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Coronavirus: Intervistiamo il Prof. Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e professore di igiene

Il valore aggiunto dell’informazione di N>O>I – RecSando è sempre stato il territorio. Nel mondo di oggi, globalizzato e totalmente interconnesso, il discutere di ciò che ci accade accanto è davvero un plus spesso dimenticato. Ma viviamo giorni veramente difficili, nei quali l’informazione che ci giunge dall’altra parte del mondo può essere facilmente assimilata a quella della porta accanto.

Partendo da questo assunto, abbiamo ritenuto di compiere un’operazione importante andando a intervistare esperti e personalità che nella crisi sanitaria, economica, politica e sociale attuale hanno ognuna qualcosa da dire e da dare.
Crediamo, sempre dicendolo modestamente, di esserci riusciti. Ma a Voi la parola finale. Buona lettura.

INTERVISTA AL PROF. PIER LUIGI LOPALCO, ORDINARIO DI IGIENE PRESSO L’UNIVERSITÀ DI PISA

Buongiorno Prof. Lopalco e Grazie Davvero per aver gentilmente risposto al nostro appello al fine di poterLa intervistare. Ricordiamo che Lei è epidemiologo e professore di Igiene all’Università di Pisa.
 
1) Prof. Lopalco, in Italia siamo in pieno lockdown e attualmente ci troviamo dinnanzi a una situazione che potremmo definire il paradosso del plateau, vale a dire che, secondo i dati comunicati dalla Protezione Civile, a livello nazionale il picco è stato raggiunto, eppure non c’è stato quel calo sensibile dei contagi che forse in molti si aspettavano. Perché ?

 
Perché chi parlava in maniera ossessiva del famoso “picco” ha tralasciato di dire che quando si attuano misure di distanziamento sociale (lockdown) l’obiettivo è quello di schiacciare ed allungare la curva epidemica. E’ esattamente quello che sta succedendo.
 
2) Mai come durante questa pandemia, che per l’Italia si sta rivelando una vera e propria tragedia nazionale, l’immane quantità di informazioni dalle quali veniamo bombardati più che aiutarci forse sta creando un vero e proprio senso di dubbio e straniamento in ognuno di Noi. Anche la nota comunicataci dall’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) circa la non completa utilità delle mascherine non fa altro che ingigantire quei punti interrogativi che ci portiamo tutti dentro. Fatta salva ovviamente l’indicazione di fare sempre attenzione, possiamo dire che il virus non vola libero nell’aria e che quando non è all’interno delle cellule è comunque sempre presente in un fluido ?
 
Bombardamento di notizie non vuol dire buona informazione. Spesso crea confusione. Il problema della trasmissione delle malattie infettive e gli interventi preventivi che ne conseguono non è affatto semplice. E’ un problema complesso a cui  vanno date  risposte complesse. Da qui il senso di straniamento. Ha ragione l’OMS a dire che le mascherine DA SOLE non risolvono il problema. Ma sono comunque un mezzo di protezione importante che limita, appunto, la diffusione del  virus attraverso le goccioline del respiro.
 
3) Tamponi sì, tamponi no, test sul sangue sì, test sul sangue no: per capire la reale estensione del contagio, un procedimento è preferibile all’altro ? Oppure sono metodologie che hanno finalità specifiche e che quindi vanno portate avanti con tempistiche differite ?
 
Il tampone, cioè la ricerca diretta del virus con metodi di biologia molecolare, serve a fare diagnosi di COVID-19  in  un caso sospetto. Il test sierologico, invece, non rileva la presenza del virus in quel momento, ma può solo indicare la presenza di anticorpi, ovvero l’avvenuta esposizione al virus settimane o anche mesi prima del test.
 
4) Lei è uno scienziato e non è un economista o un politico. Da ormai moltissime parti si stanno materializzando pressioni sul Governo affinché si passi il prima possibile alla fase 2, quella cioè che mette in soffitta il lockdown e che dovrebbe prevedere la ripartenza del sistema paese. Ma appunto Lei è uno scienziato. E’ davvero possibile poter iniziare fin da ora a pensare a una ripartenza dell’Italia ? Non c’è il rischio concreto che la probabile botta di ritorno faccia ancora più male a noi tutti rispetto alla prima ondata pandemica ?
 
Senza un piano serio per la famosa Fase 2, ogni azione rappresenta un azzardo enorme. Il ritorno dell’epidemia sarebbe matematico.
5) Per concludere questa gradita intervista, una domanda che da cittadino sandonatese e quindi anche milanese e lombardo sento di doverLe fare per la grande sofferenza che mi porto dentro e che spero vivamente possa essermi lenita, un giorno, quando avremo davanti ai nostri occhi tutta la serie di circostanze che hanno concorso, lo ripeto, a questa immensa tragedia nazionale: perchè la Lombardia ? Perchè proprio la Lombardia ? Perchè la Lombardia e in particolar modo alcuni suoi luoghi ( Codogno, Bergamo, Nembro, Alzano Lombardo ma altresì Piacenza, che possiamo davvero considerare facente parte di questo nucleo preso in esame ) sono stati così duramente colpiti, feriti, schiacciati da un peso che li ha letteralmente travolti ? Cosa è successo qui che non è avvenuto altrove ? 

 
In Lombardia il virus è entrato prima e ha circolato per un po’ in maniera subdola. Questo ha reso difficile la risposta. Se poi nella risposta all’emergenza siano stati commessi errori lo potremo valutare in futuro in modo da imparare dall’esperienza e non ripeterli.

 

Redazione N>O>I – Network Organizzazione Innovazione – FM-Staff


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