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DOSSIER #PRATONE

Storia del Pratone

La storia del Pratone può essere utilmente suddivisa in due grossi capitoli: “da quando fu dichiarato edificabile fino al 2007”, e “dal 2007 ad oggi”.
Lo spartiacque del 2007 è il passaggio da una fase di previsione ad una operativa contrattualmente regolata.
Una differenza sostanziale.
Da un lato si introduce un vincolo contrattuale, tra l’amministrazione ed uno o più soggetti “attuatori”. Prima si parla di area “destinata” ad essere edificata, e si fanno previsioni. Previsioni che possono essere modificate, teoricamente fino alla loro completa abolizione, con trasformazione dell’area da “edificabile” e “non edificabile”. Con una convenzione in essere le due parti sono invece vincolate da tale contratto e non si può “fare marcia indietro” se non venendo meno ai vincoli del contratto.

Il secondo elemento che compare con la stipula di una convenzione è il maggior dettaglio su che cosa si prevede di costruire. Prima si parla infatti di “previsioni edificatorie”, che si quantificano in volumetrie. Con la convenzione, in aggiunta alle volumetrie, compaiono le “superfici lorde di pavimentazione”, ovvero quanti metri quadrati di suolo verranno impermeabilizzati e da che cosa (costruzioni, pertinenze, strade, parcheggi, etc).

Un ulteriore elemento da sottolineare è come la lotta alle previsioni edificatorie sul Pratone, che si ferma al 2007, fu tuttavia una “guerriglia”, che mirò ad erodere, ridurre al messimo, in vario modo (spostando in altre aree, riducendo in assoluto quando possibile), ma non una lotta per la riconversione del destino del Pratone, facendolo tornare ad esser “non edificabile”.

Prima del 2007: l’azione del WWF e i vari passaggi di proprietà

Il Pratone era di proprietà del gruppo Eni, in particolare di Snam Immobiliare.
Come tanti altri terreni di San Donato, fu venduto a privati. Da allora è passato di mano più volte.
Il primo passaggio importante per il futuro “edificatorio” del Pratone pare accadde nel 1985, quando l’amministrazione comunale della città, sindaco Lupi, modificò la destinazione d’uso del Pratone in “edificabile”.
Alla fine degli anni 80 le previsioni edificatorie sul pratone prevedevano 300.000 metri cubi di edilizia residenziale, per un totale di 30 palazzi da 8 piani.
Nel 1991 il WWF fu in prima linea nella raccolta di circa 4.000 firme di residenti sandonatesi che si opponevano alla edificabilità sul Pratone e proponevano un parco sull’intera area.
Le firme furono protocollate in Comune con la richiesta di un referendum sulla scelta del futuro del Pratone.
Non fu possibile indire un referendum perché “non era previsto dallo statuto comunale”.

Figura 1: raccolta firme del WWF nel 1991 e progetto di parco su tutta l’area del Pratone

Interessante sapere che ancora oggi, nella nostra città, non abbiamo un regolamento che consenta ai cittadini di esprimersi attraverso lo strumento referendario.
Nel 1993, su spinta dei Verdi, venne rilanciata la proposta di un parco nel Pratone, e si svolsero azioni di contrasto dell’allora Piano Regolatore. Il risultato fu una sensibile riduzione delle volumetrie previste sul Pratone.
Come spiegato nell’introduzione, non erano a quel tempo definite le superfici che sarebbero state occupate dalle costruzioni. Le previsioni passarono comunque da 30 a 13 palazzi, sempre da 8 piani. Le volumetrie previste da 300mila a 135mila metri cubi.
Gli anni successivi furono contrassegnati da una vivace attività di previsione urbanistica, ed allo stesso tempo di impegno da parte di diverse forze politiche e di associazioni di cittadini, che si opponevano a tali previsioni.
Nel 1998 vennero approvate delle varianti all’allora vigente Piano Regolatore, che comportavano un sensibile aumento degli indici edificatori in diverse aree della città.
Il costante lavoro di opposizione da più parti, portò, nel 2002, all’approvazione di un “Piano particolareggiato per il Pratone”, che prevedeva una ulteriore, benché modesta, riduzione dei volumi edificatori previsti sullo stesso Pratone, da 135mila a 129mila metri cubi, e la condizione che il verde residuo fosse organizzato come parco “unico” e non spezzettato tra le varie palazzine.
Nel 2006 si arrivò all’approvazione dei “Piani integrati delle aree centrali”, che, per il Pratone, prevedevano una ulteriore riduzione di volumetrie, da 129mila a 100mila metri cubi, per spostamento dei restanti volumi sull’area De Gasperi Ovest (DGO), area sede di ex laboratori ENI, situata a ridosso della attuale fermata della MM3, al confine con Milano.
Complessivamente, in questi anni fino al 2007, la lotta di diverse forze politiche, associazioni cittadine e singoli, ebbe come obiettivo l’erosione delle previsioni edificatorie sul Pratone, sia per spostamento delle volumetrie previste in altre aree che per riduzione effettiva di tali previsioni.

Piano integrato di intervento del 2007

Nel 2007 veniva sottoscritta una convenzione relativa a numerose aree della città, tra cui il Pratone. Per la precisione in data 25.06.2007, tra l’allora giunta della città, sindaco Taverniti, e due operatori privati, soggetti attuatori nella convenzione.
I due soggetti attuatori erano il “fondo Sallustio”, proprietario della maggior parte delle aree in oggetto, tra cui Pratone e DGO, e la “Jannozzi S.r.l.”, proprietaria solo della zona della sottostazione elettrica.
Nello specifico, per chi fosse interessato seguono alcuni dettagli, tra cui nome e sede delle aree interessate, relativa superficie e destinazione d’uso, in corsivo.
Il primo attuatore della convenzione del 2007 era la società “FINANZIARIA INTERNAZIONALE INVESTMENTS, SOCIETA’ DI GESTIONE DEL RISPARMIO S.P.A.”, la quale intervenne all’atto della convenzione non in proprio, ma esclusivamente in nome e per conto del “FONDO SALLUSTIO”, fondo comune d’investimento immobiliare speculativo di tipo chiuso.
Tale soggetto era proprietario delle seguenti aree, con relativa superficie e destinazione di sviluppo:

  1. De Gasperi Ovest,                             74.779 mq, destinato a “residenziale          + terziario”;     sottoposto a vincolo paesaggistico;
  2. Centro  città (Pratone),                    91.036 mq, destinato a “residenziale”;
  3. Caserma  Carabinieri,                         4.341 mq destinato a “attrezzature       pubbliche”;
  4. Polstrada,                                                 950 mq, destinato a “aree      di rispetto strutture di mobilità”;
  5. Via Ravenna,                                         3.216 mq, destinato a “attrezzature         pubbliche”;      sottoposto a vincolo paesaggistico.

