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In concomitanza con la grande adunata del Centenario, a Zivido il concerto degli Alpini

La grande kermesse del centenario  dell’Associazione Nazionale Alpini era nel pieno dello svolgimento. In giro per Milano e hinterland c’erano  tanti dei 500.000 alpini  dislocati tra alloggi, hotel e accampamenti. E alle 18 circa del pomeriggio di sabato, un colpo di coda del meteo ci ha messo lo zampino con una grandinata impensabile fino allora. Ma come è nel loro stile non si son persi d’animo, e seppur con qualche disagio, hanno continuato nelle loro attività. Tra le quali concerti di cori dei tanti Gruppi Alpini in Italia. 98 concerti  di cori e fanfare in tutto  riporta il riassunto finale. Ben due sul nostro territorio sabato 11 maggio: nella parrocchia di  Santa Barbara a San Donato Milanese e nella parrocchia di Santa Maria a Zivido di San Giuliano Milanese. Due città che condividono una sezione dislocata di Milano, la Ernesto Fornoni, che ha la propria sede proprio sul loro confine. Due città che hanno accolto con tanta simpatia la presenza degli Alpini. San Donato ha anche ospitato una tendopoli al parco Mattei con circa 300 ospiti.

I due i cori che nella serata di sabato 11 Maggio hanno allietato i presenti nella Chiesa di Santa Maria a Zivido erano  La Combriccola, proveniente dalla Valle Imagna, e il coro Nikolajevka di Desio. L’intera esibizione la potete ascoltare nel video, ma di seguito riportiamo i titoli dei brani eseguiti che si comprendono poco alla presentazione e che ognuno ha una storia:
Coro Cai Valleimagna
1. Sul ponte di Perati – armonizzazione di  Flaminio Gervasi :  “Sul ponte di Perati”, un brano che ricorda il sacrificio degli alpini della Julia nella sciagurata campagna di Grecia 1940/1941. Il canto, ambientato nelle vicende della campagna di Grecia, nasce quindi nel 1940 e divenne subito famoso, non solo fra gli alpini, ma anche fra il resto dell’esercito.
2. Motorizzati a pie’ – arm. Coro Cauriol
3. Sul ciastel de Mirabel – arm. Luigi Pigarelli
4. Ta-pum! – arm. Antonio Pedrotti
5. Va l’alpin – arm. Filippo Manini – canti della tradizione montanara e popolare e canti religiosi-
 6. E tutti va ‘n Francia – arm. Mino Bordignon -L’uomo, in alcune circostanze, è costretto a lasciare la propria terra-
7. Io resto qui, addio – Giorgio Susana – Fronte russo 1942-43 l’ultimo pensiero di un soldato italiano morente in terra di Russia
8. Le carrozze – arm. Renato Dionisi – “Le carrozze son già preparate, i cavalli son pronti a partire, Dimmi, ohi bella, se tu vuoi venire e questa notte a passeggio con me. Mamma mia chi era mio padre? Figlia mia tuo padre è già morto. Tu sei figlia di un padre sepolto che col pugnale lo feci morir. Mamma mia perchè l’hai ucciso? Figlia mia, perchè m’ha tradito: m’ha rubato l’anello dal dito e un’altra donna voleva sposar”.
9. Joska la rossa – Bepi de Marzi, Carlo Geminiani
Il canto di Bepi De Marzi richiama la classica melodia russa, quella che, al suono della balalaika, invita alle movimentate danze popolari di quel paese. Questa volta i protagonisti della danza sono gli alpini delle Divisioni “Cuneense”, “Tridentina” e “Julia”, alpini che la storia vede impegnati in una guerra, insensata come lo sono tutte le guerre, una guerra voluta da chi comandava, una guerra oltretutto mal preparata e finita in tragedia.Il testo racconta una storia, certamente inventata, divenuta una poesia, senz’altro ispirata al racconto di qualche reduce (*) e, appunto perché poesia, o meglio “musica poetica”, riesce a focalizzare la gioia ed il dolore, l’amore e l’odio, il perdono e la vendetta, la vita e la morte.
Ma la vera protagonista di questo canto è la donna russa, impersonata da una ragazza, Joska, che ha compassione di questi uomini lontani migliaia di chilometri dalle loro case, uomini che, nel momento del bisogno, non possono avere vicine le loro donne, la mamma, la moglie, la “morosa” e le sorelle.
Allora Joska si sostituisce a queste donne per alleviare la malinconia, la solitudine ed il dolore degli alpini. E, alla fine, sarà ancora Joska a dar loro pietosa sepoltura nella fredda terra russa.” 

