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Il 28 Giugno di ogni anno a Zivido sarà festa… per sempre!

La ricorrenza della dedicazione di una chiesa è infatti un giorno di festa per la comunità. E il 28 Giugno 2015 la chiesa di Zivido, di nuovissima costruzione, aperta al culto nel 2008, è stata ufficialmente consacrata dal Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano e dedicata a Maria Vergine Donna Nuova.

Nel saluto all’Arcivescovo, don Franco spiega diversi motivi del perché di questa dedica: è l’appellativo con cui Gesù chiama sua madre in due occasioni: le nozze di Cana (che ho da fare con te, oh Donna? Non è ancora giunta la mia ora! E quando era sulla Croce: Donna, ecco il tuo Figlio, indicandoLe il discepolo che Lui amava); e anche, il Beato Papa Paolo Sesto, Giovanni Battista Monti, chiamò la Madonna “Donna Nuova”, in Lei il popolo ha visto la perfetta cristiana, modello per la vita della Comunità. Il titolo di Donna è anche stato usato più volte, dai Papi, come San Giovanni Paolo 2° e da Vescovi, come Mons. Tonino Bello.

E’ un evento storico, che sarà ricordato negli anni a venire come una giornata di Gioia e di Letizia per i fedeli del quartiere sangiulianese, riuniti intorno al loro parroco don Franco Donati, che due giorni prima ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio, e il vicario parrocchiale don Emanuele Kubler Bisterzo. Ad accogliere l’Arcivescovo anche il Prevosto della Città, Don Luca Violoni, appena nominato decano dai sacerdoti di San Donato e San Giuliano come annunciato dallo stesso Cardinale. A concelebrare la solenne Liturgia anche il Vicario Episcopale della zona VI Mons. Piero Cresseri, don Stefano Crespi Vicario in San Giuliano Martire fino al 2013 e don Luciano Capra, segretario del cardinale.

Per le Autorità civili e militari erano presenti il sindaco Alessandro Lorenzano, l’Assessore Maria Morena Lucà, il presidente del consiglio comunale Giocondo Berti, il comandante della Polizia Locale Marco Simighini, il tenente Petrosino della Tenenza dei Carabieri di San Donato; Fedeli d’eccezione nella prima panca i Marchesi Brivio –Sforza donatori del terreno su cui sorge l’edificio. Dietro di loro le suore storiche di Zivido, dell’Ordine Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù, con anche la Madre Generale Suor Annamaria Draghi. E inoltre: la Protezione Civile con il Comandante Maurizio Bertozzi e i volontari a garantire l’ordine pubblico; la Croce Bianca con il Comandante Simona Palma con i volontari della sede sangiulianese, con una ambulanza per eventuali necessità. In uno scambio cordiale prima della messa, l’alto prelato ha fatto i complimenti, attraverso il primo cittadino, alla Città. Capace di superare attriti e divisioni che a volte si possono creare tra istituzioni e chiesa, mettendo in atto la massima collaborazione tra i loro rappresentanti a favore del bene comune, non è scontato sia così… La dedicazione di una Chiesa comprende oltre alla liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, una serie di gesti che la rendono unica nelle liturgie. Ogni parte dell’edificio viene benedetta singolarmente.

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Il primo gesto è la consegna delle chiavi della Chiesa da parte del parroco, al Vescovo: simboleggia la consegna della Chiesa al successore degli Apostoli. A questo segue la Benedizione dell’Acqua nel nuovo Battistero , posato nel corso della settimana. Una grande mano in marmo, che contiene l’acqua usata per aspergere il popolo in segno di penitenza e in ricordo del Battesimo, oltre che per aspergere le pareti e l’altare.