Il secondo operatore, la “Jannozzi S.r.l.”, proprietaria della sottostazione elettrica, circa 5000 mq, destinata a residenziale.

La superficie totale di tutte le aree, sommata, era di circa 180 mila metri quadrati, con una previsione di “superficie lorda di pavimento” di più del 50% del totale: 94.000 metri quadri.

Nello specifico, per il Pratone, la previsione nella convenzione del 2007 era di circa 32.000 metri quadrati di “superficie lorda di pavimento”, per la parte privata, oltre ad altro suolo pavimentato, per la costruzione di almeno un edificio pubblico, la famosa nuova biblioteca, ben visibile nel rendering riportato, nell’angolo tra via Martiri di Cefalonia e via Gramsci, lato via Gramsci.

Modifica della convenzione nel 2013

Nel 2013, trascorsi 6 anni dalla sottoscrizione della convenzione (giugno 2007), durante i quali la Jannozzi S.r.l. aveva realizzato quanto previsto nell’area della sottostazione elettrica, il fondo Sallustio ha chiesto una modifica alla convenzione sulle aree di sua proprietà.
La richiesta è stata motivata con la crisi immobiliare, che rendeva problematico realizzare quanto previsto entro il termine naturale massimo della convenzione del 2007, ovvero il giugno 2017.
La attuale amministrazione, sindaco  Andrea Checchi, nel dicembre 2013, esattamente il giorno 20 Dicembre del 2013, accogliendo le richieste del proprietario, ha sottoscritto un atto di “modifica ed integrazione della convenzione del giugno 2007”.
Si legge nello stesso atto, tra le motivazioni dello stesso: “…si è innescata a livello internazionale e con gravi ricadute sul mercato locale, la nota crisi dei mercati immobiliari che ha provocato ricadute in termini di sostenibilità economico-finanziaria del PII, tali da pregiudicarne la realizzabilità, con particolare riguardo ai tempi previsti per l’esecuzione degli interventi urbanizzativi nonché, più in generale, ai tempi di realizzazione anche degli interventi privati…”

In tale atto di modifica si spostavano le volumetrie previste sul lato nord del Pratone, quello che affaccia su via Martiri di Cefalonia, in parte sugli edifici previsti sulla parte sud del Pratone stesso, aumentandone l’altezza, in parte sul comparto De Gasperi Ovest. Nell’atto di modifica si precisava trattarsi di spostamento senza riduzione di volumetrie, che rimanevano identiche a quelle previste nella convezione del 2007. La superficie lorda di pavimento sul Pratone, grazie a questi spostamenti di volumi, passava da 32.000 a 20.000 metri quadrati. Si versavano altresì 1.500.000 euro nelle casse comunali come oneri.
A fronte di questo, il soggetto attuatore otteneva una proroga di 10 anni, dalla data della sottoscrizione dell’atto di modifica.
Quindi una nuova scadenza nel dicembre 2023, rispetto a quella precedente del giugno 2017.

Passaggio di proprietà (estate 2019) e stato attuale

Nell’estate del 2019 una società del gruppo Caltagirone ha acquistato dal fondo Sallustio le aree del Pratone e De Gasperi Ovest (DGO), subentrando in qualità di soggetto attuatore nella convenzione del 2007 rinnovata nel 2013, scadenza dicembre 2023. Tale società pare abbia la ferma intenzione di dar seguito alla convenzione in essere, partendo dal DGO.
Come indicato nell’atto di modifica della convenzione, per poter procedere con i lavori, deve essere approvato un Programma Integrato di Intervento per le aree in oggetto. Il soggetto attuatore, la società del gruppo Caltagirone divenuta proprietaria delle aree del Pratone e DGO, pare abbia presentato in piano di assetto planivolumetrico per le aree in oggetto in data 05 Novembre 2020, e la nostra amministrazione ha deliberato su di esso con esito favorevole, come Delibera di Giunta, il 22 Dicembre 2020.
Dovrebbe a questo punto mancare solo l’approvazione di un Programma Integrato di Intervento per poter passare alla fase attuativa.

Progetto attuale dell’amministrazione comunale

L’amministrazione comunale sembra fermamente decisa a portare avanti il progetto, che prevede l’edificazione di 5 palazzi di una decina di piani ciascuno, nella parte sud del Pratone, per un totale di 200 unità abitative. In aggiunta, nella parte nord del Pratone, rimane il progetto di costruire un centro civico, con aree ricoperte da passaggi pedonali, aree ristoro, aree attrezzate, etc. La porzione centrale del Pratone si prevede adibita a parco pubblico.
Sulla base di questa modifica ed integrazione, da quanto è possibile sapere sulla base delle notizie e dai disegni disponibili, la superficie lorda di pavimento del Pratone, relativamente alle opere private, rimane di 20.000 metri quadrati come indicato nell’atto di modifica del 2013, a cui si aggiunge il suolo pavimentato per le opere pubbliche

Comitato Salviamo il Pratone

Perché, come e quando nasce

Il Comitato “Salviamo il Pratone” nasce il 24 agosto 2020 con la finalità di  sensibilizzare i cittadini sulle funzioni importantissime per la salute e per l’ambiente urbano delle aree verdi di San Donato Milanese, in particolare quando si tratta di aree di terreno ancora sano e permeabile come il Pratone  e contestualmente del rischio edificatorio incombente – sia su quest’area che su molte altre della città. Per raggiungere queste finalità, il Comitato si pone di organizzare azioni di varia natura per contrastare il consumo di suolo e proteggerlo. 

Video dell’incontro pubblico, di presentazione alla cittadinanza del nuovo Comitato

Il Comitato nasce dalla volontà delle associazioni GreenSando e N>O>I – Network Organizzazione Innovazione, con la quasi immediata adesione di tante altre associazioni di cittadini presenti sul territorio, quali: WWF Sud Milano, Legambiente Arcobaleno, Italia Nostra Sud Est Milano, Vivai Pronatura e l’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano, oltre che di un nutrito numero di Cittadini sensibili ai princìpi fondanti.

