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L’ultima crociera dell’Arandora Star

L’ultima crociera dell’Arandora Star

Fra le varie iniziative ed incontri previsti nel corso del Mese delle Associazioni, a cura del Forum Associazioni Culturali sandonatesi, si è svolta venerdì 12 presso Cascina Roma una conferenza organizzata da ANPI San Donato Milanese “sezione Gina Bianchi” dedicata all’ultimo viaggio della nave Arandora Star affondata nel 1940, pochi giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
Quella dell’Arandora Star è una storia troppo spesso dimenticata, nonostante sia stata una tragedia in cui circa 800 persone persero la vita e ben 446 di queste erano italiane.
Era una nave da crociera riadattata che stava trasportando verso il Canada circa 1500 internati, per la maggior parte italianiemigrati in Inghilterra, dove vivevano e lavoravano, ma che dall’entrata in guerra dell’Italia vennero internati perché considerati “nemici stranieri” dal governo inglese. Successivamente fatti imbarcare su quella nave che partì alla volta del Canada il 1° luglio 1940 dal porto di Liverpool ma che il mattino dopo, al largo delle coste irlandesi, fu silurata e affondata da un sommergibile tedesco.
Come ricordato dal primo relatore, Beppe Conti (Presidente dell’Associazione Vittime Arandora Star), i caduti italiani erano di tutte le estrazioni sociali, originarie di tutte le regioni italiane (con una larga prevalenza dell’Emilia Romagna, Toscana e Lazio) e fra loro anche antifascisti ed ebrei italiani, rifugiati in Gran Bretagna a causa delle leggi razziali emanate nel 1938.
Al pari di altre tragedie dell’emigrazione, erano perlopiù emigrati che per fuggire dalla miseria e dalla fame avevano cercato in suolo britannico un futuro per loro e per i loro figli, ma che il governo britannico decise all’improvviso di considerare come nemici, spie e persone da privare dei loro diritti.
Va ricordato che tutta la zona dell’Appennino tosco-emiliano è caratterizzata da una lunga storia di emigrazione, quindi non è per caso che quasi un centinaio di vittime provenisse dalla provincia di Parma, in particolare dall’Appennino.
Il paese di Bardi in provincia di Parma, è il comune con il più alto numero di vittime in questa tragedia: 48 capifamiglia, quasi tutti arrestati in Galles, dove si erano stabiliti già da diversi decenni.
Una comunità che dimentica il proprio passato e le proprie radici è destinata a spegnersi e la tragedia dell’Arandora Star fa parte della nostra storia, come lunga storia legata all’emigrazione italiana.

E’ poi intervenuta Maria Serena Balestracci, che dall’inizio del decennio scorso ha raccolto decine di testimonianze di parenti delle vittime che ha raccolto nel volume “Arandora Star, una tragedia dimenticata” aggiornato e ripubblicato con il titolo“Arandora Star. Dall’oblio alla memoria”.
Ha raccontato come è arrivata, quasi casualmente, ad imbattersi in questa tragedia nel periodo in cui stava preparando la sua tesi di laurea. Su suggerimento dell’insegnante di inglese proveniente dal Galles dove aveva sentito parlare di quel fatto, andò a Bardi alla ricerca di una cappella che era stata costruita in ricordo delle vittime di quel paese. Quella visita ed i successivi incontri fecero scattare in lei un forte interesse ad approfondire, a ricercare documentazione ed a raccogliere varie testimonianze anche in altre zone d’Italia.
Da allora ha continuato a darsi da fare per togliere quel velo di silenzio che avvolgeva la vicenda e perchè sempre più persone ed istituzioni venissero informate e coinvolte. Importanti comunicatori della vicenda sono poi stati giornalisti come Gian Antonio Stella, Corrado Augias ed altri.
Fra i vari testimoni incontrati, alcuni erano presenti alla serata in Cascina Roma e sono intervenuti raccontando la propria esperienza.

