Abbiamo letto la dichiarazione del sindaco di San Donato Milanese che avanzava la candidatura del comune nella organizzazione delle olimpiadi invernali 2026. In dote era offerta la City Sport Life.
Impianto faraonico quello della Cittadella dello sport. 300mila metri quadrati nella zona di San Francesco, tuttora coltivati, che si vuole sacrificare per fare posto ad un’arena da 18mila posti, un parcheggio per 5mila automezzi, oltre a piscina, palestre e campi da tennis.
Una colata di cemento che ricoprirà un’area di terreno fertile pari a 40 campi da calcio.
Ci aspettiamo che un’amministrazione comunale operi per fornire alla sua comunità i servizi necessari, ma i sandonatesi hanno bisogno di un simile impianto?
In città esistono già strutture sportive funzionanti; inoltre c’è un polo d’eccellenza, il Centro Mattei, che attende da anni un intervento di riqualificazione e rilancio e la cui riapertura non comporterebbe nuovo consumo di suolo.
A pochi chilometri di distanza poi, nel confinante quartiere Santa Giulia, è già programmata un’altra mega struttura di 362 mila metri quadrati, pure destinata allo sport.
Siamo certi che il territorio abbia bisogno di nuovi impianti sportivi di quasi 700mila metri quadrati?
Viene da chiedersi dove stia la programmazione territoriale.
Certo, ci saranno le Olimpiadi. Non vogliamo essere profeti di sventura, ma tutti sappiamo quale disastro si siano rivelati gli impianti delle olimpiadi di Roma e di Torino; opere inutilizzate che hanno portato degrado sul territorio.
Il rischio è quello di trovarci anche noi, tra qualche anno, a ragionare su un’area abbandonata e deteriorata.
Questi 300mila mq di nuovo cemento andrebbero a peggiorare una situazione già deteriorata. Il consumo di suolo a San Donato Milanese è aumentato, nei 60 anni dal 1954 al 2015, dal 7% al 54%. La media della provincia è del 40% e solo del 30% quella dei comuni del Sud Est Milano.
Siamo, purtroppo, abituati a confrontarci con i programmi delle amministrazioni che promet- tono PGT a crescita zero: ▪ lavorare per il recupero dell’esistente ▪ promuovere progetti di rigenerazione urbana, come recita quello di San Donato, e che nei fatti consentono poi il consumo di suolo, magari nascondendosi dietro all’alibi che le decisioni derivano da scelte fatte da altri.
Siamo abituati ma ancora non ci siamo rassegnati. Continuiamo a chiedere alle amministrazioni di dimostrare coraggio e coerenza, di tutelare il suolo, bene comune unico e non ripro- ducibile.
Ricordiamo che l’amministrazione ha scritto nel proprio programma: Una città moderna deve favorire una mobilità sostenibile ed ecologica; stupisce che oggi la stessa amministrazione possa ipotizzare nuovi posteggi per 5mila auto.
Il progetto comporterà il recupero della cascina San Francesco dell’Accessio: un complesso di edifici e di terreni della comunità di frati cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle, che si trova a 1 km in linea d’aria.
Bene, verrebbe da dire. Ma quale funzione avrebbe all’interno di questa area? Diventerebbe un fast food, un ristorante o un negozio di gadget e ricordini Made in China?
Tra gli obiettivi del Piano d’area del Sud Est Milano, commissionato, in qualità di capofila dei comuni, proprio da San Donato Milanese c’è la valorizzazione delle risorse ambientali e degli elementi storico architettonici, la creazione di itinerari turistico culturali capaci di costituire sistema.
Ora, l’abbazia di Chiaravalle è a un chilometro in linea d’aria, da qui passa il cammino dei monaci che collega le abbazie (in questa parte del Basso Milanese si ricordano Monluè, Chiaravalle, Viboldone, Santa Maria in Calvenzano, Mirasole).
Un insediamento come quello di Sport City Life sarebbe dunque fortemente incompatibile con il contesto storico, architettonico e religioso.
Sarebbe come una mosca nella marmellata.
Per questi motivi non possiamo che ribadire la nostra profonda contrarietà a questo insediamento e auspicare un ripensamento. Chiediamo alle Amministrazioni di preservare quest’area inserendola nel perimetro del Parco Agricolo Sud Milano
È ora di invertire la rotta: tutelare il suolo e il paesaggio, beni fragili la cui perdita sarebbe irreversibile. Nel nostro territorio si è già costruito troppo. Basta con il consumo di suolo.
L’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio del Sud Est Mi-lano è un organismo composto da Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Libera, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logi- stica Sordio-San Zenone, Vivai ProNatura e Associazione per il Parco Sud Milano.