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In Italia la grande bellezza è spesso dimenticata

In Italia la grande bellezza è spesso dimenticata

Luoghi culturali trasandati o abbandonati a loro stessi? Sperduti e sconosciuti? Quali sono le bellezze del Bel Paese da salvare e valorizzare?

(foto: Getty Images)

Con una vera e propria chiamata alle arti, il 19 maggio scorso il premier Matteo Renzi ha lanciato un indirizzo email — bellezza@governo.it — invitando tutti i cittadini a segnalare i luoghi pubblici “da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività” e per il rilancio delle bellezze dimenticate d’Italia.

150 milioni di euro sono stati messi a disposizione per questa iniziativa, la cui assegnazione spetterà a una commissione ad hoc che vaglierà tanto le segnalazioni riguardanti i semplici luoghi da recuperare, quanto quelle di progetti e proposte di interventi immateriali di potenziamento della valorizzazione e della fruizione del luogo segnalato.

Un decreto di stanziamento, infine, sarà emanato il 10 agosto 2016.

“Si tratta di un’importante occasione per valorizzare concretamente e contribuire al recupero di beni straordinari”, dice Renzi: “Alla base di questa iniziativa vi è la volontà di stimolare la partecipazione della società civile alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano e alla creazione di cultura”
E se immancabili sono state, e saranno, le polemiche, quanto meno sulla quantità economica dello stanziamento, da alcuni visto come troppo esiguo per sperare in interventi corposi, la sottoscrizione del governo sfoggia numeri degni di nota: con una media di più di 5/6mila mail al giorno, sono arrivate 139.759 segnalazioni, con 2.782 progetti e luoghi raccolti.

La mappa di bellezza@governo.it

Da Villa e Parco Papadopoli di Vittorio Veneto, all’antica chiesa di San Giovanni in Brolo dell’Amalteo a Gemona; dall’ex convento di San Francesco ad Alessandria, alla Cittadella di Casale Monferrato; o ancora dalla sede del santuario federale degli Etruschi a Orvieto o a Livorno e le Terme del Corallo e il castello di Bellavista vicino Pistoia, fino l’Isola Bisentina nel lago di Bolsena. Ma anche il Palazzo Ducale di Andria, il Sentiero della collina Montevico di Lacco Ameno nel napoletano, il lavatoio di Rosello a Sassari e la Foce del Belice a Castelvetrano.

E questa è solo una piccola manciata di esempi dei migliaia di beni segnalati; beni di incomparabile bellezza e pregio, ad oggi abbandonati all’usura del tempo.

Monumenti e piazze, chiese, conventi e magnifici chiostri, quindi; ma anche ville, parchi, aree naturali, castelli e fortezze, fino a teatri e biblioteche in disuso; da Nord a Sud, fino alle isole, anche le più piccole, le segnalazioni si susseguono aumentando di ora in ora.

Una partecipazione viva di cittadini e di intere amministrazioni comunali che sta portando alla ribalta edifici, luoghi, territori e scorci dal fascino sconosciuto.

Un successo partecipativo, quindi, e l’avvio di un processo virtuoso da tempo auspicato per il “riconoscimento di un valore condiviso” del nostro patrimonio?

O più semplicemente un fiume in piena di vere e proprie richieste di aiuto per la sopravvivenza del patrimonio locale? Difficile a dirsi. Forse entrambe le cose.

In ogni caso, com’è vero che tra le migliaia di segnalazioni non mancano centinaia di appelli degli amministratori locali, che vedono in questa iniziativa una sorta di “piano di recupero alternativo”, vitale per gli innumerevoli bisogni di interventi di manutenzione dei propri beni cui i piccoli comuni faticano a far fronte autonomamente; dall’altra parte, è vero anche che bellezza@governo.it offre un inedito interesse istituzionale propositivo verso il patrimonio minore (che minore non è) e la sua valorizzazione, delineando un più accorto principio di economicità gestionale che guarda all’efficacia ed efficienza nella ripartizione delle risorse in modo più mirato, in grado inoltre di stimolare e stuzzicare la capacità di ognuno di noi di riconoscere il valore del proprio immenso patrimonio d’arte in cui abbiamo la fortuna di vivere; un patrimonio culturale immenso che attende solo di poter tornare ad esprimere a pieno le proprie potenzialità.

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