Le parole del Prof. Ratti, come al solito, volano alte e ci indicano un orizzonte forse ancora lontano ma altamente possibile e auspicabile. Leggere le sue indicazioni è davvero come possedere una torcia nel buio. Ci prospetta nuovi scenari che sono appena fuori dalla soglia di casa nostra e che potranno essere tanto più plausibili quanto più crederemo con tutte le nostre forze che non solo un futuro diverso è possibile, ma realizzabile se, affinchè ciò prenda forma, uniremo alla tecnologia sempre più fluida e digitale una passione e un calore che solo l’uomo può mettere in campo. Crederci insomma. E, nemmeno a dirlo, NOI ci crediamo. E Voi ?
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1 ) Siamo davanti all’alba di una nuova era, nella quale un vecchio modello di sviluppo può e deve essere accantonato, se non addirittura cestinato. Questo spegnimento / confinamento coatto per difenderci dal CoronaVirus, può a buon ragione sintetizzarsi nell’espressione: salvarsi cambiando
Non credo che i cambiamenti siano tagli netti tra modelli vecchi e nuovi, piuttosto parlerei di transizioni: da sempre le nostre città sono in trasformazione. In generale, inoltre, le nostre città non mutano facilmente nel loro impianto, ma sono permeabili a trasformazioni che riguardano il modo di abitarle: potremmo dire che può cambiare più facilmente il software del l’hardware.
2 ) Sentiamo parlare ovunque di nuove piste ciclabili che in breve diverranno le regine del trasporto nelle nostre città, di biciclette che sostituiranno le auto private, di fonti pulite e rinnovabili che andranno a rimpiazzare il vecchio e sporco oro nero fin qui venerato come pietra angolare di ogni processo energetico declinato nei confronti di qualsivoglia versante umano. Stiamo sognando causa stress da lockdown o forse questo futuro finalmente e realmente green è davvero alla nostra portata e più concreto e realizzabile di quanto si pensi?
Il covid-19 ha accelerato dei cambiamenti che erano già in atto in molti campi, tra cui quello della mobilità. Credo che possiamo approfittare di questo momento per accelerare la transizione verso soluzioni di mobilità più sostenibili. Alla scala urbana, la micromobilità gioca un ruolo fondamentale come parte integrante di un sistema di trasporto: rende i mezzi pubblici più competitivi risolvendo l’annoso problema dell’ultimo miglio. In altri termini: posso saltare giù da un bus e prendere un monopattino per raggiungere la mia destinazione finale. La micromobilità ha inoltre numerosi vantaggi anche nel breve termine: permette il distanziamento sociale senza tutti gli inconvenienti (emissioni, uso della strada, ecc.) dell’automobile.
3 ) Il suo studio, lo Studio CRA – Carlo Ratti Associati, non è solito lavorare a progetti italiani, possiamo chiederLe come mai ? Lei a Milano sta portando avanti il Progetto VITAE, il progetto vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities. Vuole parlarcene ? E per concludere: davanti a precise volontà di cambiamento ed evoluzione, Lei sarebbe disposto a mettersi al tavolo per riprogettare anche entità cittadine di dimensioni più contenute? Nell’aprile del 2016, durante la serata – evento di NEXTSanDo citata all’inizio del nostro dialogo Lei aveva affascinato la platea con le Sue visioni riguardanti il nostro amato Pratone: sarebbe utopia il credere che in futuro, appunto, Lei possa interessarsi anche di progetti come questo ? Se davvero la sfida più grande sarà giungere alle Senseable Cities ( sappiamo che il termine Smart Cities non La completa appieno ), possiamo permetterci di domandarLe quando arriveremo invece alle Human Cities ?
Per loro definizione le Senseable Cities mettono al centro l’uomo. Le preferiamo al termine “smart cities” dato che queste ultime sembrano ridurre le città ad un prodigio tecnologico. La nostra idea è che le città possano usare la tecnologia come mezzo per rispondere ai bisogni delle persone. Da qui la parola Sense-able: che è insieme una città sensibile e capace di sentire. E’ quello che abbiamo cercato di fare anche con Vitae – un nuovo edificio di fianco a Fondazione Prada in cui una vigna si arrampica a spirale fino in cima al tetto.
Una nota generale: l’uso del digitale per la trasformazione delle città ha dalla sua il vantaggio della leggerezza: le nuove tecnologie non sono invasive e per questo possono sovrapporsi come un layer a qualsiasi contesto urbano – grande o piccolo. Nel caso delle città italiane la sfida diventa molto interessante: le città storiche del nostro Paese non sono mai riuscite ad adattarsi veramente alle tecnologie del secolo scorso, che erano tecnologie pesanti, invasive, incompatibili con il patrimonio culturale e la conformazione urbana dell’Italia, ad esempio. Non è più cosi – le tecnologie smart possono arrivare ovunque…
Redazione N>O>I – Network Organizzazione Innovazione – FM-Staff
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