I Princìpi che animano lo spirito del comitato sono i seguenti: 

  1. Il principio della consapevolezza da parte dei Cittadini  che il modello di città in cui avviene una smisurata e disordinata crescita  rende le città stesse invivibili dal punto di vista sanitario, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico che si determina.
  2. Il principio che il progresso non va di pari passo necessariamente con un eccesso di consumo.  Basta conoscere la storia di  molte città che, a causa della loro continua espansione,  sono diventate grandi strutture inefficienti che consumano acqua ed energia in eccesso.. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono già congestionati, disordinati e senza spazi verdi sufficienti. 
  3. Il principio che crede nell’essenzialità della relazione tra uomo e natura. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli e essere sempre più privati del contatto fisico con la natura. Oltre che per un benessere individuale e personale che il contatto con la natura determina, essa quando è presente nei centri urbani ha dei vantaggi innegabili anche nel mitigare gli eventi avversi che avvengono sempre più spesso con i cambiamenti climatici.

Il Comitato è aperto a chiunque voglia sostenerne le Finalità:

  1. Tutelare il suolo, quale risorsa insostituibile, non rigenerabile ed essenziale alla vita 
  2. Tutelare in modo particolare il suolo nei centri abitati e fortemente urbanizzati perché gli effetti benefici del suolo, quale assorbire CO2 – assorbire l’acqua contrastando allagamenti – quale il contrasto all’inquinamento ambientale in senso ampio – sono limitati alle poche zone verdi rimaste 

Per questo motivo gli obiettivi del Comitato restano:

  1. Porre la tutela del suolo tra le priorità per ogni scelta urbanistica, ambientale e politica.
  2. Sensibilizzare la popolazione su quanto il suolo sia una  risorsa primaria, pari all’aria e all’acqua, oltretutto scarsa.

In particolare il Comitato chiede  per l’area del Pratone : 

  1. Che non si costruisca nè edilizia privata nè edilizia pubblica e si lasci il suolo “vergine” per evitarne l’ulteriore consumo.
  2. Che si realizzino solo le opere necessarie per accedervi attraverso una mobilità da intendersi come dolce e le altre strettamente necessarie per viverlo (quali vialetti fatti di materiale naturale e panchine in legno)
  3. Che ci sia una vera consultazione popolare della cittadinanza per proporre progetti sull’area del pratone.
  4. Che si sviluppi sempre di più una visione di insieme della città al fine di far dialogare i diritti del privato con altri privati proprietari di edifici già esistenti, sfitti e sottoutilizzati

Qualche numero relativo alla visibilità raggiunta in 9 mesi dal Comitato sul territorio: attualmente hanno aderito al Comitato più di 70 persone. Più di 675 sono i follower della pagina Facebook e quasi 600 i membri del gruppo di discussione. La petizione pubblicata su Change.org ha superato le 2.900 firme.

Volantino distribuito ai cittadini di San Donato Milanese in più occasioni

Non solo Pratone

Il Comitato è partito dal Pratone, perché il Pratone è un simbolo per tantissimi sandonatesi, ma non ha assolutamente intenzione di fermarsi a difendere solo l’area verde centrale di San Donato milanese. 

Un’altra area a rischio di scomparire per sempre sotto il cemento è quella di San Francesco.

Nel mandato 2017-2022 dell’attuale giunta si scriveva quanto segue:

“In questi 5 anni abbiamo mantenuto fede al nostro impegno di un PGT a crescita zero con l’unica eccezione dell’Hotel che verrà realizzato in un’area periferica, al confine con Milano, nei pressi dello svincolo autostradale con un intervento che consente il recupero e la messa in sicurezza di un’area abbandonata. Non si tratta quindi di nuove residenze, poli commerciali o logistici o altre speculazioni edilizie ma di un’attività ricettiva che creerà posti di lavoro diretti e indiretti attraverso l’indotto economico che un hotel a 4 stelle può generare. Nel 2017 scadrà il vigente PGT e grazie ai principi e alle opportunità della Legge Regionale sulla riduzione del consumo di suolo e rigenerazione urbana (n.31/2014), potremo dare completa attuazione all’obiettivo di un PGT a crescita zero: ….”

Se ne deduce che la grangia di San Francesco è già stata considerata tra le aree edificabili e non soggette quindi al PGT a crescita zero. Il progetto dell’hotel è stato cancellato, ma al suo posto si prospetta un un centro sportivo, direzionale e ricreativo nell’area a San Donato Milanese, commissionato dalla società Sport Life City.

L’area di San Francesco si estende per  30 ettari, quindi più di 3 volte quella del Pratone, è collocata tra il Comune di Milano e quello di San Donato, e su quest’area si prevede di erigere la cosiddetta “cittadella dello sport”.

All’interno di questo progetto, oltre ad impianti per attività ludico-sportive, si vuole costruire un Palazzetto, alto 40 metri, capace di ospitare 18.000 spettatori. Per farsi un’idea sui numeri, si pensi che il Madison Square Garden di New York contiene 20.000 spettatori, mentre il Forum di Assago ne può ospitare fino a 12.000 e in questo caso si sta parlando di una struttura dalle dimensioni maggiori di quella di Assago e leggermente inferiore a quelle del famoso stadio newyorkese.

Un’ulteriore caratteristica peculiare dell’area, è che si trova  in linea d’aria, a soli 500 metri dall’abitato di Chiaravalle e ad 1 km dall’importante omonima abbazia dei monaci cistercensi. Un territorio dove da anni è in fase di sviluppo il progetto Strada delle abbazie ed è già stato realizzato in buona parte il tracciato del Cammino dei monaci, percorso religioso, culturale, sociale e turistico istituito qualche anno fa per avvicinare le bellezze che sono presenti nel sud Milano, dall’abbazia di Mirasole a quella di Viboldone passando dalla chiesetta medievale di Nosedo e, appunto, da Chiaravalle. 

Progetti che riconoscono l’enorme valore di questo patrimonio naturale e paesaggistico – che è anche storico ed identitario e che hanno come scopo la tutela e la sua conservazione.

Di conseguenza, il progetto della “Cittadella dello sport” impatterebbe in modo disastroso sui progetti di valorizzazione della storia e cultura, nonché del paesaggio, del basso Milanese. Ricordiamo che, non più tardi di otto anni fa, proprio nell’area San Francesco, si prospettò la costruzione dello stadio dell’Inter e solo l’attenzione nei confronti dell’abbazia di Chiaravalle e della nascente Valle dei Monaci evitò questa prospettiva. Pertanto non si comprende la logica per cui oggi invece sarebbe da sostenere il progetto della cittadella dello sport.

