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Toccare il fondo e poi rinascere. Un tempo per riflettere, per ascoltare

E' tempo di Quaresima e siamo nell'Anno della Misericordia.  Un tempo per riflettere. Per ascoltare. Per uscire dai discorsi stereotipi di questi tempi. Per conoscere se stessi.
Le parrocchie organizzano momenti di preghiera e di condivisione cittadini.  Ma anche serate con testimonianze forti di vita vissuta. Nel bene e nel male. Come le tre serate organizzate dalle Parrocchie di San Giuliano Martire e di San Marziano  a Sesto Ulteriano. La prima, venerdì 19 febbraio, è riuscita ad attirare un buon numero di persone per ascoltare le testimonianze di due giovani detenuti.  Incontro reso possibile  anche  per il fatto  che il Vicario di Sesto Ulteriano, don Antonio Loi, è cappellano al carcere di Opera.

La serata inizia con la lettura di un brano del Vangelo di Matteo, sul perdono, sulla correzione del fratello. La parabola in cui si narra di quel  padrone che ha condonato a un servo   una cifra enorme (facendo i conti tra talenti e Euro circa cinque milonii) .  Lo stesso debitore che invece ha fatto mettere in prigione colui che gli doveva una cifra irrisoria e non poteva, circa quattro mila euro. 
Come la mettiamo con noi stessi? Pretendiamo un condono/un perdono? ma noi sappiamo condonare?/perdonare?
Nel 2010 il direttore del carcere Giacinto Siciliano  aderendo al progetto di una cooperativa,   ha preso contatto con alcuni maestri liutai, di Cremona: hanno così aperto un laboratorio dove alcuni detenuti  hanno iniziato l'arte di realizzare violini.  Pian piano si sono appassionati, e la tecnica si è perfezionata a tal punto, che i violini, vista la loro alta qualità artigianale, sono in vendita al pubblico, e alcuni suonati dall’Orchestra dei Popoli al Conservatorio.
Meta Erjugen è albanese, ha 33 anni e da 10 anni vive dentro una cella del carcere di Opera, ed è uno dei liutai. "Da giovani si crrede di poter fare tutto ciò che si vuole nella vita. A volte le illusioni portano a prendere  vie e decisioni sbagliate. Me ne sono accorto quando avevo ormai  perso la libertà nel pieno della mia gioventù".

 La sua pena la racconta con le poesie  Meta, recitando struggenti versetti.  Una è dedicata proprio al violino, compagno di tutti i  giorni :
"Rannicchiato nel nido della musica dove le ombre incoraggiano le ombre lì dentro ai confini di un castello grigio i violini nascono prigionieri per liberare la luce delle anime. Piangono suoni urlano rabbia chiamano la pace. Vibrano le emozioni. Nota per nota si accordano i sentimenti e le melodie di colori in definizione sbiadiscono l’oscurità. Suona suona amico mio e non fermarti mai per l’eternità"
 

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Simone "Bitta" Tavola è attualmente affidato ai servizi sociali della comunità Exodus di don Mazzi. Racconta la sua storia parlando in terza persona. La storia di un ragazzo che brucia le tappe della vita per solitudine. Per l'assenza del ricco e facoltoso padre, che affida a tate e colf la sua educazione. Non accorgendosi di cosa stesse succedendo. Droga, spaccio, vita spericolata lo portano all'ospedale.  Ma ancora niente, anzi, suo padre lo mette addirittura a capo della grande azienda a 18 anni. Porsche a 20 anni, indebitamento a tanti zeri. Fiducia mal gestita, al punto che manda il padre in prigione per bancarotta. Vita condotta sopra le righe lo portano in comunità.  Poi l'ischemia cerebrale, le valvole cardiache, tre mesi di coma,  il risveglio, la sedia a rotelle. L'abbandono  definitivo del padre tradito. Tocca il fondo. Scoppia la voglia di ricominciare. Risale. Una caparbietà  impensabile. Raggiungere la meta e superarla: ricominciare a camminare, addirittura fare sport. Entra in comunità per guarire. Ma le tentazioni sono in agguato. Una rapina gli costa il carcere. E sta ancora scontando la pena. Ma….il suo cervello lavora tanto, incomincia a utilizzare le doti positive che ha.  Le capacità di vendere. A tal punto che  scala, nelle possibilità di lavoro che offre il carcere come i call-center  (lo sapevate che nel carcere di Bollate c'è un call center di importanti società energetiche? ndr) tante posizioni da team-leader, e oggi  può permettersi di scegliere per quale azienda  lavorare.  

Due storie diverse. Ma quando  avranno finito di scontare il debito con la giustizia,  possiamo essere sicuri che questo tempo ha dato loro modo di "rinascere a vita nuova".                          
Ci sono poi le toccanti testimonianze di don Antonio. Vite spezzate, vite " non vissute" nel ristretto spazio di una cella. Vite vissute con la riscoperta di una fede messa da parte. Storie brutte, come leggerle sui giornali, con la differenza che hanno sempre un finale. Una parola di conforto e di Misericordia  di don Antonio. "Grazie al carcere ho scoperto Dio", gli  ha detto un detenuto..
Prossimo appuntamento il 5 marzo con l'attrice Claudia Koll. Testimonianza di una conversione.
Redazione RecSando Angela Vitanza-Foto Luigi Sarzi Amadè
 

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