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Coronavirus: Intervistiamo il Prof Giorgio Alleva, economista e statistico italiano

Il valore aggiunto dell’informazione di N>O>I – RecSando è sempre stato il territorio. Nel mondo di oggi, globalizzato e totalmente interconnesso, il discutere di ciò che ci accade accanto è davvero un plus spesso dimenticato. Ma viviamo giorni veramente difficili, nei quali l’informazione che ci giunge dall’altra parte del mondo può essere facilmente assimilata a quella della porta accanto. Partendo da questo assunto, abbiamo ritenuto di compiere un’operazione importante andando a intervistare esperti e personalità che nella crisi sanitaria, economica, politica e sociale attuale hanno ognuna qualcosa da dire e da dare.
Crediamo, sempre dicendolo modestamente, di esserci riusciti. Ma a Voi la parola finale. Buona lettura.

INTERVISTA AL PROF. GIORGIO ALLEVA, Professore ordinario di Statistica Dipartimento di Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza (MEMOTEF) Facoltà di Economia, Università Sapienza di Roma

DOMANDA:

1 ) Prof. Alleva, Lei è stato Presidente dell’ISTAT tra il 2014 e il 2018 e, assieme a un altro presidente Istat, vale a dire il Prof. Alberto Zuliani, unitamente ad altri tre colleghi (Giuseppe Arbia, Piero Falorsi e Guido Pellegrini), ha recentemente avanzato la proposta, recapitata all’indirizzo del ministro Roberto Speranza e a quelli di Walter Ricciardi, il rappresentante italiano presso l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità,  e Silvio Brusaferro, l’attuale presidente dell’ISS – Istituto Superiore di Sanità, di procedere a testare con il tampone un vero campione statistico, che comprenda sintomatici e asintomatici.
L’obiettivo dichiarato è quello di uscire dal grande marasma dei numeri forniti ogni giorno dalla Protezione Civile o dalle Regioni e sempre più vagamente indicativi, anzi addirittura ritenuti ormai quasi una mera fotografia di una imprecisata «punta dell’iceberg».
Ciò detto, Prof. Alleva potrebbe meglio chiarirci in tale ottica il senso profondo del Vostro agire di statistici e la Vostra ferma convinzione che occorra ormai improcrastinabilmente stimare con precisione i principali parametri epidemiologici dell’epidemia di coronavirus in corso, sia per prevedere l’evoluzione del contagio che per suggerire scelte concrete alle autorità sanitarie ?

RISPOSTA:
 

Vorrei innanzitutto premettere che, a fronte del grande interesse da parte dell’opinione pubblica, purtroppo del Coronavirus ne sappiamo ancora poco: in quanti e quali modi può trasmettersi il contagio? La guarigione dà immunità? La virulenza diminuirà con il sopraggiungere della stagione calda? Quali test per comprendere la quota di popolazione entrata in contatto con il virus? Ci sono le basi scientifiche per dare un patentino di immunità? Quali dispositivi proteggono meglio? Quale mix di misure restrittive più efficaci? Quali le terapie al momento più efficaci? Il virus subirà mutazioni? Dobbiamo aspettarci ondate successive dell’epidemia come avvenne a suo tempo per la “spagnola”? Altre domande potrebbero aggiungersi.

Molti danno risposte, in generale parziali, spesso contradditorie; alcuni confessano correttamente una dose di ignoranza, altri si esprimono in modo perentorio; alcuni partono da una effettiva competenza, altri improvvisano. L’esperienza accumulata fin qui è ancora troppo breve e non uniforme. In molti casi, i dati riferiti hanno canoni di rilevazione diseguali; forse, almeno inizialmente, c’è stata qualche reticenza; quelli sui contagi sono correlati, in qualche misura, al numero di accertamenti effettuati.

Tutto ciò premesso, ho personalmente fiducia nei risultati della ricerca scientifica in corso in tutto il mondo, ma l’incertezza sul virus oggi ci obbliga a documentarne l’evoluzione nella popolazione in modo quanto più possibile accurato e tempestivo. Ed è in questa direzione che come statistici sentiamo la responsabilità nel fornire il nostro contributo: nel disegno d’indagine necessario per produrre un quadro informativo di qualità, utile per i decisori politici, secondo i tre aspetti che definiscono la qualità della statistica ufficiale; e dunque in termini di indipendenza e professionalità dell’ambiente di produzione dei dati, di solidità dei metodi e dei processi di produzione, e di qualità dei dati prodotti.