Tenendo presente che nel quartiere della città di Milano limitrofo a San Donato Milanese,  Rogoredo, ed esattamente a  Santa Giulia, ad un paio di km in linea d’aria dall’area di San Francesco, è prevista la costruzione di un Palazzo del Ghiaccio da 16.000 spettatori per le Olimpiadi Invernali del 2026, struttura che inevitabilmente dalla conclusione dei Giochi diventerà un Palazzetto per altri sport ed ospiterà eventi o concerti.

Come Comitato Salviamo il Pratone, in difesa di tutto il suolo superstite, si è estremamente perplessi circa la necessità di avere nel Sud Milano ben 3 palazzetti dello Sport, di cui il più grande d’Italia a San Donato.

La cittadella dello sport è una struttura faraonica, assolutamente sovradimensionata per la città,  considerando anche il fatto che a San Donato esiste già un centro sportivo – all’interno del Parco Mattei – che è stato negli anni passati un’eccellenza a livello nazionale e che basterebbe rimettere a nuovo per farlo funzionare come dovrebbe.

Un ulteriore elemento a vantaggio del centro sportivo del Parco Mattei è la propria posizione essendo una struttura raggiungibile agevolmente da tutta Milano attraverso la metropolitana, con mezzi pubblici di superficie dal Sud Milano, a piedi e in bicicletta da San Donato e dai comuni limitrofi. 

La Cittadella dello Sport, tra le altre cose, contribuirebbe a condannare il Parco Mattei all’abbandono definitivo.

Da non trascurare inoltre le molte criticità sul progetto messe chiaramente in evidenza anche dai pareri ricevuti dei diversi enti coinvolti nella procedura di verifica di assoggettabilità a VAS (Valutazione Ambientale Strategica): dal Comune di Milano ad Autostrade per l’Italia, da ARPA a SNAM, solo per citarne qualcuno. E nonostante tali pareri, si è deciso di andare avanti nello sviluppo del progetto.

Le forti spinte espansive della Metropoli milanese arrivano sempre più a soffocare i preziosi terreni a sud delle città di Milano: riserva di terre agricole, spazi di paesaggi che ancora ricordano tradizioni e bellezza, forzieri dove è custodita ed è ancora visibile, nelle sue importanti rimanenze, la storia e il percorso della civiltà che ha plasmato questa regione.

Ecco perché l’Osservatorio contro il consumo di suolo e la tutela del paesaggio del sud est Milano, di cui il comitato Salviamo il Pratone fa parte insieme ad associazioni e altri comitati, ha inviato una lettera appello al sindaco della Città Metropolitana di Milano, Dott. Giuseppe Sala, nella speranza di attivare un suo intervento per far accantonare questo progetto come già accaduto otto anni fa per la progettazione della costruzione dello stadio dell’Inter. Il Comitato e L’Osservatorio contro il consumo di suolo, contano sulla sensibilità culturale ed ambientale che il Sindaco Sala manifesta pubblicamente in molte occasioni.

Area San Francescco - Suolo Agricolo - Situazione Oggi e Situazione Domani
Progetto Area San Francesco.

A Milano Rogoredo nel quartiere Santa Giulia è stata approvata nel maggio 2021 la variante del Piano Integrato di Intervento che prevede il PalaItalia, con un accordo con un primario operatore internazionale per la realizzazione e la gestione della struttura di 16mila posti che per le Olimpiadi del 2026 ospiterà le gare di hockey sul ghiaccio. Rendendo ulteriormente inutile un altro palazzetto a San Donato Milanese.
(link a articolo su MILANO TODAYUn mega parco da 362mila mq e un palazzo del ghiaccio: come cambierà Santa Giulia)

Azioni portate avanti fino ad oggi

Ad oggi il Comitato salviamo il Pratone ha organizzato diverse attività, alcune per  sensibilizzare la cittadinanza ed alcune di interfaccia diretto con l’amministrazione per aprire un dialogo su questioni estremamente complesse, elemento di cui si è pienamente consapevoli.
Segue una carrellata di quanto fatto finora.
La prima iniziativa si è svolta il 13 settembre 2020 all’interno del Pratone stesso; si è trattato di  una riunione all’aperto con i cittadini al fine di presentare e far conoscere il Comitato con conseguente iscrizione da parte della maggior parte dei presenti.
Tutti gli incontri successivi, data l’impossibilità di potersi riunire in presenza a causa dell’emergenza Covid-19, sono stati organizzati in remoto con la finalità di discutere e decidere le iniziative da portare avanti.
Il 9 ottobre 2020 il Comitato ha inviato una email a tutti i consiglieri comunali chiedendone il contributo, nella loro carica di consigliere comunale, per visionare gli Atti Ufficiali inerenti l’area denominata “Pratone” e più in generale la “Convenzione che disciplina l’attuazione del Programma Integrato d’Intervento (PII) relativo alle aree site nel Comune di San Donato Milanese denominate De Gasperi Ovest – Comparto Centro Città – Sottostazione Elettrica”.

Il passo successivo è stato quello di coinvolgere direttamente l’Amministrazione Comunale.

A tal proposito il 25 novembre 2020, con posta elettronica certificata (PEC), il Comitato inviava una lettera aperta al Sindaco Andrea Checchi e per conoscenza agli Assessori Andrea Battocchio e Gianfranco Ginelli, nella quale si rendeva disponibile ad un confronto fornendo il proprio incondizionato supporto a qualsiasi iniziativa si decidesse di intraprendere per salvaguardare il territorio dalla cementificazione, soprattutto su aree incontaminate.
Ricordiamo che è un dovere della Pubblica Amministrazione rispondere entro 30 giorni dal ricevimento di una PEC: a quella PEC non è mai giunta risposta.
L’8 dicembre 2020 è stata lanciata una raccolta firme attraverso una petizione online per salvaguardare un luogo che racconta in ogni suo angolo la nostra origine con la sua vastità unica per il Sud Est Milano e che ha contribuito, anche in questa emergenza pandemica, a tutelare la nostra salute.
In soli 12 giorni dal lancio della petizione sono state raccolte 1.570 sottoscrizioni.
Le prime 1.000 firme sono state inviate con posta elettronica certificata al Comune di San Donato Milanese in data 15 dicembre 2020.
Ad oggi le firme si stanno avvicinando a quota 3.000.

Ricordiamo che nello Statuto Comunale di San Donato Milanese è previsto che:

Le istanze, petizioni e proposte sottoscritte da almeno 300 residenti maggiorenni, dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi generali della collettività, sono sottoposte dal Sindaco, entro 30 giorni dal ricevimento, al competente organo che deve adottare, sulle stesse, motivata decisione, la quale deve essere comunicata a tutti i presentatori della proposta o ad un loro rappresentante, secondo le modalità previste dal regolamento. Di ciò il Sindaco darà tempestiva comunicazione anche ai gruppi consiliari.

