Redazione Recsando – Luciano Monti
foto di Pietro Del Monte – Circolo fotografico F. Ventura
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Dal “curare”, al “prendersi cura delle persone” lungo tutto il ciclo della vita.
Questa, in estrema sintesi, la trasformazione che viene richiesta al sistema della sanità che in futuro dovrà assistere la popolazione, in particolare lombarda.
Per informare la cittadinanza sui cambiamenti previsti dalla riforma in discussione in Regione Lombardia, i sindacati dei pensionati sandonatesi CGIL, CISL, UIL hanno organizzato un'assemblea pubblica mercoledi 28 gennaio in aula consigliare in cui sono intervenuti diversi operatori ed esperti del settore.
Che ci sia urgenza di cambiamenti lo dicono anche i dati sulla popolazione di San Donato: su circa 32200 resìdenti, quasi 7500 hanno più di 65 anni. Le persone sole sono 4266, di cui il 38% oltre i 66 anni. I nuclei famigliari sono 14119, di cui ben il 63% è formato da uno o due componenti.
Ad inizio serata il Sindaco Andrea Checchi,nel dare il proprio benvenuto e nel ringraziare gli organizzatori, ha sottolineato la necessità di una forte interazione nell'ambito sanitario e di una migliore definizione dei relativi compiti di ASL e dell'assistenza sociale che è a carico delle amministrazioni comunali del territorio, così come va data più attenzione alla prevenzione sociale su problemi emergenti, come è il caso ad esempio delle ludopatie provocate dalla diffusione del gioco d'azzardo.
Già dalla relazione di Tiziana Scalco, esperta sindacale,si è capito che fin da oggi per la mutata e diversa composizione demografica, sociale, lavorativa e culturale e in particolare per il notevole allungamento della vita media, l'attuale organizzazione sociosanitaria e le risorse a disposizione risulteranno rapidamente inadeguate a dare risposta ai bisogni richiesti. Il tutto, complicato dalla nascita della Città Metropolitana che richiederà di rivedere anche gli ambiti e le responsabilità delle politiche sociali e delle strutture sanitarie esistenti.
Per questo i sindacati hanno spinto per raggiungere un accordo con la Regione che preveda di invertire le priorità: una sanità che sia mirata non solo a trattare le fasi acute delle varie patologie, ma che privilegi le risposte appropriate e di qualità ai malati cronici, alla popolazione non autosufficiente e più fragile. Inoltre, che pratichi con altrettanta efficacia la prevenzione, oltre che la cura delle malattie, con incremento del sostegno e dell'assistenza domiciliare, il superamento dei ticket ed una più attenta definizione delle rette per i lungodegenti.
Va ripensata tutta l'assistenza che riguarda la vecchiaia delle persone, da considerare sempre più come una parte importante della vita, con le sue particolari esigenze di tutela del benessere personale e famigliare.
Galdino Cassavia, della ASL MI 2, ha messo a fuoco uno degli aspetti importanti della riforma, quello cioè dello spostamento di attenzione dall'ospedale al territorio. In particolare della continuità assistenziale, dal medico di base, alla guardia medica, alle farmacie, agli ambulatori comprensivi di specialisti. Va tutto rivisto, scopo e interventi del pronto-soccorso ospedaliero, spostando i servizi meno gravosi su strutture ambulatoriali del territorio più coordinate e che risultino più rispondenti alle esigenze dei cittadini.
Ciò potrebbe servire sia a ridurre le liste di attesa, sia a disintasare i pronto-soccorso.
In zona sono già in corso sperimentazioni per facilitare e semplificare i passi che gli assistiti devono percorrere quando hanno bisogno di cure.
Nel successivo intervento Mauro Martini, da 35 anni medico di famiglia a San Donato, ha fatto presente cheanche nell'ambito della categoria dei medici di famiglia sta aumentando il problema dell'invecchiamento (circa il 60% ha più di 60 anni) e del reintegro solo parziale di quelli che andranno in pensione. E' prevedibile un dimezzamento nei prossimi 10 anni.
Quindi anche dal loro punto di vista c'è un urgente bisogno di cambiare, di favorire l'aggregazione e l'interconnessione fra i vari attori coinvolti. Perché solo con un nuovo piano assistenziale che preveda una medicina di iniziativa, con presidi territoriali adeguati e con la messa in rete di gruppi di medici e di specialisti si potrà rispondere, in modo integrato, alle future richieste sanitarie e di assistenza sociale.
Nel suo intervento finale, il Consigliere Regionale PD Carlo Borghetti ha messo in evidenza come nella nostra regione, pur essendo presenti diversi esempi di eccellenza ospedaliera, ci si trova di fronte a problemi crescenti nelle fasi di assistenza locale prima e dopo la degenza in ospedale. Risposte maggiori sono però indispensabili per garantire tutte quelle prestazioni socio-sanitarie necessarie per affrontare i bisogni sociali degli anziani, dei malati cronici, le lungo-degenze, le disabilità, il disagio minorile, ecc.
Cioè di prendersi carico delle persone e dare continuità nell'assisterle al di fuori dell'ospedalizzazione. Tutti d'accordo, ma con quali risorse ?
Molte risorse anche economiche si recuperano eliminando gli sprechi esistenti e poi, in sintesi, nel:
– fare più prevenzione ed aumentare l'offerta socio-sanitaria, perché si risparmia;
– rivedere l'eccessiva offerta di posti letto ospedalieri, parte dei quali va trasformata in presidi di comunità e questo permette notevoli risparmi;
– le RSA (case di riposo) sia pubbliche che private sono risorse straordinarie, ma bisogna rendere più flessibile l'utilizzo dei posti letto anche per periodi limitati;
– più programmazione delle ASL esistenti in sinergia con i piani sociali preparati dai comuni permette di evitare doppioni e di ottenere servizi più efficienti con minori spese;
– più integrazione fra i vari soggetti per farli lavorare di più e meglio, in luoghi dedicati che il PD vorrebbe definire come presidi di comunità presenti nel territorio.
Ma quando verrà approvata ed attuata la riforma in discussione ? E' difficile dirlo perché alla proposta attuale si stanno aggiungendo nuove proposte presentate da altri partiti e non si riesce a prevedere con quali tempi si potrà arrivare a delle conclusioni approvate.
Infine, in risposta ad una domanda dal pubblico, il Consigliere Borghetti ha poi detto che per contrastare il fenomeno della corruzione nella sanità il PD propone sia un diverso sistema delle nomine (Presidenti e Direttori Generali) con una selezione molto più attenta ai curriculum, sia maggiori controlli non solo amministrativi, ma che entrino nel merito dell'adeguatezza e qualità delle prestazioni e dei servizi erogati.