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ENERGIA VERDE: La crisi innescata dal coronavirus potrebbe fermarla

 

Per l’Agenzia internazionale dell’energia, la pandemia potrebbe avere riflessi negativi sugli investimenti in rinnovabili e decarbonizzazione

BUETTEL, GERMANIA – Agosto 03: Una turbina eolica dietro una montagna di carbone all’esterno di una fabbrica.

La risposta di molti governi alla diffusione del coronavirus è stata quella di ridurre al minimo le interazioni umane, limitando o chiudendo molte attività produttive. Questo ha portato a effetti inaspettatamente positivi dal punto di vista climatico. Qualche settimana fa, un’analisi condotta del Centre for research on energy and clean air (Crea), in Finlandia, ha mostrato che le emissioni di carbonio in Cina sono crollate di almeno 100 milioni di tonnellate nelle ultime settimane, riducendo di un quarto il livello di inquinamento nel paese. Però, se da un lato quest’emergenza sanitaria ha fatto crollare la domanda mondiale di petrolio, limitando la diffusione di combustibili fossili nell’aria, dall’altro è facile presumere che questa tendenza non sia sostenibile nel lungo periodo, come sottolineato dall’Aie (Agenzia internazionale per l’energia).

Cosa potrebbe accadere

“Non c’è nulla da festeggiare in un probabile declino delle emissioni causato dalla crisi economica perché in assenza delle giuste politiche e misure strutturali questo declino non sarà sostenibile, ha spiegato il direttore esecutivo dell’Aie, Faith Birol. Lo scenario più plausibile che si potrebbe prospettare a fine pandemia è che le più grandi compagnie energetiche del mondo, travolte da un’importante recessione economica globale, decidano di tagliare gli investimenti a favore di energie pulite.

Bloccare progetti infrastrutturali, ricerche e soluzioni per abbattere le emissioni di CO2 potrebbe vanificare gran parte dei progressi fatti negli ultimi anni, per evitare la catastrofe climatica entro fine decennio. Secondo un rapporto di Bloomberg New Energy Finance, il prossimo anno potrebbe esserci un crollo, per la prima volta dagli anni ’80, di investimenti a favore dell’energia solare.

“Non dovremmo permettere alla crisi di oggi di compromettere la transizione verso l’energia pulita”, ha sottolineato Birol. E, come riporta il Guardian, un’ottima soluzione per fare in modo che ciò non accada è spingere i paesi in recessione a investire gli aiuti economici, ricevuti dai governi, in tecnologie che utilizzino energie non inquinati. In merito, il numero uno dell’Aie parla di “un importante ventaglio di opportunità” perché “le principali economie di tutto il mondo stanno preparando pacchetti di stimolo che potrebbero offrire grandi vantaggi economici a chi vuole modificare il proprio impatto energetico sull’ambiente”.

Il ruolo dei governi

Un’analisi dell’Aie, a cui fa riferimento sempre il giornale inglese, ha mostrato che il 70% degli investimenti mondiali in energia pulita sono guidati dal governo, attraverso finanziamenti pubblici diretti o attraverso sussidi o tasse. Fondamentali, quindi, per la lotta ai cambiamenti climatici. Investire in fonti energetiche zero emissioni potrebbe non essere redditizio nel breve periodo – quando i prezzi del petrolio sono così bassi – ma potrebbe essere una mossa intelligente se si analizza il contesto a lungo termine. Birol propone alla comunità globale di sfruttare, quindi, questa flessione per riuscire eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, che potrebbero essere utilizzati in maniera più efficiente, per esempio per aumentare la spesa sanitaria.

La pandemia da coronavirus potrebbe essere, quindi, una catastrofe o un punto di svolta contro il cambiamento climatico. La chiave di volta, in questa situazione, è capire se i governi mondiali e i colossi dell’industria riterranno ancora necessario investire in energia green con il pericolo di una grave recessione alle spalle. Secondo Faith Birol, “se vengono messe in atto le giuste politiche, ci sono tutte le opportunità per sfruttare al meglio questa situazione”.

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