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Consumo di suolo: bilancio di un anno. Solo ombre nel 2022

Chi siamo

Siamo cittadini, rappresentanti di associazioni ambientaliste, culturali e naturalistiche1 della zona a Sud Est di Milano2 che, dopo aver contribuito alla raccolta di firme per la proposta di una legge europea contro il consumo di suolo, hanno deciso di unirsi per monitorare e com- battere la cementificazione sul nostro territorio.
La difesa del suolo va di pari passo con la tutela dell’agricoltura, del paesaggio e dei beni architettonici, oggi oscurati da capannoni, spesso abbandonati e fatiscenti, da innumerevoli centri commerciali e da mega insediamenti di logistica, che stanno crescendo come funghi velenosi sul nostro territorio, peraltro senza alcun quadro di riferimento. Per questo ci bat- tiamo per la salvaguardia delle aree agricole, delle oasi naturalistiche, dei boschi, per la di- fesa della biodiversità e per la tutela del patrimonio culturale, i segni del nostro passato, della nostra storia e della nostra cultura: palazzi, mulini, cascine, chiese e castelli.

A livello locale, abbiamo costituito una rete di sentinelle che ha il compito di segnalare progetti che, nei loro comuni, sottraggano suolo e bellezza a un territorio già gravemente devastato. Insieme poi ci muoviamo per contrastarli.

A livello nazionale ci battiamo affinché venga approvata una legge che:

  • arresti definitivamente il consumo del suolo;
  • sancisca che le esigenze insediative e infrastrutturali siano soddisfatte esclusivamente con il riuso e la rigenerazione urbana;
  • definisca le previsioni edificatorie dei PGT comunali su terreni liberi come mere indica- zioni e non acquisizione di diritti da parte dei Questo toglierebbe a molti am- ministratori l’alibi di consumare suolo perché già previsto dai loro predecessori;
  • vincoli la destinazione degli oneri di urbanizzazione solo alla realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria che non comportino nuovo consumo di suolo e/o

1 L’Osservatorio è un organismo composto dalle strutture locali di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logistica Sordio-San Zenone, Associazione per i Vivai proNatura, Associazione per il Parco Sud Milano, Associazione N>O>I Network Organizzazione Innovazione, Associazione Cittadini di Paullo, Comitato salviamo gli alberi di via Galvani a Peschiera Borromeo, Comitato Salviamo il Pratone, Comitato No Logistica di Paullo e Associazione Culturale per l’Autogestione

2 Il perimetro su cui operiamo è quello definito dalla Città Metropolitana come Area Omogenea del Sud Est Milano, terri- torio che comprende i comuni di: Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Mediglia, Melegnano, Pantigliate, Paullo, Peschiera Borromeo, San Colombano al Lambro, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, San Zenone al Lambro, Tribiano, Vizzolo Predabissi a interventi di risanamento, riuso, rigenerazione, messa in sicurezza e riqualificazione delle città, dell’ambiente e del paesaggio;

  • imponga l’obbligo di valutazione di impatto paesaggistico ed ecosistemico anche in zone non a vincolo paesaggistico. Proprio dove il paesaggio è più trasformato c’è biso- gno di riportare armonia e bellezza; non basta piantare qualche albero per compensare i danni ambientali e paesaggistici che si realizzano.

Il nostro territorio

Per secoli il nostro territorio, insieme agli altri comuni del Basso Milanese, è stato l’orto di Mi- lano. Questo fino agli anni Cinquanta quando la modernità ha spopolato i campi e i contadini sono andati in fabbrica a lavorare.

Ora lo scenario economico mondiale è nuovamente cambiato e il nostro ruolo nell’economia della metropoli è tornato ad essere quello di distributore, però di merci solo in transito nel nostro territorio.

La differenza tra questi due modi di essere di servizio alla città è però sostanziale: mentre nel passato il territorio produceva cibo ed anche i suoi abitanti ne condividevano i benefici, oggi a noi milanesi del Sud Est di questo di ruolo di supporto logistico alla metropoli restano solo i di- sagi: consumo di suolo, aumento del traffico e dell’inquinamento.

Il rapporto ISPRA

Da decine di anni gli scienziati spiegano l’importanza del suolo e la sua funzione di conteni- mento del cambiamento climatico. Da anni i massimi organismi mondiali ed europei fissano obiettivi per il contenimento del consumo di suolo.

