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Filomena Lamberti, come rinascere e avere “un’Altra Vita”

Sei femminicidi in due giorni, altro che corona-virus in Italia. E la cosa peggiore è che qui non c’è possibilità di trovare l’antidoto. Ma un vaccino, anzi più di uno,  penso di si, si potrebbero chiamare  “insegna rispetto”, oppure, in senso più ampio,  “Cultura”. 

Ma torniamo all’evento che si è svolto venerdì sera 31 gennaio in sala Previato. Una testimonianza diretta di chi l’inferno della violenza l’ha provato sulla sua pelle, anzi, sulla pelle del viso, perchè restasse visibile per tutta la vita se si fosse salvata, come poi è avvenuto.
Filomena Lamberti, questo è il suo nome,  è arrivata alla trentesima operazione di chirurgia plastica, ma questi interventi non la distolgono dal portare la sua scioccante  testimonianza su e giù per l’Italia. A San Giuliano è stata invitata dall’Amministrazione Comunale in Collaborazione  con l’Associazione Culturale il Picchio di cui ne è Presidente lo scrittore Gino Marchitelli.
A presentare  gli interventi dei relatori  Patrizia Menapace, del Gruppo “No Violenza sulle donne SGM”, gruppo autocostituitosi nel 2015, per stimolare l’impegno delle istituzioni  al contrasto alla  violenza sulle donne. Oltre  a Filomena Lamberti,  hanno preso la parola l’Assessore ai Servizi Sociali Vito Nicolai, , che ricorda ancora l’incontro e le richieste fatte dal gruppo. Molto è stato fatto, ma non bisogna abbassare la guardia. Intanto una decisione importante è stata presa: in caso di vittime sangiulianesi, l’Amministrazione si costituirà Parte Civile nel processo. Per quanto è stato fatto in questi ultimi tre anni, ha preso la parola Francesca Maci, di ASSEMI, Azienda Sociale Sud Est Milano, di cui fanno parte Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Melegnano, San Donato M.se, San Giuliano M.se, San Zenone al Lambro, Vizzolo Predabissi, Mediglia, Pantigliate, Peschiera Borromeo, Paullo e Tribiano. 
La dottoressa Maci ha illustrato i diversi progetti portati avanti dalla rete antiviolenza, In particolare, il primo obiettivo  prevedeva la costituzione del centro antiviolenza “Centro Donna San Donato” promosso da Fondazione Somaschi per le attività e i servizi della Casa Rifugio.  Il Centro ( tel. 02-36527138 negli orari di apertura oppure  1522 – numero nazionale antistalking negli orari di chiusura – centroantiviolenza@fondazionesomaschi.it)  è stato inaugurato nel 2018. Oggi garantisce 5 aperture settimanali nella sede individuata sul territorio di San Donato Milanese. Personale qualificato ( avvocati, assistenti sociali, educatrici, psicologi, tutti di sesso femminile) accoglie e ascolta le richieste di aiuto, accompagnando poi nei percorsi adatti le vittime che denunciano situazioni di disagio.
Filomena nel suo fine settimana sangiulianese, (sabato mattina ha incontrato gli studenti di terza media e del liceo linguistico), era accompagnata da Vilma de Sario Tabano, che già nel 1978, a Salerno,  fondava  con altre donne l’Associazione “Spaziodonna” , di cui attualmente è Presidente, collegata oggi alla rete antiviolenza del 1522 . “Rispetto agli ideali perseguiti  40 anni fa, quando lavoravamo affinchè uomini e donne lavorassero per costruire una società migliore,  oggi purtroppo devo constatare che le donne sono tornate indietro.Perchè la cultura è tornata indietro. Non è l’avanzamento  e l’uso della tecnologia che fa progredire. Riflettiamo di trovarci in una tragica emergenza sociale”. Racconta poi l’incontro con Filomena, come anche fa l’Avvocata  Adele de Notaris, legale di Spaziodonna, membro di Linea Rosa, “costola della rete Antiviolenza, sempre a Salerno, con un numero di telefono ricevente 24 ore su 24, 365 giorni  all’anno. Anche lei racconta azioni e progetti in favore delle vittime di violenza.

 
E arriva infine il momento tanto atteso, ascoltare dalla sua voce, dolce ma ferma, la testimonianza di Filomena. 30 anni di efferata violenza fisica, morale, psicologica, economica da parte del suo ormai ex marito, padre/padrone. Terminata nel 2012 con quel gesto accompagnato da una frase e un ghigno”guarda che ti do”: intanto che dormiva, la svegliò, la girò e le gettò sul viso dell’acido solforico. Per fortuna erano in casa i figli, che sono riusciti a portarla in ospedale, salvandole la vita. La sua storia è simile a tante altre che sentiamo quotidianamente. Trattamento di possesso esclusivo, gelosia, allontanamento da amici e parenti. Violenza quotidiana anche davanti ai figli. Ma la dipendenza economica, lavorava nella sua attività commerciale, e la paura di perdere i figli, le hanno impedito di ribellarsi. Nel momento in cui le sembrava di avercela fatta, lui si è vendicato. 
La speranza è che tante ragazze che magari si trovano nella stessa condizione aprano gli occhi, e si aprano ai loro cari, e si allontanino dai loro aguzzini al più presto oltre che denunciarli. Perchè non esiste “l’amore malato”. L’amore è amore e basta. E si accosta sempre alla felicità.

Angela Vitanza


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