L’organo competente finora è sempre stato il consiglio comunale ed i 30 giorni sono stati abbondantemente superati. Anche su questo fronte ancora nessuna risposta da parte del Sindaco.

Il 19 dicembre 2020 si è voluto creare un momento “collettivo” organizzando un flash mob, nonostante molteplici fattori a sfavore dell’iniziativa quali: 

  • il momento di restrizioni dovuto al covid, 
  • il periodo natalizio, 
  • il tempo inclemente, 
  • uno storytelling diffuso tra i cittadini e per i cittadini che vuole sminuire le posizioni attente all’ambiente ed ai cambiamenti climatici

Si è organizzato l’incontro in modo che i partecipanti stessero  nell’area sulla quale è prevista la costruzione di nuovi palazzi. Si è trattato di un pomeriggio dove i presenti, un centinaio di persone hanno manifestato il loro sdegno mostrando cartelli e scandendo slogan contro la scelta di continuare sulla strada della cementificazione, chiedendo all’amministrazione comunale sandonatese di evitare l’ulteriore consumo di suolo e la cementificazione di aree vergini, partendo proprio dal #Pratone, luogo simbolo per San Donato Milanese. Il tutto si è svolto con le massime precauzioni (mascherine e distanziamento fisico).

In data 20 dicembre 2020 il Comitato Salviamo il Pratone ha formalmente fatto richiesta di accesso agli atti inoltrando una e-mail con posta elettronica certificata al Comune di San Donato Milanese. Purtroppo – anche in questo caso – non è giunta alcuna risposta da parte dell’amministrazione, tanto che, trascorsi abbondantemente i 30 giorni previsti per legge, il Comitato ha deciso di  rivolgersi al Difensore Civico Regionale ed inoltrare al Comune una diffida.

Solo al seguito della partecipazione di alcune persone facenti parte del comitato ad una riunione sullo sviluppo della città di San Donato organizzata dal PD sandonatese, la giunta ha concesso alle associazioni aderenti al comitato un incontro, che si è svolto online il 13 gennaio 2021.

 

Presenti all’incontro i rappresentanti delle associazioni N>O>I, GreenSando, WWF Sud Milano, Legambiente Arcobaleno, Italia Nostra Sud Est Milano, Vivai Pro Natura ed Osservatorio permanente contro il consumo di suolo nel Sud Est Milano. Per l’amministrazione hanno partecipato il Sindaco Andrea Checchi, il vicesindaco ed assessore all’urbanistica Gianfranco Ginelli, l’assessore all’ambiente Andrea Battocchio e Chiara Papetti, assessore all’istruzione servizi educativi e biblioteche.
Le associazioni a voce unificata hanno espresso e ribadito la loro posizione di priorità della difesa del suolo vergine presente sul territorio comunale, quindi la contrarietà ad ogni riduzione di suolo sano. Con l’auspicio, relativamente ai progetti edificatori previsti sul Pratone, di poter aprire una trattativa con il costruttore privato per lo spostamento di volumetrie verso altre aree sulle quali fossero presenti strutture da riqualificare in ambito comunale e l’abolizione delle volumetrie pubbliche previste nel Pratone stesso.

L’Amministrazione Comunale ha presentato i vari progetti in valutazione, le motivazioni delle scelte fatte e la storia delle aree interessate.

Purtroppo le posizioni del Comitato e del Comune si sono rivelate molto distanti.

Le associazioni facenti parte del comitato hanno pertanto proposto un secondo incontro, da tenersi a stretto giro, per approfondire il confronto.

Lunedì 15 febbraio 2021 – a più di un mese di distanza dal primo e dopo un paio di solleciti – si è svolto il secondo incontro tra il Comitato Salviamo il Pratone ed i rappresentanti dell’amministrazione cittadina di San Donato Milanese. All’incontro erano presenti anche due consulenti del Centro Studi PIM (Progetti Immobiliari Milanesi) invitati dal Comune. Era presente anche il direttore dello studio che ha voluto descrivere le motivazioni delle scelte fatte e dettagliare ulteriormente il progetto in essere.

Purtroppo le rispettive posizioni sono state riconfermate inconciliabili.

Infatti, dal momento che il Comitato è contro il consumo di suolo, sempre e comunque,  in quanto bene indispensabile per tutti, limitato, già abbondantemente consumato, i suoi esponenti presenti alla riunione hanno solo potuto prendere atto del progetto dell’amministrazione che è restato distante da questo principio.

Il Comitato ha ribadito di essere disposto a qualsiasi azione, entro i termini di legge, per opporsi al consumo di suolo. Ha chiesto, come ha sempre fatto, che al risparmio del suolo, in particolare quello ancora sano e vergine, ed in modo ancora più urgente quello presente in aree ad elevata urbanizzazione, venga data la priorità.

Questo senza negare in alcun modo la complessità delle problematiche che un vero cambio di marcia in tale direzione comporta: per il Comitato rimane tuttavia l’unica possibile via da percorrere.

Pur avendo apprezzato i risultati fin qui ottenuti su altre aree cittadine in termini di salvaguardia di zone verdi, il Comitato ha ribadito la propria contrarietà alle edificazioni private e si è dichiarato perplesso sulla decisione di consumare ulteriore suolo per edifici pubblici sul Pratone.

L’amministrazione ha confermato la propria linea fin qui seguita dichiarando di aver fatto il massimo possibile in termini di riduzione delle volumetrie e di voler proseguire nel progetto di edificare strutture pubbliche su suolo sano e vergine.

I tecnici presenti invitati dall’Amministrazione Comunale hanno altresì sottolineato come impermeabilizzare 1.000 metri quadrati di suolo sano per l’area pubblica interessata sia una quantità trascurabile rispetto al totale e che sarebbe potuta essere pensata addirittura in proporzioni maggiori.

L’amministrazione ha infine ribadito l’intenzione di non fare niente per rinegoziare con il privato o trovare possibili soluzioni alternative al pesante intervento edilizio in programma tra Pratone e il quartiere De Gasperi Ovest.

Anche la seconda riunione si conclude con purtroppo un niente di fatto.

