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Questo incontro non andava fatto. Altro che patrocinio. Chi ha ucciso Enrico Mattei?

O Partigiano Portali VIA
# O PARTIGIANO PORTALI VIA

L’evento organizzato per il 13 giugno 2025 nella cosiddetta “Casa del Popolo” di San Donato Milanese – che una volta era la casa consiliare di tutti – rappresenta un’offesa alla storia, alla memoria collettiva e al senso stesso di verità democratica che dovrebbe animare le istituzioni repubblicane.

Dedicare un incontro ad Enrico Mattei – figura centrale della Resistenza, partigiano, democratico, antifascista – senza ricordare il suo profondo impegno nella lotta contro il fascismo, è un’operazione vergognosa. Peggio ancora, vedere la sua memoria manipolata da rappresentanti di un governo che non ha mai preso chiaramente le distanze dal fascismo, e anzi ne recupera toni, simboli e posture, è inaccettabile.

Mattei ripudiava il fascismo. Non lo sopportava. Lo combatté con coraggio, aderendo al Comitato di Liberazione Nazionale, rischiando la vita per la libertà. Fu uno dei volti della rinascita democratica dell’Italia, prima ancora che un uomo dell’economia e dell’energia. Vederlo oggi celebrato da chi si ostina a non pronunciare la parola “antifascismo”, da chi propone revisionismi storici e ambiguità culturali, è una vergogna. È una maschera ipocrita su una riscrittura inaccettabile.

Ma la verità non si cancella con un patrocinio. La verità su Enrico Mattei non si insabbia.

Chi ha ucciso Mattei? È una domanda che pesa ancora sulla storia italiana. Le inchieste, i depistaggi, i silenzi. L’aereo esploso a Bascapè nel 1962. I legami con il caso De Mauro. Le ombre sull’omicidio Pasolini, che indagava su Mattei. È una vicenda che fa tremare i palazzi del potere ancora oggi. Ed è forse anche per questo che qualcuno preferisce ricordare Mattei solo come il manager dell’ENI, omettendo la sua anima più scomoda: quella del combattente per la giustizia, del visionario scomodo agli interessi internazionali e interni.

San Donato Milanese non può accettare il silenzio su tutto questo. Non può prestarsi a queste messe in scena. Non può avallare con il suo patrocinio una cerimonia dove la storia viene sfrondata, epurata, addomesticata.

La città ha una memoria antifascista, concreta, viva. Non è un dettaglio che il padre dell’attuale Sindaco militò nella stessa brigata partigiana di Mattei. Quel legame non può essere strumentalizzato per giustificare una partecipazione istituzionale a una commemorazione manipolata.

La Casa del Popolo non può diventare la casa del revisionismo.

Non accettiamo che la Resistenza venga dimenticata o edulcorata. Difendiamo la verità storica, e lo facciamo con nomi e cognomi, senza paura. L’antifascismo non è un’opinione. È il fondamento stesso della Repubblica. Chi non lo dichiara apertamente, chi lo rimuove dalle biografie dei protagonisti del nostro Paese, sta tradendo la Costituzione.

E a chi vuole riscrivere la storia, rispondiamo: non ci riuscirete. Non con la nostra complicità. Non con il nostro silenzio.
La memoria di Enrico Mattei – quella vera – non è vostra. È nostra. È di tutti. È della Repubblica antifascista.

MATTEI_ASSASSINATO
L’alta borghesia industriale e politica legata al fascismo

Dopo la guerra, molti esponenti del regime fascista si riciclarono rapidamente nei ranghi della nuova Repubblica, specialmente nei settori della grande industria, dell’alta finanza e dei servizi segreti. Queste figure vedevano con fastidio l’ascesa di un personaggio come Mattei, che:

  • rifiutava il controllo delle “Sette Sorelle” (le grandi compagnie petrolifere anglosassoni);
  • sosteneva rapporti paritari con i Paesi arabi e africani, rompendo la logica colonialista;
  • parlava di giustizia sociale e sviluppo equo in chiave nazionale.

La sua figura, pur provenendo dal mondo cattolico, era socialmente troppo avanzata, e intollerabile per chi voleva restaurare una forma di potere economico-oligarchico ereditato dal ventennio.

I settori conservatori della Democrazia Cristiana

All’interno della DC, Mattei aveva numerosi nemici. I democristiani di destra, molti dei quali ex simpatizzanti o tolleranti verso il fascismo, non condividevano il suo approccio autonomista, né il suo legame con l’area progressista e partigiana.

  • Alcuni lo accusavano di essere troppo interventista, troppo indipendente, troppo “politico” per un manager pubblico.
  • Altri lo temevano come possibile competitore interno nel partito o come figura in grado di spostare gli equilibri politici del dopoguerra.
Il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Il MSI – erede diretto del fascismoodiava Mattei. Lo vedeva come un simbolo dell’Italia partigiana, dell’antifascismo militante, della modernizzazione democratica e inclusiva del Paese.

  • Mattei era tutto ciò che il MSI non voleva: un uomo che metteva lo Stato e il bene comune davanti al profitto privato;
  • Un uomo che parlava ai popoli del Sud globale da pari a pari, invece che dall’alto in basso, come facevano i colonialisti e i nostalgici dell’Impero.
Le connessioni tra servizi segreti, mafia e ambienti reazionari

Negli anni successivi alla sua morte, le indagini e le testimonianze (anche giornalistiche e giudiziarie) hanno tracciato una rete oscura dietro il sabotaggio del suo aereo:

  • Servizi segreti italiani e stranieri (CIA, SISMI);
  • Mafia siciliana, con collegamenti sia con la politica nazionale che con gli interessi internazionali del petrolio;
  • Ambienti dell’alta finanza e dell’industria che volevano un’Italia sotto tutela, non autonoma.

Chi ostacolava Mattei erano fascisti mascherati da liberali, industriali post-fascisti, politici conservatori e affaristi senza patria. Erano quelli che volevano un’Italia subalterna, svenduta, imbavagliata.
Mattei invece parlava di sovranità energetica, giustizia sociale, cooperazione tra popoli, rispetto dei diritti, e per questo fu isolato, delegittimato, e – secondo molte fonti credibili – eliminato.

Redazione RecSando

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