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10. E col cifolo del vapore – arm. Luigi Pigarelli
Coro ANA Nikolajewka Desio 
1.   La Bandiera dei tre colori ( Cordigliani – Dall’Ongaro )
“E la bandiera dei tre colori” le parole: si dice siano state scritte nel 1848 da Francesco Dall’Ongaro, patriota e poeta. Il significato simbolico dei tre colori veniva dal giacobinismo francese, e rappresentava gli ideali di indipendenza che animarono poi il Risorgimento. Non era più un segno dinastico ma simbolo del popolo, e della nazione.
2.   Senti Cara Ninetta (C. Brescianini )
La coscrizione obbligatoria, cominciata con la Rivoluzione Francese, si fece sentire pesantemente in Italia al tempo della dominazione di Napoleone I che, con tutte le guerre che faceva, aveva un gran bisogno di soldati. A quest’epoca risalgono molti canti militari. Tutti sono improntati ad una rassegnata inevitabile obbedienza ed al dolore del distacco dai parenti e dalle morose.
3.   Era Nato Poveretto ( A.B. Michelangeli )
Protagonista del testo, di carattere ironico, è un povero uomo disposto a cedere tutto per poter mangiare dei maccheroni, indispensabili anche per vincere la guerra. 
4.   Trentatre Valore Alpino ( F. sartori ( S.O.S.A.T. )
Il Valore alpino, noto anche con il nome di Trentatrè e Inno degli Alpini, è la marcia d’ordinanza delle truppe da montagna dell’Esercito Italiano.
5.   La Barbiera Degli Alpini ( A. Mazza )
….Immaginare addirittura una barbiera in trincea. Dove le donne sono sognate per mesi e mesi!! Se poi ad immaginare tutto questo sono gli alpini…! 
6.   Il Golico ( B.D. Marzi )
Il Golico è un monte nei pressi del fiume Vojussa, il fiume che “col sangue degli alpini s’è fatto rosso…” Siamo in Grecia nel marzo 1941.  Nel  testo,che segue  la tradizione dei canti alpini,  l’alpino, conscio che qualsiasi azione potrebbe essere l’ultima, rivolge un pensiero alla madre e prega la Madonna di dare alla madre, che perderà il figlio, la forza di non cedere alla disperazione.”
7.   Le Voci Di Nikolajewka ( B. D. Marzi )
Si rifà all’esperienza della ritirata dal fronte orientale (1941-1945), la quale ha avuto il suo culmine di sofferenza nella battaglia di Nikolaevka, nella quale l’ARMIR è accerchiata dall’Armata Rossa e combatte per rompere l’accerchiamento e poter tornare a casa.
Non contiene un testo vero e proprio, ma solo una parola, “Nikolajewka”, che scandisce la musica ispirata alla musica popolare russa.
8.   Bella Ciao ( Canto popolare )
Bella Ciao cantata durante la guerra partigiana,  venne diffusa nell’immediato dopoguerra. E ancora oggi è cantata in tutto il mondo.
9.   Benia Calastoria ( B.D. Marzi )
racconta di Beniamino il quale, di ritorno a casa dopo l’emigrazione in Belgio per lavorare nelle miniere, voleva per se una calastoria, una “bella storia”.  Ma le sue aspettative vengono deluse: la terra  suo padre, la valle  dove una volta c’erano i villaggi, è cambiata radicalmente. Il verdeggiante paesaggio alpino ha ceduto davanti all’industrializzazione, i campi e le foreste hanno lasciato il posto a fabbriche e città: la sua terra non è più quella, è stata rovinata.
E come è nella loro indole, quando si incontrano, anche se non si conoscevano, fan presto a diventare amici. E lo hanno dimostrato  a cori uniti cantando la canzone più conosciuta e commovente : Signore Delle Cime ( B.D. Marzi ) è un canto di ispirazione popolare  divenuto ben presto un successo mondiale, tradotto in molte lingue ed elaborato per diversi tipi di ensemble. Una  commemorazione funebre in ricordo dell’amico Bepi Bertagnoli, tragicamente scomparso in un’escursione di montagna nell’Alta Valle del Chiampo nel 1951. e nella prima strofa è rivolta a Dio, ispirata a  inni religiosi, il testo del canto comincia con una invocazione al Dio del cielo, Signore delle cime, ad indicarne la caratteristica di punto di contatto tra cielo e terra. Ma poi…Tu, o Signore, hai chiesto alla montagna la vita di un nostro amico”.

Redazione RecSando Angela Vitanza
foto dai gruppo Alpini San Giuliano/San Donato


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