Il 25 febbraio 2021 il Difensore Civico Regionale scrive al Comune di San Donato Milanese, per notificare la mancata risposta alle richieste del Comitato Salviamo il Pratone entro i termini previsti dalla legge. Citiamo uno stralcio della e-mail inviata:

Nel merito, considerato che l’accesso civico generalizzato consente a chiunque di accedere a dati, documenti e informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione obbligatoria previsti dal d. lgs. n. 33/2013 e che la legittimazione a esercitare il diritto è riconosciuta a chiunque, a prescindere da un particolare requisito di qualificazione e senza alcun obbligo di motivazione; non rilevando eccezioni o altri limiti previsti dalla legge che impediscano il rilascio di quanto richiesto dal Comitato, con la presente si invita l’amministrazione comunale a voler consegnare la documentazione richiesta.

Il Comitato è stato contattato da un giornalista di Radio Popolare per un’intervista che si è svolta l’11 gennaio 2021.

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Il Comitato ha organizzato un webinar il cui tema è stato “Agroforesta in città: rigenerazione ecosistemica, attivazione sociale, agricoltura a cm zero e sostenibilità economica”  il 5 marzo 2021 con la partecipazione di esperti sul tema e docenti universitari.

Il 6 Marzo 2021 il Comitato ha organizzato un ulteriore presidio statico sul Pratone,  autorizzato dalla Polizia di Stato, nel pieno rispetto dei criteri di sicurezza previsti dalla normativa Covid.
Nonostante la Lombardia fosse in zona Arancio scuro, fossero vietati gli spostamenti tra Comuni e nonostante il tempo inclemente, al presidio hanno partecipato 220 persone, tutte di San Donato Milanese, segno tangibile di quanto tra i Cittadini stia crescendo la coscienza di ciò che potrebbe inevitabilmente andare perso per sempre.

Ulteriore evento: il 27 Marzo 2021 il Comitato organizza un presidio statico in Piazza Bobbio. Con questo evento il Comitato dà il via pubblicamente alla proprio finalità di tutelare tutto il suolo e non solo quello dell’area denominata Pratone. In questa occasione denuncia la progettualità dell’intervento edilizio che la giunta sandonatese ne ha approvata la realizzazione sull’area di San Francesco.
La Piazza Bobbio si affaccia all’ingresso di un frequentato supermercato locale e questo ha favorito l’interessamento di cittadini che ancora non conoscevano il motivo della manifestazione e molti dei quali non a conoscenza dei progetti edilizi in essere.

Diciamo NO AL CONSUMO DI SUOLO

27 mazo 2021 - Salviamo il suolo di San Donato

L’evento del 27 marzo, è stato significativo anche per la presenza del gruppo Verdi di Milano, perché da questo evento in avanti l’essere in rete con altre associazioni del territorio non solo milanese ma anche oltre i confini di Milano e, nel caso dei Verdi, anche con le forze politiche che appoggiano i nostri obiettivi, è diventata una parte integrante del Comitato.

Alcuni momenti del presidio in Piazza Bobbio

Il Presidio si è svolto in un periodo di emergenza  a causa della pandemia mondiale COVID-19. E’ stata a tal propositi predisposta una diretta Facebook alla quale hanno partecipato numerose persone. E’ stata anche l’occasione  per leggere in diretta una Lettera inviata al Sindaco di Milano e della Città Metropolitana, Dott. Sala

A seguito di questi presidi, si è presentata un’altra importante occasione di sensibilizzazione per il Comitato: il 6 aprile alcuni dei rappresentati sono stati intervistati in diretta nazionale da TG3 Lombardia nel corso del programma “Buongiorno Italia”.
L’intervista è stata un occasione per ribadire l’importanza dei principi, delle finalità e degli obiettivi del Comitato.

Il 14 aprile il comitato ha “lanciato” una proposta digitale sulla propria pagina facebook per invitare più cittadini possibili, anche al di là dei confini territoriali, a esprimere fortemente quanto hanno raggiunto la consapevolezza che il suolo sia una risorsa da preservare e sia arrivato il momento di cambiare rotta. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di produrre una “catena virtuale di cittadini” pronti a fare gruppo per una finalità comune

testimonianze “social” che chiedono di tutelare il suolo

La Proposta è ancora aperta. #diamociuntaglio, mettici la faccia. CREIAMO UNA CATENA DIGITALE

A fine aprile il Comitato decide di pubblicare 70 poster per “tappezzare” la città di San Donato Milanese con messaggi di sensibilizzazione.

Il 1° Maggio il Comitato ha organizzato un ulteriore presidio statico sul Pratone e l’aspetto di evolvere sempre più in una dimensione di rete con le altre realtà associative e politiche che portano avanti gli stessi obiettivi, ha determinato che questo presidio è stato ricchissimo di testimonianze e contributi da realtà giunte da vari angoli della Lombardia a testimoniare il proprio sostegno al comitato sulle azioni che sta portando avanti nella sua lotta contro il consumo di suolo. La mattinata era stata pubblicizzata proprio mettendo in luce la ricchezza dei contributi esterni al comitato infatti i post sui social riportavano: “ Sarà una mattinata a testimonianza delle alleanze: 1. Interverrà l’europarlamentare Eleonora Evi, 2. Cittadini di altre realtà testimonieranno il loro profuso impegno a tutela del suolo 3. Verrà data voce allo scambio di email che il Comitato ha avuto con il Dott. Luca Mercalli e che appoggia le nostre iniziative”.

Le testimonianze durante la mattinata sono aumentate di numero rispetto a quelle concordate perchè a sorpresa degli organizzatori si sono presentati rappresentanti di molte più associazioni rispetto a quelle con cui si erano presi accordi. Esattamente sono intervenuti:

  • Elena Grandi, consigliere dei Verdi Comune di Milano,
  • Irene Pizzocchero della Lista civica Ambientalista di Milano,
  • Nicole Personè del Comitato Pratone Lissone,
  • Simonetta Favari, del Comitato La voce degli Alberi di Peschiera Borromeo,
  • ssa Valeria Bacchelli del Comitato Parco Piazza d’Armi e Le giardiniere,
  • Fabiana Tosolini dell’Associazione Abbiategrasso che vorrei,
  • Enrico Coviello del comitato Giù le mani dalla Campagnetta,
  • Giuseppe Boatti, docente del Politecnico di Milano che supporta i comitati contro il consumo di suolo,
  • Antonio Maffettone, assessore del comune di Pantigliate,
  • Eleonora Evi, EuroParlamentare e referente per le Petizioni Europee, che ci ha portato la buona notizia della risoluzione europea approvata un paio di giorni prima.

Si può vedere l’intero l’evento registrato nei 3 filmati

La petizione Europea di GreenSando

GreenSando, una della “anime” del Comitato, ha presentato nel 2020 una petizione alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, denunciando l’eccessivo consumo di suolo nella zona omogenea del sud est Milano.

