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Investita ed uccisa da un autobus sulla via Emilia, chiesto processo per l’autista

Chiesto il rinvio a giudizio per Ettore T., 51 anni, l’autista dell’autobus della linea 140 che lo scorso 4 novembre secondo l’accusa ha investito e ucciso senza rendersene conto Renata Vago, una 65enne i cui resti sono stati trovati sparsi per 4 chilometri lungo la via Emilia. L’udienza preliminare è stata fissata per l’11 giugno davanti al gup Fabio Antezza.

La richiesta è stata firmata dal pubblico ministero Silvia Perrucci, all’esito delle analisi genetiche sulle tracce organiche repertate sul bus finito nel mirino degli inquirenti quando un’automobilista si è presentata dai vigili a raccontare di aver visto il corpo di Vago staccarsi dall’autobus a 43 metri di distanza dal punto in cui sarebbe stata investita, ovvero all’angolo tra via Morandi e via Emilia, di aver pensato in un primo momento che si trattasse di un sacco della spazzatura e di essersi resa conto che doveva trattarsi della donna dopo aver letto sui giornali dell’accaduto.

Il conducente, che ha sempre negato di essersi accorto di aver investito qualcuno, è accusato di omicidio colposo, ma è caduta l’ipotesi di omissione di soccorso, perché anche i passeggeri interrogati dalla polizia giudiziaria hanno confermato che, forse a causa del rumore della pioggia che batteva forte quel pomeriggio e dell’oscurità, nessuno si era reso conto dell’accaduto.

Invece, nella ricostruzione degli inquirenti, la 65enne è stata investita intorno alle 17.20 del 4 novembre dalla parte posteriore destra dell’autobus che come lei arrivava da via Morandi, mentre attraversava via Emilia per raggiungere piazza Tevere. I familiari hanno spiegato che la donna faceva sempre quella strada quando rincasava, dopo aver fatto la babysitter. Ma soprattutto sulle strisce pedonali di quell’incrocio i vigili hanno poi ritrovato le sue scarpe e il suo cappello.

Si tratta di un attraversamento molto pericoloso, anche se regolato da semaforo, perché si trova subito dietro a una curva. Le telecamere di sicurezza, purtroppo, non inquadrano l’incrocio, per cui dell’investimento non ci sono filmati e non è dato sapere se a Vago, che in ogni caso aveva la precedenza rispetto all’autobus, vada imputata un’imprudenza nell’intraprendere l’attraversamento. Non è dato sapere, per esempio, se sia scesa dal marciapiede mentre il semaforo era ancora rosso, anche se in questo caso sarebbe stato rosso pure per l’autobus. Tuttavia i filmati di altre telecamere lungo via Emilia mostrano in quei momenti cruciali il passaggio dell’autobus e, tre minuti dopo, quello dell’automobilista che dopo qualche giorno contatta i vigili, che si vede sterzare a 43 metri dall’incrocio per evitare il corpo di Vago staccatosi dal mezzo.

L’automobilista ha messo a verbale che, mentre continuava la sua marcia dopo aver creduto di aver evitato solo “un sacco della spazzatura”, ha “visto strisciare sotto il bus qualcosa di simile a uno straccio”. E qui sono gli inquirenti a ipotizzare che si trattasse della giacca di Vago, trovata a 4 chilometri di distanza dal luogo dell’incidente insieme agli occhiali e al suo telefono.

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