La nostra proposta ha lo scopo di sollecitare le istituzioni preposte a progettare e implementare rapidamente un sistema di monitoraggio statistico di qualità, in un quadro di integrazione con il sistema di sorveglianza dei contagi dell’ISS e della Protezione civile.
Anche la Società italiana di statistica ha promosso una bella discussione al suo interno sui modelli di previsione dei contagi e più in generale sui dati necessari per svolgere analisi. Valorizzando all’esterno interessanti contributi dei soci.

Abbiamo raccolto sostegno e incoraggiamento anche dall’estero e in un paper abbiamo formalizzato da un punto di vista metodologico la nostra proposta

Purtroppo non si sta ancora andando nella direzione che riteniamo fondamentale, quella di monitorare nel tempo l’evoluzione dell’epidemia con un campionamento-panel, cioè somministrando gli esami (tamponi o altro) a gruppi di popolazione ad intervalli regolari di tempo. Anche sull’immunità non si ha certezza che sia permanente! Meno utili sono iniziative di indagini campionarie una tantum, fotografie che non consentano valutazioni delle dinamiche in corso.
 

DOMANDA:

2 ) Prof. Alleva, esiste una domanda-chiave che ormai tutti i cittadini italiani (e in particolar modo quelli residenti nelle regioni maggiormente colpite dal COVID-19, vale a dire Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ) si pongono e cioè quale sia la maggiormente plausibile estensione del contagio e altresì l’ampiezza della galassia degli asintomatici. Si ipotizza infatti che i suddetti numeri sui quali ci si sta basando siano solo e soltanto la punta dell’iceberg rispetto alla reale ampiezza del contagio. Si arriva anche a ipotizzare che contagiati e asintomatici a tutt’oggi non censiti siano almeno 10 volte tanto. Lei crede possa essere davvero così ?

RISPOSTA:
 

Il numero di contagi così come viene valutato attualmente è certamente sottostimato. Ampiamente sottostimato. Di volta in volta vengono avanzati moltiplicatori da parte di  “esperti” – quattro volte, dieci volte, più ancora rispetto al numero accertato sul campione di “convenienza” che si è affacciato alle strutture sanitarie – nessuno fondato su un’osservazione statistica rigorosa che consenta di assegnare alle stime un grado probabilistico di affidabilità.

Giuseppe Arbia, in un suo articolo, ha raccolto e messo in fila alcune ‘stime’ della frazione di infetti privi o con lievi sintomi: secondo il governo cinese e Ilaria Capua sarebbero 1/3 , per l’Università di Sapporo e Osaka ¼, per il World Data Forum 6/10, un esperimento a Vo’ Euganeo 6,2/10, l’OMS 8/10, la rivista Science 8,6/10, secondo una dichiarazione di Borrelli 9/10. Secondo tali ‘stime’ il numero di infetti varierebbe oggi nel nostro Paese da 130.000 a 1.070.000 a seconda delle diverse ipotesi! Un margine troppo alto per prendere decisioni.

In effetti, i dati comunicati quotidianamente dalla Protezione civile sono relativi essenzialmente alle persone che, con sintomi, si sono rivolte agli ospedali o ad altri presidi sanitari e a quelle che occasionalmente sono state sottoposte a tampone (o altro accertamento diagnostico). Nel secondo caso l’accertamento non è avvenuto secondo un disegno campionario che consenta di fare inferenze rispetto all’intera popolazione. Ad esempio, sono state apprestate postazioni all’esterno dei supermercati; ma è presumibile che in coda ci fossero persone che stavano bene, più spesso giovani, più spesso donne, categorie ambedue che, sembra, siano meno soggette al contagio. Soltanto un campione probabilistico può dare risposte affidabili.

