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L’economia della Pace

Pace è l’insieme delle condizioni e regole della società che favoriscono insieme la gestione dei conflitti e il benessere sociale. La pace va vista come un “asset”, un bene patrimoniale della società.

La sera del 13 febbraio, nella sala Previato di Cascina Roma abbiamo incontrato Raul Caruso, economista della Pace.
L’economia della pace non ha soluzioni per i conflitti già esplosi, per il contingente, guarda alla qualità e ai tempi lunghi, e i conflitti li previene.
Il conflitto, la guerra, sono sempre il risultato di un percorso economico organizzato per quel fine.
Caruso ha indicato la parzialità del tasso di crescita del PIL come misura di una economia. Il PIL è un dato neutrale, rispetto alla sua composizione. Invece è proprio la sua composizione che dà il senso delle prospettive. Anche il leggere gli indicatori ecomonici di breve periodo, mese per mese, sintomo di finanziarizzazione dell’economia, è limitante, mentre andrebbe recuperato il senso del tempo nella politica economica.
Sarebbe meglio parlare di produttività, di creatività organizzata, con riferimento ai tempi più lunghi. Produttività e creatività sono alternativa a speculazione e profitto senza beneficio sociale.
Uscire dalla neutralità, seguendo una intuizione antica (i Francescani del XIII secolo): si deve distinguere ciò che è produttivo, che vale la pena di sostenere, da ciò che è solo speculazione. La produzione e l’economia intorno al settore militare permette di realizzare profitti e fa crescere il PIL ma non è produttivo; nella storia ha portato a guerra e fallimento di stati.

L’economia della pace orienta verso l’investimento produttivo. Non significa il rifiuto di ogni logica di difesa, piuttosto il contenimento degli investimenti in armi. perchè nella storia (es. Terzo Reich) e nell’attualità (es. Russia e Turchia) è chiaro che l’eccesso di investimento militare è legato con la politica dittatoriale e con l’evoluzione versa la guerra e.anche in tempo di pace provoca costi e danni da riparare.   
Caruso ha lanciato una proposta di un indicatore nuovo, la proporzione tra spesa per le armi e spesa per istruzione e formazione. Oggi in Italia è 1 a 2.5, in USA e Russia è 1 a 1, in Canada invece 1 a 4.5 e anche in Germania è 1 a 3,5. Da noi c’è spazio per considerare questa lettura dell’economia e per migliorare questo rapporto.      

Associazione Lazzati – Luca Zamberletti

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