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Cuori dietro le sbarre

Lunedì 10 Aprile  in aula consiliare a San Giuliano Milanese  si è svolto    l'evento conclusivo del progetto rivolto alle scuole secondarie di 1^ grado  "Crescere ad Arte nella Legalità".    Un lavoro sviluppato nell'arco di  4 incontri  a partire da fine gennaio scorso, che ha coinvolto ragazzi di quattro classi di  terza media dei complessi Fermi, Milani e Cavalcanti. Il progetto è ideato e portato avanti dall'arteterapeuta  Luisa Colombo con la collaborazione del carcere di Bollate che ha permesso la partecipazione di 2 detenuti in regime di art.21. ( ovvero che possono uscire per recarsi in un luogo di lavoro, e poi devono rientrare in carcere per la notte).

Ospiti delle grandi occasioni hanno testimoniato  la validità di questi progetti: Oltre ai "padroni di casa" il sindaco Segàla, l'Assessore alla cultura Magro, l'Assessore alla sicurezza Castelgrande e  la responsabile dell'ufficio istruzione Margherita Pace, hanno partecipato:  il Questore della Camera Onorevole Stefano Dambruoso, magistrato di fama internazionale, nonchè promotore e sostenitore  dell'iniziativa, andata in porto  grazie   al finanziamento del Centro Studi Culturale Parlamento della Legalità di Milano, e del  suo Presidente, Dott. Umberto De Matteis;  la dottoressa Angelina Quattrocchi, funzionario giuridico del carcere di Bollate; Il Capitano delle Tenenza dei Carabinieri di San Donato Ruotolo; il Maresciallo di San Giuliano Zorzetto; il Capitano della Guardia di Finanza di Melegnano Cinefra. Inoltre erano presenti i dirigenti scolastici delle scuole coinvolte con  alcune insegnanti. Non erano presenti tutti gli studenti, in quanto due classi erano in gita. Ma erano presenti due classi dell'Istituto Superiore Parini di Lecco, a loro volta già coinvolti  nello stesso progetto e che hanno portato  attraverso filmati, i risultati del loro lavoro. Infine i due "collaboratori", Davide Iacono e Domenico Iamundo, i detenuti in regime di Art 21, che si sono messi a completa disposizione dei ragazzi, chiamati a fare  insieme a loro una ricerca  molto particolare, quella di se stessi, alla ricerca del proprio <IO> ". Il risultato è stato molto sorprendente. Oltre quello che tutti abbiamo potuto ammirare, i lavori in mostra in aula,  ovvero i dipinti, le miniature,  i cartelloni, (materiali occorrenti forniti da diverse aziende:  Fila, Maimeri, Cartiere Rota, Icma e OBI di San Giuliano),  gli scritti, le frasi….c'è quella parte indescrivibile che è il rapporto di fiducia che si è instaurato tra i giovani adolescenti, a volte schiacciati da mille problemi invisibili ai più, e i due "protagonisti" Davide e Domenico.

Due "persone" scelte non a caso. Due persone che hanno deciso di rimettersi in gioco, e di metterci la faccia. Non è scontato che tutti lo facciano. Anzi, non tutti accolgono  queste opportunità.  Alla base del progetto, c'è l'educazione alla legalità. Agire nella legalità, vivere nella legalità. Un concetto che Davide e  Domenico, quando sono giunti a un "bivio",  hanno "tralasciato". E ora stanno saldando i conti con la giustizia. L'intento è che ascoltando le loro amare e brutte  esperienze, e quanto stanno "perdendo" della vita in libertà, i ragazzi si creino la loro coscienza, e quando si dovessero trovare  davanti a delle scelte, sappiano prendere la strada giusta. Come quella che hanno preso i Capitani Ruotolo e Cinefra, provenienti da due regioni, Campania e Calabria, spesso citate nelle cronache. Entrambi hanno raccontato di aver avuto incontri "ravvicinati" con situazioni che potevano essere pericolose, ed entrambi  hanno cambiato strada, fino a diventare  tutori della Legalità.  

A giudicare dalle testimonianza di insegnanti e  studenti, l'esperienza è stata molto apprezzata. Mi ha colpito molto la testimonianza di Eleonora, studentessa  di terza media. <In questi tre anni abbiamo seguito diversi progetti in diversi campi, ha detto la studentessa,  ma questa volta  abbiamo capito che  "Quello che distingue un progetto da un bel progetto, non è tanto l'argomento trattato, quanto è la passione e la gioia delle persone che lo espongono, e che riescono a far appassionare all'argomento affrontato. Così è stato con Luisa, che con la sua dolcezza ci ha messo subito a nostro agio nonostante la nostra timidezza".  Ha poi  usato il termine "è stato un onore" conoscere Davide e Domenico. (Quanti adulti direbbero invece di buttare via le chiavi delle porte dietro cui sono chiusi?)Secondo i ragazzi sono due persone molto disponibili e che hanno molto da dare a chi è disposto ad ascoltarli, andando oltre la barriera del pregiudizio.

Hanno risposto alle nostre domande, di qualsiasi tipo, e hanno lasciato un'impronta dentro di noi. Attraverso l'arte,  i materiali usati, tempere,  tavolette, colori, creta, siamo riusciti ad esprimere e capire  emozioni e sentimenti e capire le differenze tra cose facili e cose semplici. E  E crediamo che queste siano le  cose che deve insegnarci la scuola, ancora prima di storia e matematica, deve aiutarci a capire chi siamo, a trovare la nostra srada nella vita, e a crescere ad arte nella legalità. 

 

A volte sentiamo dire che i govani non hanno idee e "non capiscono niente, non hanno voglia di fare niente". Leggendo parole e frasi sui cartelloni  non si direbbe….Forse bisognerebbe interrogarsi su cosa fanno gli adulti per educare loro a "vivere  ad arte e nella legalità", quali modelli di vita si propongono loro. Fermo restando, come ha detto la dottoressa Colombo, che il primo luogo di educazione deve essere la famiglia, che non deve demandare alla scuola i propri doveri.

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Redazione RecSando Angela Vitanza – Foto Alice Abbate
 

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