DOMANDA:
 

 3 ) Prof. Alleva, fino a oggi i dati raccolti sui tamponi sono basati su un campionamento di convenienza basato sui casi che manifestavano sintomi e, anche come nel caso della Regione Veneto, sottostimando i malati positivi confinati in casa. La strada maestra quindi per produrre dati rappresentativi dell’universo dei cittadini dovrebbe invece essere a vostro dire quella di realizzare un protocollo di osservazione a campione, composto da 2 mila persone per Regione debitamente scelte sulle quali effettuare (e ripetere) il tampone. In questo modo Voi dite si andrebbe a fare luce sulla caratteristiche familiari e di contesto che possono favorire l’infezione, potendo poi seguire correttamente l’evoluzione del fenomeno. Potrebbe dunque spiegarci meglio questo aspetto della campionatura che Voi proponete ? Le 2 mila persone ipotizzate dovrebbero appartenere a specifici contesti di contagio o zone rosse o particolarmente a rischio ?

RISPOSTA:
 

La proposta ha come obiettivo la stima dei contagi nella popolazione residente in domini territoriali e temporali che possono essere stabiliti a seconda dei fabbisogni informativi. Naturalmente riterremmo importante sia una stima a livello nazionale sia a livello geografico più fine. Una dimensione campionaria di 2.000 unità, suddivise, come spiegherò tra poco, nei due gruppi che definiscono la strategia campionaria proposta sarebbero sufficienti per avere stime a livello regionale statisticamente significative (errore inferiore al 5%). Operativamente, ci si dovrebbe rivolgere a due campioni: il primo relativo alla popolazione A,  persone il cui stato di infezione sia stato accertato (che possono essere ricoverati o in quarantena coatta) e quelle che hanno avuto contatti con loro risalenti fino a 14 giorni prima (quindi, dimensione emersa e dimensione sommersa ad essa collegata del fenomeno); il secondo relativo alla popolazione B, persone non entrate in contatto con quelle precedenti, quindi sane, i cosiddetti silenti, e in fase di incubazione per le quali i sintomi si manifesteranno successivamente, nell’ arco di massimo 14 giorni. Le strutture sanitarie presso le quali campionare i contagiati sarebbero anch’esse selezionate a sorte, naturalmente con probabilità proporzionale ai ricoveri Covid, e dunque presumibilmente nelle aree di maggior contagio.

Per la stima statistica del numero di persone contagiate (riferita alla popolazione A) in un dato dominio territoriale (ad esempio una regione) e temporale (ad esempio una certa settimana) è necessario coinvolgere nell’indagine circa 1.000 unità tra i contatti di persone conclamate sulle quali effettuare i tamponi. Supponendo circa 25 contatti per ogni conclamato, le persone alle quali somministrare i 1.000 tamponi (o altri esami) potrebbero essere individuate selezionando circa 200 persone conclamate da cui si ricostruirebbero 5.000  contatti fra i quali campionare una quota di circa il 20%.

Per la stima del numero di contagiati al di fuori dei contatti delle persone conclamate (riferita alla popolazione B) deve essere selezionato un panel di circa 1.000 individui che dovranno essere seguiti a opportune cadenze temporali (ad esempio bimensilmente). Il panel viene sottoposto al tampone (o altri esami); se una persona del panel risulta positiva, devono essere ricostruiti tutti i suoi contatti negli ultimi 14 giorni;  il tampone viene sottoposto anche a un campione di questi contatti. Il numero di persone da coinvolgere nel panel dovrebbe essere di circa 1.000 (per circa 1.200 tamponi, compresi quelli per i contatti di persone del panel risultati positivi) per un dato dominio territoriale e temporale. Il panel potrebbe essere eventualmente selezionato mediante un pre-screening distinguendo le persone che continuano a spostarsi (quindi maggiormente soggette a contagio) e quelle con pochi contatti che seguono essenzialmente le medesime prescrizioni di quanti posti in quarantena.

Non dobbiamo nasconderci la complessità del protocollo di osservazione appena descritto. Si tratta di una sfida metodologica, tecnologica e organizzativa che può essere affrontata soltanto in un clima di collaborazione inter-istituzionale. Ne abbiamo comunque valutato la fattibilità organizzativa, i tempi e i costi. Gli statistici, e certamente gli statistici ufficiali, possono fare la loro parte.

L’incertezza rimarrà, è ineludibile, ma l’imprecisione può e deve essere ridotta.
 

Redazione N>O>I – Network Organizzazione Innovazione – FM-Staff

L’immagine di copertina è stata realizzata da N>O>I utilizzando l’immagine del Prof. Giorgio Alleva “catturata” dal suo profilo di twitter, e l’immagine della pila di soldi con le piantine è stata concessa da nattanan23

 


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