La petizione è stata accettata e successivamente, il 26 gennaio 2021, è stata discussa presso la commissione petizioni europee.

Qui potete leggere il testo della petizione

Le petizioni presentate al Parlamento Europeo e ritenute “sostenibili” possono essere per l’appunto “sostenute” con la propria firma. Per poter fare questo bisogna prima registrarsi al portale delle petizioni europee. La procedura non è delle più lineari, pertanto abbiamo preparato un vademecum che accompagna in tutti i passaggi.

Una volta registrati, si può entrare, loggandosi, cercare la petizione e sostenerla con la propria sottoscrizione.

La presentazione e la conseguente discussione in commissione parlamentare è disponibile come video. Al seguente link può essere seguita la seduta del parlamento Europeo nel momento in cui il rappresentante del Comitato e di GreenSando ha illustrato la petizione:

Come si può vedere al termine della registrazione, la petizione è rimasta “aperta”, nel senso che può continuare a ricevere sostegno ed aggiornamenti. Questi ultimi possono essere inviati solo dal firmatario, per cui se ci sono elementi particolari, in merito agli argomenti della petizione, che qualcuno volesse segnalare, può farlo scrivendo alla mail di GreenSando (greensando.web@gmail.com) o del Comitato Salviamo il Pratone (salviamoilpratone@gmail.com).

Il fatto di aver raggiunto il Parlamento Europeo è il riconoscimento che l’Associazione GreenSando ed il Comitato Salviamo il Pratone stanno portando avanti istanze importanti, in modo corretto e propositivo.

La petizione locale del comitato

Come già indicato nel punto 2.2, all’inizio di dicembre 2020 il Comitato ha lanciato una petizione online sul sito delle petizioni Change.org al seguente indirizzo:

A maggio 2021 la petizione, a maggio 2021, ha raggiunto più di 2.900 firme. Centinaia e centinaia di sandonatesi hanno voluto sostenerla, ma  non solo, perché la preoccupazione si è estesa in tutto il sud Milano – che “chiedono a gran voce di invertire la rotta e di non consumare gli ultimi fazzoletti di terreno non edificato a San Donato, per opere sia pubbliche che private, in un territorio che  negli ultimi 30 anni ha impermeabilizzato quasi 8 volte la quantità di suolo che aveva consumato nei secoli precedenti.

Cosa non è stato fatto e cosa si può fare

Cosa si sarebbe potuto fare e non è stato fatto? E cosa è ancora possibile fare concretamente per evitare il consumo di suolo sull’area del Pratone e non solo? Quali altre proposte si possono avanzare?

Il Comitato se lo è chiesto a più riprese, arrivando a mettere in luce cosa non è stato fatto:

  1. Sicuramente non si sarebbe dovuta modificare/rinnovare la convenzione alla fine del 2013: quell’atto ha inevitabilmente dato una chance in più al costruttore e denota una chiara visione e prospettiva politica dell’amministrazione comunale di edificare sull’area del Pratone, sia tramite interventi del privato che soprattutto da parte dell’operatore pubblico.

Non è importante cosa si costruisca nell’area comunale: che sia una nuova biblioteca o un nuovo asilo o un capannone per un mercato. E’ importante ribadire che esiste una volontà politica che non preserva un Bene che non è più rinnovabile e che, al giorno d’oggi, andrebbe sempre più difeso e tutelato.

  1. Sicuramente, nel momento in cui si è presa la decisione di rinnovare la convenzione, si sarebbe potuto ottenere di più, ma valgono anche qui le considerazioni esposte al punto 1. Si sarebbe dovuto oltretutto aprire una forte negoziazione, soprattutto quando si è prospettato l’ultimo passaggio di proprietà.
  2. Nel momento in cui si è deciso di modificare la convenzione (2013), invece di chiedere di realizzare edifici pubblici sul fronte di via Martiri di Cefalonia, si sarebbe potuto chiedere all’operatore privato di avere come contropartita la monetizzazione del suo intervento. In questo modo la compensazione dovuta dal privato a fronte della costruzione dei cinque palazzi sul lato sud del Pratone sarebbe entrata nelle casse comunali in modalità “cash”: soldi che si sarebbero potuti spendere per ristrutturare altri edifici pubblici esistenti che necessitano di essere rimodernati e rigenerati (si pensi – ad esempio – al centro polifunzionale di Via Parri o alla ex-Scuola di Bolgiano).

Rileggendo il documento del mandato amministrativo 2017-2022, si trova la seguente frase: ”La riduzione del consumo di suolo è stata anche alla base della scelta, compiuta nel 2013, di non edificare sul lato del Pratone verso via Martiri di Cefalonia, lasciando libera l’area per la riqualificazione leggera ora in fase realizzativa…” —- Viene da chiedersi perché allora non viene rispettato quanto scritto dall’attuale amministrazione nel documento programmatico?

  1. L’Amministrazione Comunale, prima di dar vita al progetto per l’intera area del Patone, non ha consultato la cittadinanza. A differenza di come fatto in altre occasioni, ad esempio per il futuro Parco Gustavo Hauser sulla campagnetta di Via Di Vittorio, per il Pratone – l’area verde centrale di San Donato Milanese – il Comune avrebbe anche in questo caso potuto (dovuto) scegliere la strada dell’ascolto cercando una progettualità condivisa con i Cittadini. Soprattutto per quanto riguarda l’intervento pensato sulla parte pubblica.

Il comitato si sta ponendo la questione anche di cosa sia ancora possibile fare in questa fase per evitare il consumo di suolo, e non solo sul Pratone, nonostante la decisa volontà politica dell’amministrazione comunale di proseguire sulla strada intrapresa.

  1. sicuramente il comitato continuerà nella sua azione di divulgazione presso la cittadinanza di San Donato Milanese
  2. verranno verificate tutte le opzioni disponibili, comprese quelle legali, sebbene il leit motiv persistente, non solo dell’attuale giunta, sia che “non si possono toccare i diritti acquisiti”…
  3. dal momento che la petizione ha abbondantemente superato le 300 sottoscrizioni, il Comitato attende che venga calendarizzata una sua discussione in consiglio comunale; nel caso ciò non avvenga, il Comitato lo richiederà ufficialmente.
  4. il Comitato avrebbe voluto chiedere anche un referendum per poter far esprimere direttamente i Cittadini sul tema del consumo di suolo, ma sono anni che siamo in attesa che l’amministrazione appronti il regolamento, nonostante lo strumento referendario sia previsto dallo Statuto Comunale di San Donato Milanese.

