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Malmö, così la Svezia scopre la via sostenibile per uscire dalla crisi

Malmö, così la Svezia scopre la via sostenibile per uscire dalla crisi

Una città industriale diventa città sostenibile ed esce dalla crisi. Il caso di Malmö, quasi 300mila abitanti, terza città della Svezia

 

Rinascere. Trasformarsi da città industriale in crisi a città sostenibile. E’ possibile, se c’è un approccio sistemico. Perché non bastano singoli buoni ma disorganici progetti: serve una idea di città.

Un caso esemplare è quello di Malmö, quasi 300mila abitanti, terza città della Svezia, che dagli anni ’80 è entrata in una profonda crisi causata dal progressivo collasso dell’industria delle costruzioni navali e poi di quella dell’industria dell’auto e del cemento. La città perdeva abitanti, aveva visto evaporare 30mila posti di lavoro, e non riusciva ad integrare i tanti migranti (il 28% degli abitanti di Malmö è nato all’estero).

Un disastro.

La scelta fu quella di trasformarla nella migliore città al mondo per lo sviluppo urbano sostenibile.  

Fu così creato il Malmö environmental program 2009-2020, si avviarono grandi progetti di qualificazione urbana. Dal Porto Occidentale, un quartiere che al 2030 ospiterà 20mila persone e che sorge dove una volta erano i cantieri navali, al quartiere di Hyrillye: in entrambi i casi si va oltre il semplice retrofitting di vecchi quartieri, come avvenne ad Augustenburg, un’area di edilizia popolare costruita nel 1948 e abitata da 3mila persone, che dal 1998 è stata riqualificata aumentando del 10% la performance energetica degli edifici. Malmö voleva di più. E così si è puntato da un lato sulla conoscenza – creazione della Malmö University, che ha sede nel porto occidentale – e dall’altro sulla trasformazione della città (grazie al ponte con la Danimarca) in un hub tra Svezia e Continente.  

Il tutto, si badi bene, in un contesto di sviluppo sostenibile.

La città sarà climate neutral entro il 2020, ed entro il 2030 userà esclusivamente energia rinnovabile.

I nuovi quartieri sono stati pensati per dare priorità al trasporto collettivo, a cicli e pedoni.

Sono state costruiti 470 chilometri di piste ciclabili (che hanno incentivato l’uso delle bici, che oggi copre il 30% degli spostamenti) e il 50% degli autobus già oggi viaggia con il biogas prodotto dagli scarti alimentari. Il 75% dei nuovi bus è poi a biogas, elettrico, ibrido o a idrogeno.

Come risultato, la qualità dell’aria è migliorata. E già oggi i giorni di sforamento dei valori delle PM10 si sono ridotti a 3 all’anno. La raccolta differenziata viaggia sul 70%, e quanto non è recuperabile o utilizzato per produrre biogas viene bruciato nell’inceneritore, che dà teleriscaldamento a 70mila abitazioni e fornisce elettricità.

Al 2020 le emissioni di CO2 della città saranno del 40% inferiori di quelle del 1990, e i consumi energetici pro capite inferiori del 20% (con obiettivo di ridurli di un altro 20% nel decennio successivo). In questo modo, puntando su conoscenza, trasporti e sostenibilità, Malmö è rinata. Per la tante aree industriali depresse del nostro Paese, e non solo del nostro Paese, davvero un esempio da imitare

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