Prima della Liturgia della Parola, il Vescovo benedice il Lezionario, mensa della Parola, simboleggiata dall’Ambone. Da qui viene proclamata la Parola di Dio durante le celebrazioni. Dopo le letture e l’Omelia dell’Arcivescovo, egli invita a pregare invocando i santi, affinché quanto in questo giorno si compie, sia per tutti motivo di crescita spirituale: poggiando su Cristo, pietra angolare, si è così chiamati a essere pietre vive, a formare l’unica Chiesa.

I gesti successivi sono molto particolari, tanti dei presenti non hanno mai assistito a una dedicazione. Si pensi che l’ultima a San Giuliano è quella del 1984, in via De Nicola, dedicata a San Carlo Borromeo. Dunque bel 31 anni fa. Si usa l’olio crismale, quello dei Sacramenti. Con il Crisma vengono unte le pareti e le colonne, segno che la comunità che vi si riunisce appartiene a Dio; e l’Altare, simbolo di Cristo, scelto e consacrato dallo Spirito Santo per portare la Salvezza. Segue l’Incensazione dell’Altare, della chiesa e del popolo: il profumo dell’incenso che salga verso il cielo, come la preghiera salga verso il Signore. Infine l’Altare si copre con la tovaglia, per ricordarne il sacrificio ma anche una mensa imbandita.
L’ultimo segno è l’Illuminazione dell’Altare e della Chiesa: per ricordare che Cristo è luce per illuminare le genti.
 

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Per l’omelia l’Arcivescovo, attinge alle letture, ma poi si collega ai giorni nostri, ripensando alla situazione mondiale attuale cosi rivestita di ombre, con noi europei che facciamo fatica ad accorgerci di ciò che accade. Ne parla con la tristezza di chi settimana scossa è stato in Irak, zona martoriata dai terroristi dell’ISIS, dove una intera comunità in questa guerra ha perso tutto, indistintamente dalla classe sociale da dove arrivavano: “non possiamo più accomodarci in un narcisismo teso alla richiesta di diritti”. Da cristiani bisogna indicare con la vita quotidiana la bellezza dell’essere seguaci di Gesù.: “nella condivisione del dolore, nella difesa della vita, nel senso della bellezza dell’amore, sul lavoro, sull’edificazione della giustizia, nell’accoglienza di chi arriva tra noi, nel nell’educazione, per il bene di tutti e della città, sottolineando quanto questo sia importante per la futura metropoli, non dovendola più pensare come periferia. E riferendosi alla nostra città , continua più tardi nelle raccomandazioni che lascia alla città a ricordo della visita pastorale da parte del Vescovo, che la zona di Zivido , è interessante dal punto di vista demografico: è infatti una delle aree in cui i ragazzi sono più del doppio degli anziani, ricordando anche che si tratta di un borgo di circa 700 persone negli anni 80, agli attuali 7000. Ma auspica anche una sempre maggior coesione nel cammino futuro tra le sette parrocchie, onde evitare l’indebolimento delle parrocchie stesse che si presenterebbe se non si avesse la capacità di uscire verso tutti gli ambienti. Affronta anche il tema dell’importanza della famiglia, punto di forza dell’amore che da vita. E parla anche dell’innamoramento dei giovani: “Oggi è diffusa l’idea che non sia necessario imparare ad amare, atto che esige un approfondimento della conoscenza tra la coppia, per imparare cosa significa la responsabilità di una famiglia, facendosi aiutare anche dai sacerdoti”. E’ contento della cura rivolta dell’oratorio, espressione della chiesa ambrosiana, e agli spazi. Si raccomanda per la cura del catechismo dell’iniziazione cristiana, loda la presenza del gruppo famiglie, sa della presenza del cammino neocatecumenale (che si riconosce per la presenza di tanti bambini). Termina ringraziando don Franco, a cui augura di continuare la festa per i suoi 50 anni di sacerdozio, a cui dona una casula. La preghiera finale per la Pace e un ricordo per le vittime degli attentati di questi giorni.
Redazione RecSando Angela Vitanza – Servizio fotografico Luigi Sarzi Amadè

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