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TARI 2018: una scelta impopolare, ma lungimirante e razionale

Cari Sangiulianesi,
Considerato il dibattito sulla TARI scaturito in Città in questi giorni, vorrei precisare le motivazioni che hanno indotto l’Amministrazione Comunale ad attuare una scelta impopolare, ma razionale e lungimirante; non sfuggirà infatti che l’Amministrazione Comunale avrebbe preferito non attirarsi le critiche di 15.000 famiglie, se solo avesse trovato una più valida alternativa.
Le tariffe della TARI devono assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio di gestione integrata (raccolta, trasporto e trattamento finale di recupero/smaltimento) dei rifiuti urbani ed assimilati. Esse sono determinate con Delibera del Consiglio Comunale sulla base dei costi individuati e classificati nel piano finanziario.
Prima di entrare nel merito della questione aumenti, è opportuno precisare che il costo del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed assimilati e di igiene pubblica deve essere integralmente coperto dalla TARI applicata alle utenze domestiche (famiglie) e utenze non domestiche (attività produttive) del territorio comunale.
In pratica, se il costo del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed assimilati e di igiene pubblica fosse pari a € 100.000,00, il Comune dovrebbe prevedere entrate pari a € 100.000,00.
Per la ripartizione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche l’art. 4 del D.P.R. n° 158/1999 non detta regole precise come per la ripartizione tra costi fissi e variabili, limitandosi ad indicare che la suddivisione debba avvenire “secondo criteri razionali”. Nel rispetto del principio “chi inquina paga”. Ciò impone alle Amministrazioni comunali, nella deliberazione di approvazione delle tariffe, di indicare il criterio utilizzato, rendendo di fatto illegittima una ripartizione priva di motivazione. Il criterio può essere discrezionale, ma non arbitrario, e deve quindi fondarsi su fatti e/o situazioni effettive della globale attitudine a produrre rifiuti delle due macro categorie di utenza.
Le associazioni Pmi Italia Lecce, Fai Lecce e Laica Salento hanno condotto una ricerca che ha interessato dapprima i Comuni della provincia di Lecce e successivamente i Capoluoghi di Provincia dell’intero territorio nazionale; da ciò è emerso che molti Comuni, pur dichiarando nelle premesse degli atti relativi alla Tari di attenersi al DPR. 158/1999, nella pratica hanno fatto gravare arbitrariamente il costo del servizio sull’utenza non domestica a beneficio dell’utenza domestica. Il Tar di Lecce, sezione seconda, chiamato a giudicare su un caso relativo alla questione, con Sentenza n.00352/2017 REG.PROV.COLL ha stabilito che questo comportamento non solo tradisce la natura della tassa, che mira a colpire la effettiva capacità di produzione dei rifiuti, ma sortisce effetti indebiti di traslazione del tributo da una categoria all’altra, finendo con il determinare una redistribuzione del reddito che può essere perseguita solo in sede di imposizione fiscale (articolo 53 della Costituzione).
Da un campione di circa quaranta Comuni, sono scaturiti risultati sorprendenti, smascherando un comportamento illegittimo delle Amministrazioni a danno delle imprese.
Questo vuol dire che la TARI non deve essere utilizzata per attuare politiche di welfare, ma deve rispecchiare il concetto “chi produce maggior rifiuto, paga di più”. Da ciò, da un lato discende che le famiglie più numerose paghino un importo proporzionalmente più elevato, dall’altro che i costi dei rifiuti prodotti da una tipologia di utenti non vengano addebitati ad un’altra tipologia.
Occorre precisare, inoltre, che le utenze non domestiche utilizzano il servizio pubblico di gestione integrata dei rifiuti urbani ed assimilati e di igiene urbana non certo per i rifiuti speciali e per gli scarti di produzione, che smaltiscono autonomamente e a proprio carico (per tale quota infatti non è dovuto il pagamento della TARI da parte di queste utenze) ma solo per la raccolta, trasporto e recupero/smaltimento di rifiuti assimilabili agli urbani.
Altro aspetto rilevante da considerare è costituito dalla normativa, per altro non ancora del tutto definita, ed incerta anche nei tempi di effettiva applicazione, inerente il decreto, previsto dal Testo Unico Ambientale (D. Lgs. 152/2006), ma mai emanato, che detterà i criteri di assimilabilità dei rifiuti speciali (quelli provenienti dalle utenze non domestiche) ai rifiuti urbani. In estrema sintesi, secondo una prima bozza di decreto proposta recentemente, le imprese avrebbero la facoltà di smaltire i rifiuti per proprio conto e dichiararsi quindi esenti dalla TARI. Una tale eventualità, se molte imprese dovessero trovare più conveniente provvedere in proprio anziché utilizzare il servizio municipale, porterebbe inevitabilmente ad un drastico aumento di spesa per le utenze domestiche.
Fatte queste doverose premesse di carattere generale, non posso non ricordare che il servizio di igiene urbana del Comune di San Giuliano Milanese è stato affidato a RTI Sangalli – Colombo a partire dall’anno 2015; il contratto, che peraltro disciplina le modalità di erogazione del servizio, ha una durata quinquennale (scadenza: febbraio 2020).
Nel 2018, il costo complessivo del servizio in generale è aumentato a causa di una serie di fattori fra i quali:
– Incremento di un’unita del numero di operatori ecologici
– Adeguamento ISTAT dei prezzi unitari di alcuni servizi di raccolta e pulizia, così come previsto dal Capitolato Speciale di Appalto
– Riapertura del centro di raccolta di Sesto Ulteriano.
– Ammortamento degli interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria dei due centri di raccolta, in via della Pace e via Brianza

