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Primo Maggio e No Expo

C’era una grande attesa per questo giorno. 
Sono passati 7 anni da quando Milano si è aggiudicata la partita per essere sede della grande esposizione universale. Come nel 1906.
Ma 109 anni fa, sicuramente, in parallelo non si è formato un fronte contrario, un NO EXPO.  Da diversi anni ormai ci siamo abituati, purtroppo,  al dissenso  verso grandi opere e grandi conferenze.  Così abbiamo i NO TAV – i NO TEM – I NO e NO.

Purtroppo non vuol dire non condividere le ragioni di tale atteggiamento.  Ma il non andare alla ricerca di queste ragioni.  Di sicuro chi protesta ha una motivazione. E può essere valida. Ma alla fine  prevalgono le azioni  degli estremisti.  O meglio,  di coloro che fanno danni e rumore. Danni a tutti,  a cose, persone, idee, disinteressandosi  se altri hanno impiegato il loro tempo e i loro sforzi  per manifestare le loro opinioni.

Questo è successo in un indimenticabile primo Maggio 2015. Un giorno che al mattino ha dato di Milano il posto che merita per tradizione, un posto di primo piano per efficienza e capacità, collettive e individuali.
Poi, a pomeriggio,  il disastro. Prevedibile? Certo, le premesse c’erano che avvenisse qualche disordine. E infatti solamente il giorno prima si è cambiato il percorso del corteo. Invece alla fine le TV di tutto il mondo hanno dato ai loro paesi l’immagine di una città che andava a fuoco. Tutto per l’opera distruttrice di qualche centinaio  di devastatori di professione, che se la sono presa con una città, i suoi muri, le sue banche, negozi, macchine. Del pomeriggio che doveva essere in contrapposizione, in modo pacifico, con la calata dei 30.000 da tutta Italia, a dire no ai metodi che sono stati usati per mettere in piedi questa enorme macchina mondiale, rimane solo questa immagine di fuoco che si alza, e manda in fumo oltre le cose materiali,  7 anni di idee e programmi per loro alternativi.
Di questo si è parlato giovedì 7 maggio all’Arena del Sole, luogo di aggregazione giovanile del Comune di San Giuliano Milanese, in un incontro organizzato da APES – Evolvilascimmia –  tra una quindicina di persone  disposte a cerchio per guardarsi in faccia senza timore di dire i propri pensieri. Moderati da Oscar Logoteta a confrontarsi con i se e i ma, c’erano Massimiliano, che faceva parte dei trentamila  dissenzienti e Andrea Checchi, sindaco di San Donato Milanese e qui in veste di “partecipante” al dibattito. Anche per portare un ricordo. Nel 2001 era a Genova. E la storia della Caserma Diaz è ancora fresca nella nostra mente.  Massimiliano si è prestato a una sorta di confessione, forse liberatoria. Quel giorno, il primo maggio, non ha potuto dire a nessuno perché per sette anni hanno lavorato <contro> una macchina devastatrice di territorio, e produttrice di quanto abbiamo assistito continuamente. Corruzione, mafie, appalti poco chiari. Per finire alla ciliegina. Lo sfruttamento di centinaia  di lavoratori arruolati come “volontari”, ovvero senza retribuzioni e assicurazioni. (Sarà per loro solamente una voce sul curriculum futuro, che li definirà esperti di gestione di grandi eventi…nella speranza di trovare così un lavoro)
Simpatizzante  per le questioni di principio che hanno portato a questa lotta <NO-GRANDE EVENTO>,  si è detto Andrea Checchi, ma fino a un certo punto. Quello della modalità di espressione del dissenso. Perché, continua il sindaco,  “sarebbe stato più utile e più costruttivo  inserirsi nell’evento, portando i sì delle proprie idee, le alternative, le idee per sviluppare un tema importante come quello del nutrimento del pianeta in modo giusto”.
(Proprio per questo sembra poco coerente con il tema stesso  che, come simbolo, vi siano  grandi multinazionali  che,  per il prodotto che offrono,  poco  rappresentano   un sano nutrimento per il  Pianeta.   Anzi l’idea di nutrire i poveri con bevande gassate e patatine , mi fa venire in mente Maria Antonietta durante la rivoluzione francese,  quando saputo che il pane era finito consigliò di dare le croissant per sfamare i poveri…n.d.r.)

Cita, il sindaco Checchi come  esempio positivo il percorso proposto da cascina Triulza, che si trovava  già sul terreno Expo, che il questi mesi  organizza manifestazioni atte a far conoscere  il paesaggio nei dintorni di Milano per far conoscere la città come alla sua origine contadina e agricola.  . 

(Nella Cascina Triulza ha sede il Padiglione della Società Civile, che mostra il contributo di queste organizzazioni nell’affrontare i grandi problemi dell’umanità, incentivando la collaborazione fra più soggetti in grado di promuovere proposte per un futuro sostenibile. Per questo, Cascina Triulza non rappresenta solo uno spazio unico riservato al terzo settore, ma anche un luogo in cui aziende, istituzioni pubbliche ed organizzazioni internazionali possono dare visibilità e valore alle proprie qualità in collaborazione con le organizzazioni della società civile).

La curiosità di sapere qualcosa di più su ciò che è successo a Milano era tanta, così abbiamo tempestato di domande questo ragazzo testimone dei fatti. Chi sono i neri, perché non sono stati fermati, perché non vi dissociate… 
Le risposte, (gruppo di contestatori a prescindere, provenienti dai gruppi che fanno <lotte sociali> , non c’era un servizio d’ordine perché non doveva esserci disordine…non dobbiamo dissociarci da loro perché non ci siamo mai associati…forse non ci soddisfano, non le  condividiamo, non le comprendiamo.
Una manifestazione “autogestita”, con 30.000 partecipanti, facenti parte di diverse provenienze d’ideologia politica, con in comune solo il fine di contestare l’evento “a prescindere”, non andava controllata più accuratamente? Le dichiarazioni del Ministro dell’interno che si dice contento d’aver evitato il peggio, ci porta a vedere la parte del bicchiere pieno o quella vuota?
E voi?
Redazione RecSando Angela Vitanza – Foto Luigi Sarzi Amadè

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