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Struggenti ricordi di un italiano di Tunisi, nell’Ultima Generazione

Martedì 4 Giugno in sala Previato una commovente serata, ospiti di un “bibliotecario  speciale” : Marcello Bivona, quella sera in veste diversa di quella in cui lo conoscono tanti sangiulianesi.

Marcello, coadiuvato da Rosy Candiani,  collaboratrice dell’archivio della Memoria della comunità italiana di Tunisia,  ed accompagnato da  Jamel Chabbi , professore di Oud (uno strumento musicale) al Conservatorio di Tunisi, ha presentato il suo libro ” l’Ultima Generazione”, lui ultimo di quattro generazioni di italiani di Tunisi.
E’ un racconto molto coinvolgente e commovente quello che scopriamo durante la presentazione. Una storia a tanti, me compresa, sconosciuta. E di questi tempi, in cui si parla tutti i giorni di migranti in arrivo dall’Africa, uno spunto di riflessione. Lui e la sua famiglia sono infatti migranti di origine italiana. Obbligati,  al termine del protettorato francese e all’avvento del presidente Bourguiba,  a lasciare la Tunisia. Con lo slogan, la Tunisia ai tunisini.
Il libro racconta fedelmente tutto il vissuto di Marcello e  della sua famiglia, fino  ai bisnonni, i primi arrivati dalla Sicilia  in Tunisia alla fine dell’800. Quando i viaggi della speranza erano in senso inverso a quelli odierni: dall’Italia verso la Tunisia, raggiungibile in poco tempo dalla Sicilia, in cerca di una vita sicuramente migliore di quella che si viveva sull’isola. E poi la Tunisia era diventata protettorato francese, e i francesi avevano grandi idee sullo sviluppo della regione, l’arrivo di manodopera era una manna. Seppur   con una vita di sacrifici, la famiglia aveva convissuto con le altre etnie presenti nella realtà tunisina rispettandosi gli uni e gli altri.. 
Il racconto arriva alla tragedia della seconda guerra mondiale, e i tre anni di dura prigionia del padre di Marcello, e infine “allo sfratto” degli stranieri, malgrado molti di loro fossero nativi. Arriva così Bivona alla struggente malinconia della partenza  e all’odissea del  viaggio verso l’Italia, dove non avevano nessuno ad aspettarli. Tre giorni di viaggio che portò la numerosa famiglia in provincia di Brescia in un campo profughi. Una ex caserma dell’era fascista dismessa e in cattivo stato, con una situazione igienico sanitaria inesistente. Finalmente l’arrivo a san Giuliano grazie a un parente arrivato prima. E i primi tempi da stranieri nel proprio paese. 
Il libro scorre veloce. Nel leggerlo la stessa commozione provata martedì alla pesentazione. Anche ascoltando la melodica musica che emette l’Oud, strumento della famiglia dei liuti, con le parole in arabo cantate dal maestro Chabbi.
Meno male che Marcello aveva preparato un ottimo cous-cous  e dei dolcetti tunisini, oltre e al  bel rinfresco preparato da amici. Ottimo per stemperare il magone.

 
Redazione RecSando Angela Vitanza.
Il video della serata  è di Giancarlo Danielli.
 


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