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A Vizzolo Predabissi con Giovanni Impastato, Peppino è uno di noi !

Peppino è uno di noi. Con questa premessa Giovanni Impastato ha voluto ricordare il fratello, assassinato dalla mafia nel 1978, alla cena organizzata il 30 settembre da Rifondazione a Vizzolo Predabissi.
Non una figura iconica e irraggiungibile ma un uomo che ha lottato contro un intero sistema in cui gli intrecci fra mafia, poteri occulti e criminalità organizzata hanno rappresentato il collante degli anni di piombo.
Impegnato nel tour di presentazione del suo libro «Oltre i cento passi», davanti a una platea commossa Giovanni ha raccontato la storia di Peppino, diviso fra l’amore per la sua famiglia e la consapevolezza di un’eredità sbagliata da sovvertire.

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Con lui, sul palco, Antonella Barranca della segreteria milanese di Rifondazione e Vittorio Agnoletto, medico e attivista politico. A rendere ancora più ricca la serata, le incursioni musicali della Brigata Puglisi.
I cento passi, evocati nei titoli di libri e film, rappresentano la distanza fra la casa degli Impastato e quella dei Badalamenti. In una Cinisi degli anni ’70, dove tutti vedevano ma nessuno parlava, Peppino ha dato voce a un’intera generazione.
«Dopo la sua morte – ha precisato Giovanni Impastato – la voce di Peppino non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada».
Infatti, è questo il senso del suo libro, le opere di Peppino sono state talmente impattanti da lasciare un solco profondo nella memoria collettiva, un terreno reso fertile dall’amore per la verità e dal sangue versato, in cui fare crescere i semi della legalità. A questo scopo la mamma Felicia, insieme alla sua famiglia, ha dedicato il resto della vita.
Attraverso l’esperienza di Casa Memoria, l’abitazione degli Impastato così vicina e così lontana da quella degli assassini di Peppino, divenuta un altare laico del ricordo e della denuncia, migliaia di persone, soprattutto giovani, provenienti da tutto il mondo possono confrontarsi con un pezzo di storia italiana ancora troppo attuale.
«Ringrazio tutti voi che mi ascoltate – ha dichiarato Giovanni – perché in questi lunghi anni non avete mai ceduto alla stanchezza. Peppino era comunista, credeva nel grande movimento di liberazione delle masse oppresse. È morto da partigiano, lottando contro il regime della mafia, contro una cultura, di cui il nostro tessuto sociale era intriso, che ci faceva credere che la mafia fosse positiva e non ci facesse mancare nulla».
Peppino dai mille volti, con una penna più affilata di un rasoio, l’ironia graffiante e un talento innato per la comunicazione. Una voce dirompente in un mondo dove la regola era il silenzio.
«Oltre i cento passi» è un racconto corale e positivo, traccia il percorso di quarant’anni passati in prima linea nella lotta alla mafia. «Peppino – ha precisato – non deve essere messo su un piedistallo distante da noi ma entrare nelle nostre vite e diventarne parte. La sua storia deve fare riflettere, noi tutti possiamo, e dobbiamo, seguire il suo esempio».
 
Valeria Giacomello


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