Tuttavia, anche quest’anno l’importo su cui è stata calcolata l’imposta è al netto della quota di rimborsi ai cittadini dell’eccedenza sulle tariffe 2015. Infatti, l’Amministrazione Comunale nel 2015 ha richiesto 522.000 euro in più ai cittadini sangiulianesi, che abbiamo puntualmente restituito, per un terzo nell’anno 2017 e per due terzi nel 2018.
Alcuni cittadini paventano di interrompere la raccolta differenziata in quanto il costo continua a salire e non si vedono i benefici. Anche questo è vero da un lato, dall’altro devo rilevare che a fronte di un alto livello di raccolta differenziata si riduce l’ecotassa a carico del Comune e quindi dei cittadini.
Non posso che constatare e rilevare che, come previsto dal Bando emanato nel 2014, i vantaggi della differenziata sono ad esclusivo beneficio della ditta aggiudicatrice che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti nel nostro Comune (se così non fosse, i proventi derivanti dal CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi per i materiali differenziati raccolti sul territorio comunale e conferiti alle piattaforme di riciclo, entrerebbero nelle casse comunali e andrebbero a ristoro della TARI, a beneficio di tutte le utenze). Di fronte a ciò, l’Amministrazione e i suoi rappresentanti non possono fare nulla.
Attualmente non disponiamo ancora di dati sufficientemente affidabili per poter fare una ripartizione oggettivamente valida, quale risulterebbe da una precisa rilevazione delle tonnellate raccolte e smaltite dalle due categorie di utenze.
Valutazioni fatte seguendo criteri teorici diversi hanno portato a stime piuttosto divergenti, oscillanti fra 44% e 52% per utenze domestiche, e di conseguenza 56% e 48% per utenze non domestiche.
Tenuto conto di tutto questo, si è dovuta rivedere la riparametrazione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche vigenti nel 2017, ovvero il 35% a carico delle famiglie e il 65% a carico delle attività produttive. A fronte dell’applicazione dei criteri teorici sopra richiamati, si è ritenuto opportuno procedere ad una ripartizione dei costi al 50% tra utenze domestiche e utenze non domestiche.
In particolare:
–  Utenze Domestiche
Il criterio adottato per la ripartizione dei costi al 50% porta ad un incremento di spesa annua – rispetto al 2017 – per le utenze domestiche di circa
€ 25 per nuclei di un occupante
€ 40 per nuclei di due occupanti
€ 34 per nuclei di tre occupanti
€ 40 per nuclei di quattro occupanti
€ 53 per nuclei di cinque occupanti
€ 61 per nuclei di sei e oltre occupanti.
Da rilevare che le tariffe di San Giuliano sono le più basse rispetto a quelle di comuni vicini (ad esempio: Melegnano + 50% /+ 95%. Rozzano + 35% /+ 200%. Segrate +2% / + 12%). Il comune di San Donato ha tariffe inferiori di circa un 30-40%, perché ha adottato un criterio di ripartizione dei costi di 29,18% per le domestiche e 70,82% per le non domestiche, che riteniamo non realistico per il nostro comune.
– Utenze NON domestiche
A seguito del criterio adottato di ripartizione, al 50%, si riesce a conseguire l’obiettivo di contenere la spesa per le utenze non domestiche, al fine di disincentivare la fuga delle imprese al servizio municipale, il che, come detto, si ripercuoterebbe pesantemente sulle utenze domestiche. In effetti la spesa si riduce per tutte le categorie; la riduzione è ovviamente quasi nulla per quelle categorie, per le quali lo scorso anno si era potuto applicare una riduzione dei coefficienti del 30-40% (ristoranti, mense, bar, ortofrutta, pescherie).
Anche per le utenze non domestiche San Giuliano ha le tariffe più basse rispetto a quelle di comuni vicini (ad esempio: Melegnano + 74% /+ 395%. Rozzano + 58% /+ 315%. San Donato +21% / + 95%). Il comune di Segrate ha tariffe più basse del 25 – 50 %.
Le tabelle seguenti mostrano l’andamento della TARI dal 2015 al 2018 per le utenze domestiche e le utenze non domestiche, evidenziando come per i nuclei di 5 o più persone l’aumento sia dovuto all’azzeramento della riduzione dei coefficienti.

 

03879 tari sgm

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