maggiore intensità sul settore […] del traffico veicolare, al fine di ridurre le emissioni in atmosfera di sostanze inqui- nanti…”

Queste affermazioni non giustificano, anzi contraddicono, il volume edificatorio della Va- riante.

Per questi motivi chiediamo che venga ritirata la variante, il cui impatto sarebbe spro- positato e non giustificato da fenomeni demografici, e che tutti gli ambiti su cui non esistono diritti edificatori attivi siano classificati terreni non edificabili.

 

In subordine, qualora l’Amministrazione Comunale, resti insensibile ai problemi del nostro pianeta e, di conseguenza, alla salute dei cittadini, salute di cui il sindaco è responsabile, avanziamo le seguenti ulteriori osservazioni più dettagliate:

 

Informazione e partecipazione

Prima di affrontare i temi specifici di questa variante, vogliamo sottolineare la mancanza di informazione e di effettivo coinvolgimento dei cittadini in questo piano che sconvolgerà il ter- ritorio.

Quale è l’urgenza che ha costretti ad un blitz ferragostano, dopo un percorso che non ha certo brillato per coinvolgimento dei cittadini?

I due incontri con i cittadini sono stati organizzati in periodi che di fatto disincentivavano la partecipazione: il primo sotto le festività di Natale, il secondo a luglio, in uno dei giorni più caldi mai registrati.

Il risultato di questa scelta è stato che pochissimi cittadini hanno partecipato.

Anche il questionario ha ricevuto poche risposte, segno che la comunità non era stata coin- volta. Su questionario poi, certamente per nostra incapacità di lettura, non riusciamo a rile- vare il peso delle singole questioni poste.

Rileviamo che invece in periodi più tranquilli sono stati organizzati incontri con gli stakehol- ders. Chiediamo di conoscere quali sono state le persone invitate alla discussione poiché se, come è dato da intendere, si tratta dei soli proprietari delle aree, è chiaro che l’esito avrebbe potuto solo essere la fedele registrazione dei loro desiderata, cosa quindi diame- tralmente opposta ad un percorso partecipativo.

L’intero iter pubblico formale della variante è fatto nel periodo in cui molti cittadini erano in vacanza. Riteniamo profondamente antidemocratico che il confronto con la città avvenga

 

solo con la possibilità di presentare osservazioni, che saranno valutate solo sotto il profilo squisitamente tecnico.

Riteniamo, inoltre, che questo modo di comunicare ai propri cittadini un intervento impor- tante come questo sia contrario a quanto scritto nel programma di Progetto Comune:

informazione e partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa programma che dovrebbe rappresentare le linee guida del mandato dell’amministrazione comunale.

Chiediamo pertanto che venga riaperta la valutazione della variante attraverso un percorso di effettiva condivisione e discussione con i cittadini, nel nome della fedeltà al principio di una comunicazione presente, aggiornata e utile alla popolazione.

 

Incertezza su alcuni dati presentati

  • In alcuni punti delle relazioni 1 e 2 compaiono considerazioni relative al comune di Cassina (immaginiamo De’ Pecchi). Ora, se è normale che per documenti così com- plessi si usi il metodo del copia e incolla, questo non dà la certezza che gli aspetti ri- feriti riguardino effettivamente il comune di Colturano. Stupisce che sia stato diffuso un documento con errori di questo
  • Non risulta chiaro quale sarà il futuro dell’ambito PII, la cui convenzione risulta sca- duta; la Variante accenna solo ad un fumoso traghettamento a conclusione del pro- getto, senza entrare nel merito degli interventi previsti, della Superficie Lorda e delle cubature

Chiediamo quindi che venga attentamente verificata la variante e che venga ripropo- sta alla discussione e alla valutazione dei cittadini con i chiarimenti richiesti e senza gli errori segnalati.

 

Premialità per Sostenibilità ed efficienza delle prestazioni energetiche Riteniamo che sia un controsenso premiare il miglioramento delle prestazioni energetiche, cosa di per sé lodevole, dando però la possibilità di creare il 15% di danni ambientali ag- giuntivi.

Vale poi la pena di rilevare come in un’abitazione l’efficienza energetica sia oggi premio a sé stessa; queste case hanno maggior appetibilità sul mercato dove spuntano un prezzo adeguato

Per questi motivi chiediamo che venga ritirata la eliminata la premialità per sostenibi- lità ed efficienza delle prestazioni energetiche.

 

Premialità per accoglimento di quote edificatorie compensative

Riteniamo questa premialità inutile ed eccessiva.

Per questo motivo chiediamo che venga eliminata la premialità per accoglimento di quote edificatorie compensative

 

AT-2 “SP-39”

Riteniamo che l’insediamento di una Media struttura di vendita alimentare non favorisca la nascita e la crescita del commercio di vicinato, cosa auspicata dalla Variante che prevede addirittura alcune esclusioni per queste attività.

Ricordiamo che sono già presenti sul territorio comunale due strutture e che altre grandi e medie strutture di vendita sono presenti a pochi chilometri di distanza.

Rileviamo inoltre che il peso di questa struttura in termini di traffico veicolare, e conseguente inquinamento, sarebbe oltre il 50% del carico derivante da tutte le previsioni della Variante. Per questi motivi chiediamo che venga modificata la destinazione d’uso dell’AT- “SP- 39” e che l’ambito sia classificato tra i terreni non edificabili.

