Il nostro liceo “Primo Levi” ha ricevuto uno straordinario onore. Noi studenti siamo stati partecipi di un’esperienza unica nel suo genere: l’auditorium per due giorni, il 7 e l’8 marzo, ha subito un’inaspettata metamorfosi, trasformandosi nella pòlis dalla sette porte, Tebe, accogliendo le sempre innevate distese del monte Citerone, risuonando dei potenti ed incisivi colpi di un tamburo, delle dolci e sottili melodie di un flauto e delle ritmiche ed eleganti vibrazioni delle corde di una chitarra tramutatasi in cetra nella mistica atmosfera da cui siamo stati avvolti.
Il nostro palco è stato calcato dagli studenti del terzo anno dell’INDA, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa, giovani di eccezionale talento, affiancati dal Maestro Carlo Boso, direttore del Thèatre de Montreuil di Parigi. Essi si sono rivelati un gruppo affiatato, fondato su professionalità, spirito di squadra ed una mirabile passione nei confronti dell’arte a cui hanno scelto di votare ogni loro sforzo; sono stati in grado di portare con sé, lungo l’intera penisola, parte di quella magia emanata dalla bianca pietra che s’illumina al contatto con i caldi raggi dorati del sole siciliano, e di donarla a noi, abitanti di uno scenario del tutto dissimile dai paesaggi che divennero fonte e cornice di tutti quegli indimenticabili intrecci prodigiosi, che costituiscono l’inestimabile patrimonio della mitologia greca, da cui non cesseremo mai di essere irrimediabilmente affascinati.
L’evento ha tagliato un traguardo ben più ambizioso della tradizionale proposta teatrale, cioè quella di portare in scena un dramma di un mondo ormai scomparso, nel tentativo di far risplendere per un fugace attimo la meraviglia della quale i nostri occhi non potranno mai appagarsi appieno.
Notevole è stata l’attenta cura nei confronti dell’aspetto musicale, come la tentata resa dei ritmi che accompagnavano la recitazione, quello dei trimetri giambici per le parti dialogate e dei ben più scanditi metri anapesti per i canti corali; la musicalità costituiva di certo una componente fondamentale, che, essendo stata sapientemente mantenuta nel chiaro richiamo a monodìa e kommòs, ha conferito un ritmo incalzante ed energico al dispiegarsi dell’intreccio.
Scena e platea sono stati costantemente illuminati dalle luci dell’auditorium, in base ad un’accorta scelta del regista, che volle così ricordare la continua e totale illuminazione del teatro greco, dominato dal sole, unica fiaccola che l’uomo non ha ancora trovato il modo di spegnere e riaccendere a proprio piacimento.
Fin dal primo istante, dal prologo espositivo pronunciato da Dioniso sotto le sembianze di un giovinetto dai dorati riccioli, lo spettacolo si è prospettato intrigante, vivace ed unico nel suo genere.
Le ampie gonne dal doppio manto cromatico, nero all’esterno, rosso all’interno, che cingevano i fianchi delle Baccanti, i tirsi e le corone d’edera, oggetti rituali attribuiti al culto di Bromio, cooperavano alla suggestiva resa di un corteo di menadi in preda all’estatica frenesia che è l’aspetto essenziale dei baccanali.
Le attrici hanno saputo mantenere nei movimenti studiati sulla base di precise istruzioni quell’impulsività quasi animalesca che è propria delle seguaci di quel dio che ha attuato una feroce vendetta contro chi non era disposto a riconoscerlo come tale.
Attraverso un linguaggio semplice ma pregnante, capace di cogliere l’interesse di qualsiasi uditorio, la tragedia euripidea è stata riportata in vita a tutti gli effetti, e noi abbiamo avuto l’incredibile opportunità di assistere a questa rivivificazione del passato grazie all’impegno di tutti coloro che si sono spesi perché ci fosse offerto un tale onore. Perciò grazie alla Preside, prof.ssa C. Pragliola, al team Maieutikè, proff. Floriddia, Belardi, L’Arab, Borali, Parentella, agli attori, che ci hanno fatto dono del loro talento, al Maestro Boso e ad ogni altra personalità che ha reso possibile tutto ciò.
Grazie infinitamente a nome di tutti gli studenti.
Jacopo Militello