Al di là delle azioni che verranno portate avanti per contrastare il consumo di suolo, il comitato ha già iniziato a fare alcune proposte per le aree verdi di San Donato e per una gestione basata sul recupero e su una (vera) riqualificazione e riutilizzo di suolo già costruito e di edifici pubblici esistenti.

Infine, quali altre prospettive future possiamo avere?

  1. Una proposta che è stata avanzata dal comitato per l’utilizzo di parte delle aree incontaminate presenti in San Donato (es. Pratone e/o Campagnetta) è la realizzazione di una Agroforesta.

Lo scorso 5 marzo il Comitato ha già organizzato un webinar molto illuminante in questo senso, durante il quale professori e ricercatori delle Università di Milano e Bergamo hanno illustrato come la preservazione del suolo non solo è necessaria alla nostra esistenza, ma è anche importante dal punto di vista economico. è stato E’ stato mostrato come sia possibile in taluni casi eliminare l’asfalto e riportare il verde, anche se per la rigenerazione occorrono decenni…

Un caso concreto di realizzazione di una Agroforesta è in atto a Milano, nell’area della Vettabbia, e l’associazione proponente (Cascinet) sta facendo scuola anche presso alcuni agricoltori di quel territorio.

  1. Il recupero ed il riutilizzo di strutture già esistenti sul territorio di San Donato è fondamentale e prioritario: non occorre consumare altro suolo, bisogna recuperare strutture inutilizzate o sottoutilizzate perché trascurate se non abbandonate.

E’ stato già fatto qualche esempio nei paragrafi precedenti:

  • edificio polifunzionale di via Parri
  • ex scuola di Bolgiano
  • altri edifici comunali da identificare insieme all’amministrazione comunale

Quanto costa ai Comuni consumare SUOLO ?

La proposta del Forum Salviamo il Paesaggio.
l Forum invita a richiedere ai consiglieri del proprio Comune la presentazione di una mozione per un “corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”: 100mila euro per ogni ettaro impermeabilizzato, in base a dati dell’Ispra.
Un modo per far conoscere a tutti il costo, non solo ambientale, della cementificazione.

“La crescita economica è strettamente collegata all’aumento della produzione, del consumo e dell’uso delle risorse e ha effetti dannosi sull’ambiente naturale e sulla salute umana”. A scriverlo è stata, nel gennaio 2021, la European environment agency (Eea) in un suo documento intitolato “Growth without economic growth”, cioè crescita senza crescita economica. È proprio da questo concetto che il Forum Salviamo il Paesaggio ha lanciato a gennaio una nuova campagna nazionale che invita le oltre mille organizzazioni e le decine di migliaia di persone aderenti a richiedere ai consiglieri del proprio Comune la presentazione di una specifica mozione per un “corretto calcolo in bilancio dei costi derivanti da consumo di suolo”.

“Si tratta di una campagna nazionale -spiega Massimo Mortarino, referente torinese del Forum e coordinatore dell’iniziativa- che vuole amplificare i dati dell’ultimo Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) riferiti al 2020. Per chi lo ha analizzato senza superficialità, e dubitiamo che tra essi vi sia la totalità degli eletti in Parlamento, balzano all’attenzione alcuni dati di estrema importanza. Ad esempio il fatto che nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 56,7 chilometri quadrati, più di 15 ettari al giorno. Le conseguenze sono anche economiche: i costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire a causa della crescente impermeabilizzazione e artificializzazione degli ultimi otto anni, sono stimati in oltre tre miliardi di euro annui che si aggiungono ai costi fissi accumulati negli anni precedenti”. Gli enti locali rivolgono un’attenzione speciale ai propri bilanci. Per questo il Forum ha deciso di avviare una campagna che provi a rispondere alla domanda “Quanto costa rinunciare a un ettaro o a un metro quadrato di suolo libero, impermeabilizzandolo?”. La risposta è stata individuata da Ispra che ha stimato un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici. Questo è compreso tra 66mila e 81mila euro a ettaro per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare. È invece compreso tra 23mila e 28mila euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta. Complessivamente, quindi, si tratta di una cifra tra 89mila e 109mila euro l’anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.

L’invito del Forum è di rivolgersi ai consiglieri comunali perché presentino una mozione volta a deliberare l’inserimento in bilancio del costo determinato dal consumo di suolo: 100mila euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci ambientali e sociali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo è stato accertato. Un modo per far conoscere a tutti il costo economico-finanziario, oltreché ambientale, del consumo di suolo. “Ci sono tre validi motivi per giustificare un’attenzione così rigorosa e severa per la salvaguardia del suolo”, aggiunge Mortarino citando i numeri messi a disposizione da Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano ed editorialista di Altreconomia. “In primo luogo ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di carbonio: se cementificassimo quel terreno, la CO2 si libererebbe nell’atmosfera, accelerando ulteriormente l’inquinamento delle nostre città. Inoltre ogni ettaro di terreno fertile è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua: in questo particolare momento, a fronte di precipitazioni atmosferiche di portata e frequenza sempre maggiori e di lunghi periodi sempre più siccitosi, il nostro suolo, oltre a drenare l’acqua piovana contribuendo a contenere gli effetti di possibili inondazioni e alluvioni, ne conserva quanto basta per alimentare ciò che in esso vive e si sviluppa. Infine ogni ettaro di terreno fertile coltivato può sfamare sei persone per un anno: stiamo parlando di sovranità alimentare, cioè la possibilità di provvedere autonomamente all’alimentazione della propria famiglia, limitando quindi la nostra dipendenza dal sistema e, inoltre, controllando direttamente in buona misura la salubrità del cibo che assumiamo”.

IL PRATONE di San Donato Milanese è grande 92.000 metri quadrati.
I costi stimati da ISPRA per
il consumo di un metro quadrato di suolo è pari a 10 euro all’anno.
10 € x 92.000 metri quadrati =
920.000 € all’anno.
In SOLI 10 anni
il Comune di San Donato Milanese per i danni causati dalla  cementificazione del PRATONE spenderà 9.200.000 €

 

Prossime iniziative

Il Comitato Salviamo il Pratone continuerà ad informare i cittadini su quanto sta accadendo attraverso eventi, webinar, volantini, social media (pagina e gruppo Facebook, profilo Instagram) per colmare il vuoto di informazione da parte del Comune e per mostrare che una alternativa possibile esiste, che non lede la proprietà privata e difende l’interesse e il benessere di tutti.

….stay tuned!

Contatti e profili social:

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