Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus
“Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus”,
breve saggio di Vito Teti
“Tempu de guerra, la fami è comu terra”. Il saggio di Vito Teti, docente di Antropologia Culturale all’Università della sua Calabria, è infarcito di fatti e detti memorabili popolari. Nella lingua dei padri. Nell’analizzare la situazione attuale dell’umanità smarrita, Vito Teti fa un salto indietro nel tempo, e racconta che la nostra missione ora è “prevedere l’imprevedibile” e “pensare l’impensabile” come ci ricordano con efficacia Amitav Ghosth, Paolo Giordano, Mark O’Connell e i tanti altri studiosi che hanno riflettuto sulle condizioni del mondo squassato non dai terremoti, dalla distruzione dei boschi e dall’emigrazione, individuate agli inizi del Novecento da Saverio Francesco Nitti come le tre “cause modificatrici” della storia recente del Mezzogiorno, non dalla guerra, la fame, la carestia, la spagnola, parole ascoltate dall’autore fin da bambino dalla nonna e dalla mamma e poi da giovinetto nel ’68, quando frequentava i compagni più grandi, anche da questo. Nessuno dei nostri governanti però avrebbe immaginato che la fine della nostra civiltà di homo sapiens sarebbe avvenuta per un piccolo, inimmaginabile, invisibile virus. Che si aggira per il mondo e provoca terrore tra gli ultimi e i primi, tra i poveri e i ricchi, tra i giovani e gli anziani (di più fra questi).