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Melegnano, l’alba amara dei tigli abbattuti

dopo settant’anni di ombra e memoria, un gesto crudele e privo di visione futura
tigli abbattuti Melegnano

Melegnano si è svegliata presto, il 29 ottobre 2025. Troppo presto.
Quando molti cittadini stavano ancora facendo colazione o accompagnando i figli a scuola, le motoseghe avevano già iniziato il loro lavoro. Uno dopo l’altro, i grandi tigli di Piazzale delle Associazioni cadevano al suolo, chiudendo un capitolo lungo settant’anni della storia cittadina.

tigli_piazzale_associazioni

Nessun avviso, nessuna condivisione. Solo un blitz, preparato nel silenzio, che ha lasciato sgomenti i tanti che da mesi chiedevano un confronto.
A denunciare l’accaduto è stato il Comitato “Tiglio non ti taglio”, nato per difendere quegli alberi che da decenni offrivano ombra, aria buona e senso di continuità a un quartiere cresciuto intorno a loro.

“È un atto di forza e di arroganza – scrive il Comitato – un gesto che cancella un patrimonio di tutti, compiuto all’alba, quasi di nascosto”.

Dietro la rabbia e la delusione c’è qualcosa di più profondo: il sentimento di una comunità che si sente esclusa dalle decisioni che riguardano il proprio paesaggio, la propria memoria. I tigli, per molti, non erano solo alberi: erano punti di riferimento, testimoni silenziosi di incontri, feste, assemblee, momenti di socialità.

Ora al loro posto resta il vuoto, fisico e simbolico.
Il piazzale – luogo che ospita molte realtà associative e culturali – appare spoglio, come se avesse perso la propria anima verde.

Dal Palazzo comunale, per ora, nessuna dichiarazione ufficiale. Si parla genericamente di un progetto di riqualificazione e di nuove piantumazioni, ma il sospetto diffuso è che la parola rigenerazione venga ancora una volta confusa con cancellazione del passato.

Il Comitato sottolinea di non aver mai cercato lo scontro:

“Abbiamo sempre lavorato per il dialogo e per soluzioni di mediazione. Ma viviamo tempi in cui chi urla più forte, o chi mostra la faccia dura, sembra avere ragione.”

Le loro parole risuonano come un monito per l’intera città.
Melegnano non ha perso solo settanta anni di ombra: ha perso un pezzo della propria identità.
Eppure, proprio da questo dolore potrebbe nascere una nuova consapevolezza: quella di una cittadinanza che chiede di essere parte attiva nelle scelte sul verde, sulla bellezza, sul futuro.

Non è solo la storia di alcuni alberi abbattuti. È il segno di un modo di amministrare che mette il profitto, la fretta e l’arroganza davanti al bene comune.
Quando chi governa una città non ha la consapevolezza del valore di un albero, di un prato, di un suolo ancora vergine, non agisce per ignoranza: lo fa perché può farlo.
E finché la legge lo permetterà, continuerà a farlo.
Per questo la vera battaglia che ci attende non è solo culturale, ma politica e civile: ottenere norme che vietino l’abbattimento degli alberi sani e il consumo di suolo vergine, per restituire alla natura il rispetto che le spetta e alle comunità il diritto di scegliere il proprio futuro.

Fabrizio Cremonesi – N>O>I
Flavio Mantovani – N>O>I

 

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