Ci si aspetta che i nostri amministratori, consapevoli della responsabilità che hanno nei con- fronti del pianeta e – in ultima analisi – verso i cittadini che amministrano, abbiano compreso questi messaggi e stiano operando per costruire un futuro migliore.

Ahimè, così non è, dal Rapporto su consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosi- stemici dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale scopriamo che nel 2021 il consumo di suolo non solo non si è fermato ma un nuovo record che è stato stabilito. Alcuni estratti del rapporto:

La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata al 7,13% (7,02% nel 2015,) rispetto alla media UE del 4,2%. La percentuale nazionale supera il 10% all’interno del suolo utile, ovvero quella parte di territorio teoricamente disponibile e idonea ai diversi usi.

Le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 69,1 km2, ovvero, in media, circa 19 ettari al giorno, il valore più alto degli ultimi 10 anni […] facendo perdere al nostro Paese 2,2 metri quadrati di suolo ogni secondo e causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole. I valori percentuali più elevati del suolo consumato sono in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%;

[…] Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori. Nello stesso periodo, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (oltre tre milioni di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2, a quanto emettereb- bero più di un milione di autovetture con una percorrenza […] totale di oltre 90 miliardi di chilometri per- corsi, più di 2 milioni di volte il giro della terra.

[…] Questo consumo di suolo recente produce anche un danno economico potenziale che supera i 3,6 miliardi di euro ogni anno, a causa della perdita dei servizi ecosistemici del suolo. La stima arriva a supe- rare gli 8 miliardi di euro l’anno se si considera il consumo di suolo degli ultimi 15 anni (2006-2021).

[…] Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, sia per la componente legata ai flussi, sia per la componente legata allo stock, si può stimare, se fosse confermata la velocità media 2012-2021 anche nei prossimi 9 anni e quindi la crescita dei valori economici dei servizi ecosiste- mici persi, un costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, compreso tra 78,4 e 96,5 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le infiltrazioni delle acque piovane di cui parla il rapporto ISPRA, è di questi giorni la notizia, pubblicata su Il Cittadino di Lodi del 14 gennaio, che:

[…] nel Sud Milano sono previsti 4 innovativi “Progetti spugna”, di cui tre a San Giuliano e uno a Mele- gnano, per un valore complessivo di un milione 867mila euro.

[…] L’ambizioso traguardo è quello di immagazzinare l’acqua piovana nelle aree densamente abitate, evi- tando così anche il fenomeno degli allagamenti, che al posto di essere incanalata e drenata nella fogna- tura, entrerà a fare parte di un circuito virtuoso con vantaggi in termini climatici e ambientali. Non solo. In base agli esperti ciascun Progetto spugna comporterà anche delle migliorie di carattere ecofunzionale, nonché sociale, naturalistico ed economico. Si ridurranno ad esempio i danni creati dalle bombe d’acqua, grazie anche al contenimento delle cosiddette “isole di calore” che ne sono causa, e verrà sostenuta la biodiversità.

Due milioni di euro delle nostre tasse solo per tamponare parzialmente i rischi di allagamenti conseguenti alla cementificazione in due comuni. E i nostri amministratori gongolano quando incassano trenta miseri denari di oneri di urbanizzazione.

Un altro dato emerge dal rapporto ISPRA: si continua a costruire anche se ci sono edifici disponibili:

Il 25% dell’intero suolo consumato è rappresentato dagli edifici (5.400 km2) che continuano ad aumen- tare costantemente (+1.125 ettari), distribuendosi tra aree urbane compatte (32%), aree suburbane e pro- duttive (40%) e aree rurali (28%). Oltre 310 km2 di edifici risultano non utilizzati e degradati, una superfi- cie pari all’estensione di Milano e Napoli.

Una ulteriore riflessione, che non compare nel rapporto, è l’andamento demografico.

L’ISTAT, con il suo Censimento permanente della popolazione, segnala che il decremento degli abitanti in Italia è in costante decrescita: i 60,3 milioni del 2015 si sono ridotti a 59 nel 2021, una diminuzione del 2,16%.

