Grande partecipazione domenica pomeriggio in Sala Previato a San Giuliano Milanese alla presentazione del romanzo di Marco Germani, dal titolo ‘Feedora’.
I saluti del sindaco Marco Segala hanno introdotto i lavori di questa rassegna che rientra nelle iniziative per valorizzare i talenti locali. Introduzione di Paolo Rausa, dopo la proiezione di un breve filmato tratto da ‘Blade Runner’, il film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott e interpretato da Harrison Ford e Rutger Hauer, in quel bellissimo e drammatico monologo finale del replicante che vuole più vita: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.” We feed the word! Nutriamo il pianeta è la missione di Feedora, un’immensa struttura superorganizzata da una mente occulta per soddisfare i bisogni dei suoi abitanti, rigidamente diretti e divisi in quartieri invalicabili e autonomi. Per ogni abitante è stabilita la sua funzione sociale e professionale. I compiti sono di volta in volta trasmessi attraverso un dispositivo ottico-osmotico, la pneumoposta. Video, musica, cibo arriva in ogni appartamento ricavato da edifici uniformi, squadrati. In ogni quartiere le fabbriche della Syntefood promettono il paradiso, un posto magico in cui si cura il presente e si assicura il futuro, dove si gustano le prelibatezze preparate meccanicamente, dal nome evocativo: il PanO’Plast, il SintheJuice e il carbovino, realizzato con aromi d’uva e coloranti viola.
In aggiunta la Società provvede alla distribuzione del ReallyFisch con aromi alla ciliegia al forno. Feedora è la città della cultura, pensa a tutto e al benessere di tutti, fuori vi è il nulla. Esiste e sempre esisterà. E’ l’eternità! L’individuo, che svolge pure le funzioni direttive e operative per il suo funzionamento, è annichilito sul piano delle scelte e delle libertà. Tutto è preordinato, tutto è predisposto. Dopo il periodo di lavoro fissato a 20 anni si viene mandati nella zona serena e felice dove – dice la propaganda – si godono i frutti di una vita trascorsa ad assicurare continuità a Feedora e alla sua organizzazione.
L’idea di una città della sapienza e dell’ordine e del benessere ha da sempre attraversato la mente dell’uomo, riflessa nella organizzazione politica e sociale e affidata al reggimento dei filosofi nella Repubblica di Platone o nella Città del Sole di Campanella o nella Utopia di Tommaso Moro, del 1516, ripresa nei film avveniristici, di fantascienza, di riflessione sul futuro utopico o distopico come immaginato nel film ‘The Truman Show’ del 1998 diretto da Peter Weir, una satira fantascientifica, ispirata alla vita raccontata in televisione nei reality show. Nel romanzo di Marco Germani, che rientra in certa letteratura apocalittica, i protagonisti sono identificati con i numeri, 1167, il tecnico cuciniere, 1185, una ragazza dai capelli rossi e dagli occhi verdi, ingegnere, e 7649, un trasportatore. E’ proprio dai residui dei loro sentimenti umani, l’amicizia, il sentimento d’amore velato e attraverso il balenare dei ricordi che nasce un moto di repulsione e rivolta nei confronti di una realtà modificata e alterata dall’utilizzo di programmi scientifici gestiti dalla Zhui Enterprise Genetic Improvement. La Formula di Dio e il programma Selection hanno reso il pianeta un deserto, privo ormai di patrimonio animale e vegetale che lo aveva arricchito e contraddistinto. I protagonisti scopriranno un’amara verità dietro quel cibo che viene somministrato. L’angoscia provata ci consente di riflettere sul cammino della nostra società, che sembra sottovalutare i limiti dello sviluppo. Siamo ancora in tempo, sembra richiamare lo scrittore, a distrarci da una reale e paventata Feedora, dai rischi e dai pericoli se non si interverrà per guidare verso la sostenibilità la nostra esistenza.
San Giuliano, 03/02/2019
Paolo Rausa
fotografia RecSando – Luigi Sarzi Amadè
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