 

ARU-3 “Via Colombara”

L’area è attualmente a destinazione produttivo-artigianale e la variante ipotizza una ricon- versione ad usi residenziali invocando la scarsa compatibilità con il tessuto residenziale cir- costante. Ragionando sulla compatibilità riteniamo che le attività logistiche situate a nord dell’area siano maggiormente incompatibili, in quanto creano problemi di traffico, rumori e inquinamento.

Risulta che il complesso è parzialmente attivo e riteniamo che si dovrebbe mantenere la at- tuale destinazione d’uso incentivando l’insediamento di nuove realtà artigianali.

Riteniamo inoltre che la scelta di riconversione, con una popolazione in diminuzione e una domanda sempre più debole, sia illogica. A riprova di queste difficoltà, il ricorso a premialità aggiuntive per rendere allettante la riconversione.

Per questo motivo chiediamo che venga depennata la variazione di destinazione dell’ARU-3 Via Colombara

 

Inserimento di una nuova Area di Riqualificazione e riuso Urbano Chiediamo che venga inserito un nuovo ambito che preveda la riconversione da residen- ziale a verde pubblico della casa dei salariati. S tratta 18 appartamenti, tre dei quali occu- pati abusivamente, edifici obsoleti che generano problematiche di ordine pubblico. Le “Case dei Salariati” sono da tempo sfitte in quanto necessitano di importanti interventi di riqualifi- cazione e l’operazione non viene giudicata economicamente sostenibile, tanto che i bandi sono andati deserti. Un parco urbano renderebbe più armonica e fruibile la zona centrale – Parrocchiale Sant’Antonio – Cascina. L’acquisto dell’area potrebbe avvenire con l’utilizzo degli oneri eventualmente incassati su altri ambiti.

 

Conclusioni

Per concludere, non possiamo che ribadire la nostra profonda contrarietà alla variante al PGT che distruggerebbero il suolo, bene comune fragile la cui perdita sarebbe irreversibile, e cree- rebbe problemi alla cittadinanza. Ci auguriamo pertanto una seria riflessione e auspichiamo che possa ricominciare la redazione di una variante che realmente si preoccupi della lotta al cambiamento climatico e che possa garantire benessere e salute alla comunità colturanese.

 

Il nostro Comunicato Stampa

Nere nuvole si profilano all’orizzonte nel Sud Est Milano. Il nostro suolo è minacciato.

Progetti megagalattici come lo stadio del Milan a San Donato o pure provocazioni come l’ipotesi di una logistica in pieno Parco Sud a Carpiano, interventi già avviati come il Data Center a Melegnano o pure speculazioni fondiarie come sembra sia quella che interessa l’area della San Carlo sempre a Melegnano confermano la voracità dei proprietari di suolo vergine e il totale disinteresse della politica (fatta salva la lodevole eccezione del comune di Carpiano) per la difesa del suolo e la tutela del benessere e della salute dei cittadini.

Ma non sono solo questi progetti faraonici, anche piccoli comuni seguono e sgomitano per conquista-re il loro pezzo di nuovo cemento.

È il caso di Colturano dove una variante al PGT, con il solito blitz ferragostano e con un per- corso che nei fatti disincentivava i cittadini a ragionare sul futuro del territorio, sta consu- mando il poco suolo libero non tutelato da vincoli sovracomunali.

In un periodo in cui la popolazione è in costante decrescita, i dati ISTAT lo certificano e lo stesso comune lo scrive nella variante, si ipotizzano nuovi ambiti residenziali che portereb- bero ad un incremento del 38% degli abitanti.

Un traffico indotto di ulteriori mille veicoli al giorno, con conseguenti problemi alla viabilità e aumento dell’inquinamento.

La variante parla anche di cambiamento climatico ma non identifica azioni per mitigarlo, al contrario propone scenari che peggiorano la situazione attuale.

Quale è la logica di questi atteggiamenti schizofrenici?

Il suolo è un bene prezioso e ha un valore, ambientale, sociale e economico; la perdita dei servizi ecosistemici che un terreno vergine ci offre gratuitamente ha un costo annuo di oltre 40mila euro per ettaro. Questi costi sono finanziati dalle tasse, escono dalle nostre tasche, oggi li paghiamo noi, poi li dovranno pagare i nostri figli e i nostri nipoti… e così via, per l’eternità.

Raccogliendo l’allarme della comunità scientifica, le istituzioni hanno stabilito obiettivi di ri- duzione progressiva e di azzeramento del consumo di suolo. Questo pressante invito è stato recepito dai vari livelli delle istituzioni. L’ignoranza oggi non può essere una giustificazione,

Sembra però che a Colturano la sfida di arrivare a consumo di suolo zero sia stata interpre- tata come un invito a fare in fretta e sigillare tutto il suolo fertile al più presto.

Per questi motivi abbiamo presentato le nostre osservazioni dichiarando la nostra profonda contrarietà a una variante che distruggerebbe il suolo, bene comune, fragile, la cui perdita sarebbe irreversibile. Ci auguriamo una seria riflessione e auspichiamo che possa ricomin- ciare la redazione di una variante che realmente si preoccupi della lotta al cambiamento cli- matico e che possa garantire benessere e salute alla comunità colturanese e non limitarsi a soddisfare la voracità dei costruttori.

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