Redazione Recsando – Staff
Foto di Pietro Del Monte – Circolo fotografico F. Ventura
Serata dedicata alla “Giornata del Ricordo“
10 Febbraio, Giornata del Ricordo, istituita con una legge varata dal Parlamento il 30 marzo 2004 per celebrare la memoria delle vittime delle Foibe e dell’Esodo istriano. La data scelta si lega alla firma del trattato che assegnava alla Jugoslavia il territorio dell’Istria e della Venezia Giulia, avvenuta appunto il 10 febbraio del 1947.
In occasione della Giornata del Ricordo la Commissione Biblioteca, all’interno del progetto culturale WstaWac, ha organizzato un dibattito che ha avuto luogo in Cascina Roma a San Donato Milanese, alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe, segno che il tema rappresenta ancora un nodo delicato e non risolto della nostra storia nazionale.
Ospiti della serata: lo storico Gaetano Dato e il nostro concittadino Pasquale Carmignano.La scelta dei due interlocutori è stata dettata dalla volontà di dare un doppio taglio al dibattito, quello storico, scientifico e quello autobiografico, emotivo.
Gaetano Dato infatti è un giovane ricercatore, esperto di storia dell’Istria e autore di un saggio che ricostruisce in modo rigoroso le vicende legate alla strage di Vergarolla, episodio poco noto del dopoguerra, considerato da molti un passaggio cruciale delle tormentate sorti del nostro confine orientale. Il 18 agosto 1946, sulla spiaggia di Vergarolla in cui si stava svolgendo una gara di nuoto, segnale di un graduale ritorno alla normalità, esplosero degli ordigni abbandonati sul bagnasciuga provocando la morte di circa 80 persone tra cui molti bambini.
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L’attentato, attribuito dai più ai partigiani di Tito, non è mai stato in realtà indagato adeguatamente, a causa del clima complesso che si stava creando con la Guerra Fredda, in cui la Jugoslavia, prima temuta in quanto comunista, diventa poi, a seguito della scelta di Tito di non allinearsi con l’URSS, una sorta di cuscinetto tra i due blocchi .
Pasquale Carmignano è figlio di un antifascista emigrato dalla Puglia in Istria, per sfuggire alla persecuzione del regime, fu catturato e gettato in una Foiba nei giorni terribili del 1943, in cui avvenne la prima serie di uccisioni da parte dei partigiani slavi, indirizzate contro fascisti, militari, ma anche cittadini “ colpevoli “ unicamente di essere italiani.
Carmignano ha raccontato con commozione i suoi ricordi di bambino di quei terribili giorni, ricordi che egli ha raccolto con documenti e memorie familiari in un testo che sta diventando un libro e che egli ha messo a disposizione del pubblico.
Dunque due modi di raccontare e condividere la storia di un territorio doppiamente vittima: della perdita della propria identità e dell’oblio in cui per troppi anni queste vicende sono state relegate.
Le tracce dolorose di quegli anni, soprattutto della condizione dei profughi costretti a lasciare tutto per paura, ma anche per scelta di appartenenza e spesso accolti con ostilità e crudele indifferenza da molti Italiani, sono emerse in alcuni interventi del pubblico presente.
Prova evidente che occorre ancora lavorare molto su questa pagina della nostra storia e che è forse giunto il momento di affrontarla senza schemi ideologici, nella scelta della verità che è l’unico modo per rendere giustizia alle vittime e ai loro familiari.