L'ultima Crociera dell'Arandora Star

Ha iniziato Rupert Limentani, che ha raccontato quanto successe a suo padre Umberto Limentani, sopravvissuto al naufragio. Era un avvocato milanese cui fu impedito di esercitare la professione dopo le leggi razziali del 1938 e che fu costretto ad emigrare per cercare lavoro. Lo trovò in Inghilterra, come collaboratore della BBC e diventò una delle voci di Radio Londra che trasmetteva tutti i giorni. Nonostante tutti i controlli effettuati sulle sue credenziali prima dell’assunzione alla BBC, quando nel 1940 la Gran Bretagna decise di fare internare tutti i maschi italiani, tedeschi e austriaci dai 16 ai 70 anni, fu anche lui internato presso una fabbrica dismessa e dopo meno di un mese imbarcato sull’Arandora Star.
Si salvò dopo che per un paio d’ore rimase aggrappato ad un rottame di legno e riuscì poi a raggiungere a nuoto una scialuppa stracolma di gente che lo caricò a bordo.
Quando si parla della memoria si intende parlare, giustamente, dell’importanza di ricordare le vittime di una tragedia, che è doveroso non dimenticare. Ma parlare della memoria significa anche ricordare la situazione che ha causato quella tragedia. Ogni volta che si ha a che fare con un contesto di forte immigrazione, si crea una difficoltà fra i due popoli a conoscersi e non conoscendosi, si è portati a non fidarsi l’uno dell’altro.
La xenofobia che si era sviluppata nel mondo inglese negli anni ‘39-40 era dovuta alla totale non conoscenza di chi erano davvero gli immigrati italiani, altrimenti si sarebbero resi conto che non c’era alcun motivo per giustificarne l’internamento.
L’opera di divulgazione che si sta facendo per ricordare l’Arandora Star, dovrebbe servire anche a noi per contribuire, anche oggi, a conoscersi con chi arriva e conoscendosi potersi maggiormente fidare l’uno dell’altro.

E’ poi intervenuta Graziella Ferabolifiglia di Ettore Feraboli, una delle vittime dell’affondamento dell’Arandora Star. Il padre era un violinista cremonese, la madre era anche lei italiana, pianista e concertista. Si erano conosciuti a Londra, entrambi per motivi di lavoro come musicisti ed avevano poi fatto insieme alcuni concerti. Da allora avevano vissuto felicemente a Londra, si erano sposati, era nata la figlia Graziella. Entrambi lavoravano e Graziella aveva già cominciato a frequentare la scuola, fino a quando Mussolini dichiarò l’entrata in guerra, il 10 giugno 1940.
Il giorno dopo due agenti della polizia inglese andarono a casa loro e prelevarono Ettore senza fornire spiegazioni o informazioni sulla destinazione.
La testimonianza di Graziella Feraboli si è poi soffermata nel racconto delle vane ricerche effettuate successivamente, anche insieme ai parenti di altri italiani prelevati nello stesso modo, per avere notizie. Questo fino a quando non ebbero la comunicazione che Ettore Feraboli era dato per disperso.

Romeo Brogliaha raccontato di essere stato coinvolto, in quanto cittadino di Borgotaro, dalla vicenda dell’Arandora Star dopo essere venuto a conoscenza che i pescatori dell’isola di Colonsay (Ebridi) commemoravano ogni anno la data del 6 agosto 1940, data in cui raccolsero sulla spiaggia e poi seppellirono il corpo, riconosciuto per una targhetta identificativa, di Giuseppe Delgrosso di Borgotaro, Da quella notizia Romeo Broglia, si poi è speso fino a che il Consiglio comunale di Borgotaro, come ringraziamento per quel gesto di umanità, ha concesso la cittadinanza onoraria ai 130 abitanti dell’isola di Colonsey.
Ha terminato ringraziando l’Associazione Vittime Arandora Star ed in particolare il suo presidente, che va considerato a tutti gli effetti come un custode della memoria.

Infine Maura, cheha testimoniato di avere saputo solo un anno e mezzo fa che Cesare Vairo, cugino di sua nonna, era nell’elenco delle vittime dell’affondamento. Dai racconti della nonna sa che questo cugino era di Milano e avrebbe compiuto di li a poco 49 anni. Era emigrato in Inghilterra e risiedeva da anni a Londra, dove era anche giornalista come corrispondente dalla Gran Bretagna per l’Italia.
Molto probabilmente si trova sepolto da qualche parte su un’isola o sulle coste in Irlanda.

A nome dell’ANPI San Donato, Antonia Broglia ha concluso la serata riprendendo il monito uscito dai diversi interventi e testimonianze. Da storie come quelle sentite questa sera va raccolto un messaggio positivo ed attuale di cui fare tesoro perchè serva per interpretare il presente ed imparare ad assumere degli atteggiamenti nei confronti della situazione in cui viviamo. Questa storia ci dice molto di come siamo, di che paese siamo stati e di che paese possiamo essere, nonostante questi giorni appaiano particolarmente bui.

La Redazione RecSando ritiene utile rendere disponibile la registrazione audio di tutti gli interventi, che può essere ascoltata in podcast da chi fosse interessato.

Luciano Monti – Redazione Recsando
foto di Flaminio Fani

evento: Anpi San Donato – Cascina Roma

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