Nello stesso periodo la copertura artificiale del suolo è aumentata dal 7,02 al 7,13%. Anche in questo caso ci si aspetterebbe uno stop, o quanto meno una riflessione, sull’op- portunità di nuovi insediamenti. Così non è; in genere i PGT ipotizzano, per meglio dire si

inventano, numeri in aumento solo per poter dimostrare che occorrono nuovi edifici. A Mele- gnano, comune maglia nera per consumo di suolo nel Sud Est Milano, in cui sono previsti nuovi insediamenti industriali e logistici che farebbero aumentare del 10% la percentuale di suolo sigillato, la nuova amministrazione, di fronte ad un decremento del numero dei resi- denti, decide di avviare, in tempi brevi, una serie di piani edilizi.3

L’illogicità di questa decisione troverebbe giustificazione in una visione vecchia di cosa serve per un rilancio di una città: non la sua vivibilità, la presenza di strutture e servizi ma solo il numero degli abitanti.

Oltre ai costi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici, ci sono quelli dei danni originati dal cambiamento climatico. Il clima è già cambiato, un report dell’Osservatorio Città-Clima di Legambiente, fa il triste bilancio di tutte le calamità dovute al cambiamento climatico.

Uno degli aspetti meno impattante, almeno nello scorso anno, in Italia sotto il profilo econo- mico sono le ondate di calore che però:

La frequenza delle ondate di calore estreme potrebbe aumentare di oltre il 30% nei prossimi anni. Questo significa, ad esempio, che le condizioni meteorologiche dell’estate 2022 potrebbero diventare normali in varie aree d’Europa.

Non possiamo però dimenticare che le temperature estreme, ancor più elevate di quelle che abbiamo subito in Italia, hanno causato, in Spagna quasi 3mila morti.

 
   

3 Fonte: Intervista dell’assessore all’urbanistica rilasciata al Cittadino di Lodi e pubblicata in data 12 gennaio 2023.

Ma l’aumento della temperatura del pianeta è causato dai cambiamenti climatici ma, scrive il Rapporto ISPRA, è aggravato dall’aumento del consumo di suolo.

Tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con il fenomeno delle isole di calore e la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa che, rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 3°C nelle città più grandi.

A un clima di caldo estremo, tra le altre conseguenze, si collegano anche fenomeni di piogge intense, a loro volta causa di alluvioni e frane.

Dal 2010 a fine ottobre 2022 sono stati 1.503 gli eventi con danni e con 287 vittime. La Lom- bardia è al secondo posto, dopo la Sicilia.

Nei primi 10 mesi del 2022, passato tra siccità e alluvioni, si sono registrati 254 eventi e fenomeni meteorologici estremi, che hanno causato 17 morti. Esondazioni, allagamenti, frane, grandinate, siccità, trombe d’aria, temperature estreme. Un disastro al giorno.

Lo scorso anno anche il Sud Est Milano è stato coinvolto: il 1° aprile una tromba d’aria ha causato danni e cadute di alberi a San Donato Milanese.

Questi eventi ci sono costati, negli ultimi nove anni, 13,3 miliardi di euro: per tamponare le ferite prodotte all’ambiente abbiamo speso il quadruplo di ciò che spendiamo in preven- zione.

Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, già implementato da ventiquattro paesi europei, da noi giace dimenticato sul fondo di qualche cassetto.

Si tratta di uno strumento di programmazione essenziale per un paese come il nostro, segnato paese se- gnato da una grave fragilità idrogeologica. Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici.4

Il PNACC avrebbe certamente ridotto il numero di questi eventi estremi.

Ma la cosa ancor più preoccupante e grave della mancata introduzione del Piano emerge dal rapporto ISPRA:

Il consumo di suolo è meno evidente all’interno delle aree protette (dove si registrano comunque 75 ettari in più nell’ultimo anno) e nelle aree montane. È invece presente all’interno delle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1.270 ettari), entro i 10 km dal mare (+1.353 ettari), in aree a pericolosità idraulica media (+992 ettari), in aree a pericolosità da frana (+371 ettari) e in aree a pericolosità sismica (+2.397 ettari).

Si continua a costruire in aree classificate come a pericolose.

When will they ever learn!

Quando impareranno! si chiedeva Pete Seeger in una bella e famosa canzone antimilitarista. Non hanno ancora imparato a praticare la pace, dalla Seconda guerra mondiale non è pas- sato un anno senza che nuove battaglie si combattessero e soldati e civili riempissero i cimi- teri.

When will they ever learn!

Quando impareranno! Molti nostri amministratori non hanno ancora capito, o si fingono col- pevolmente distratti, che cedere alle pressioni dei costruttori in questi casi è un atto criminoso. La natura non si china supina ai voleri dell’uomo il territorio italiano si ribella.

Il consumo di suolo e rischi futuri nel Sud Est Milano

 Il bilancio che facemmo nello scorso anno lasciava intravedere una fioca luce, quest’anno dobbiamo a malincuore registrare che le cose continuano a peggiorare.

Il Sud Est Milano, ha perso nel 2021 altri 10 ettari di suolo, valore simile a quello del 2020. Il comune peggiore è Paullo con 5,7 ha. Tra i 15 comuni dell’area omogenea Sud Est Milano,




4 Da una nota stampa dell’attuale ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica solo Colturano, Pantigliate, San Donato Milanese e San Zenone al Lambro non hanno con- sumato suolo.

Ma quello che ci fa temere per il futuro sono le parole dei sindaci, intervistati Cittadino (il Brindisi dei sindaci) sulle cose fatte e i progetti per il futuro. Nessuno ha nemmeno accen- nato al consumo di suolo o alla tutela della bellezza del paesaggio, solo in qualche rara e lodevole eccezione si è parlato di verde, per il resto le parole usate dai sindaci per raccontare l’anno chiuso e prevedere il futuro sono state: grandi opere, parcheggi, rotatorie, nuova viabilità, nuove strutture, rivoluzione industriale.

Alcuni progetti sono già annunciati e alcuni rischi compaiono all’orizzonte,

A Melegnano è in arrivo un Data Center che, con le strutture di corredo, sigillerà oltre 200mila metri quadrati di suolo agricolo, il 4% dell’intero territorio comunale. Resta ancora aperta la vicenda San Carlo, che avrebbe un impatto maggiore. È stata poi avviata una va- riante al PGT, le cui nefaste premesse sono state annunciate dall’assessore nell’intervista sopra citata.

A San Donato restano ancora aperti i due grandi interventi ipotizzati dalla precedente ammi- nistrazione: edilizia sia privata sia pubblica sul Pratone e Sport City Life nell’area di Cascina San Francesco.

A Colturano è stata avviata la variante al PGT.

Il Parco Agricolo Sud Milano

Il Sud Est Milano non è il territorio nell’area della Città Metropolitana di Milano con la percen- tuale più alta di consumo di suolo, la ragione sta nella protezione data dal Parco Agricolo Sud Milano. Lo scorso anno Regione Lombardia ha deciso di modificare la governance entrando nella gestione del parco con un numero di persone di sua nomina superiore a quello degli altri parchi regionali.

Riteniamo che questo commissariamento Parco Sud non sia stato pensato per avere paio di poltrone in più ma abbia l’obiettivo di aprire la strada a nuova cementificazione e asfaltatura del territorio.

Il governo ha dichiarato opera di pubblica utilità la superstrada tra Vigevano e Malpensa e il ministro Matteo Salvini si è impegnato a trovare i fondi. L’opera ha avuto parere negativo da Parco del Ticino, Città Metropolitana di Milano e dal mondo agricolo ma, nonostante l’oppo- sizione di chi il territorio lo vive, la Regione ha convocato mercoledì 18 gennaio la conferenza dei servizi sul progetto di Superstrada.

Vero è che questo progetto non coinvolgerebbe direttamente il Sud Est Milano ma è ovvio pensare che questo sarebbe il primo passo per collegare questa superstrada con la A1 e creare così la TOEM (Tangenziale Ovest Esterna Milano). Un progetto che Regione Lombar- dia ha già nel cassetto, nato come ipotesi studiata per risolvere i problemi di traffico sulla SP40 (la Binasca). Su questa ipotesi abbiamo prodotto un libro bianco (disponibile a questo link) che motiva e supporta la nostra posizione: nessun lavoro straordinario, solo la messa in sicurezza dei tratti stradali più problematici. La nostra posizione è condivisa anche dagli am- ministratori locali, ma forse, come sembra stia succedendo per la Vigevano-Malpensa, questo potrebbe non essere un problema per l’attuale amministrazione regionale.

When will they ever learn!

Quando i nostri amministratori impareranno che i loro cittadini hanno il diritto di vivere in un ambiente più bello e rispettoso della natura, dell’agricoltura, della propria storia e cultura?

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