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Bagni sicuri anche con il Covid

La Società nazionale di salvamento (SNS), che si appresta a festeggiare i 150 anni di attività, segnala il rischio di annegamenti a causa della impreparazione dei bagnanti che trascurano le norme di sicurezza.  Bagnini come lifeguard e baywatch abilitati dalla Società per garantire più sicurezza in mare. Eppure la gente continua a morire.

Le cronache cittadine raccontano di giorno in giorno di salvataggi in mare da parte di sconosciuti, ma anche di annegamenti del soccorritore e di tanti annegamenti che avvengono tra onde turbolente o nelle acque di laghi e fiumi.

Ogni anno, infatti si contano circa 400 morti per annegamento da balneazione, distribuiti in tutte le regioni, sia quelle costiere sia quelle interne. E’ un dato che si registra da una decina d’anni, con una percentuale di correttezza del più o meno 10%. Quest’anno potrebbero essere anche di più. Ma perché tanti morti da annegamento in un Paese come il nostro con 8.000 km di coste, delle quali 5.000 non accessibili e 2.500 sorvegliate?  Lo chiediamo al dottor Alfredo Rossi, direttore scientifico della Società nazionale di Salvamento italiana che si avvia a festeggiare il centocinquantesimo compleanno nel 2021.

“E’ un dato sconcertante – dice l’esperto – dovuto all’imperizia della gente che spesso affronta il mare senza saper nuotare. E poi ci sono altre cause, come l’uso di droga e l’eccesso di alcol. Più morti al nord che al sud, ma questo dipende dalla densità della popolazione e per la estensione delle acque interne come fiumi, laghi, torrenti non sempre possibili da presidiare. Che cosa fa l’Italia di fronte a questa catastrofe?  “Occorre rafforzare la guardia – dice il presidente della Società di salvamento, professor Giuseppe Marino – e mettere in atto azioni a lungo termine, come insegnamento precoce del nuoto e la sorveglianza, dove possibile, della balneazione. Dal 1871 ci occupiamo di salvataggio e soccorso nell’ambito della balneazione, sia sul mare, sia sulle acque interne, come piscine, fiumi, laghi, canali e il nostro obiettivo è ridurre questa mortalità, che ci sembra veramente inutile”.

Covid – La situazione di pandemia da coronavirus ha indotto la Società a promuovere corsi di respirazione polmonare con l’ausilio di apparecchiature che evitino i contatti umani e su come comportarsi in caso di bagnanti in difficoltà natatorie. Finita la stagione di vacanze, però, non bisogna dimenticare la prevenzione nei confronti del coronavirus. A questo proposito, sottolinea il dottor Rossi, è bene ricordare il motto delle tre M, Mantenere le distanze, Mascherine e Mani pulite. Soltanto così si potrà arginare la diffusione del Coronavirus.

I baywatch – Anche l’Italia ha i suoi lifeguard, i famosi baywatch americani resi noti dalle reti televisive. Ma chi sono gli esperti del salvataggio?  La Società di salvamento svolge in campo nazionale la scuola per formare figure professionali che dal ruolo storico di bagnino è diventato un operatore della salute in mare, con tutta una serie di funzioni preventive ed educative nei confronti della popolazione. Il bagnino sta assumendo il ruolo di un professionista della balneazione che accanto alla sua mansione principale può svolgere un’attività di promozione della sicurezza in mare e in spiaggia, in piscina e nei luoghi di balneazione. “Avere un bagnino, oggi – ribadisce Rossi – è un privilegio, perché sfruttando l’immagine e la figura del bagnino si può iniziare ad educare i bambini a un buon comportamento verso la balneazione, al rispetto del mare e a quelle piccole attenzioni che possono contribuire a limitare i rischi, a sensibilizzare i giovani sull’importanza sociale degli scopi e delle finalità dell’Associazione e a favorire iniziative di ogni genere e specie, utili allo sviluppo di una coscienza del volontariato nella collettività. Il Lifeguard è un professionista che diffonde cultura marinara e buona balneazione, sfruttando il mito che ha ancora il bagnino con la maglietta rossa”.

 Educazione – Fa parte del passato, quindi, la figura del bagnino amico che ti offre sdraio e ombrellone? “Con buona probabilità sì – suggerisce il presidente della Società, professor Giuseppe Marino – perché oggi il bagnino ha finalità un tantino diverse. Oltre a occuparsi di salvamento (ossia portare in malcapitato in area sicura) dovrà integrarsi con gli operatori del soccorso, mettendo in atto tutte quelle manovre di salvataggio sanitario, dall’uso dei defibrillatori ai programmi manuali di stabilizzazione in vita. Sarà un bagnino tuttofare, un risk manager della Buona Sanità. Non gli basterà correre in aiuto, ma anche predisporre programmi di educazione sanitaria per evitare che bambini e adulti si vengano a trovare in situazioni a rischio”.

Formazione – Compiti della SNS sono la formazione e l’istituzione dei brevetti, sia in acqua interne sia in mare. Recentemente si è posta quesiti di tipo sanitario ed è diventata società medico scientifica, dotandosi di un comitato medico scientifico e in collegamento con altri enti come ministero dell’ambiente, capitanerie di porto, ministero della salute, per realizzare un’analisi più profonda del mondo della balneazione, con lo scopo di abbattere il muro dei 400 morti. “Noi abbiamo un potenziale enorme –aggiunge Rossi –  fatto di operatori e cultura, sfruttato poco: bisogna cominciare a insegnare un po’ di cultura marinara, iniziando dai bambini, individui innocenti e più ricettivi che vedono nel bagnino una figura da mito. Siamo un paese di mare, con 8 mila chilometri di coste, ma non siamo un paese di nuotatori”.  Un team guidato dall’ammiraglio Francesco Simonetta, infatti, è impegnato nell’individuare i criteri di pericolosità delle zone balneabili, per fare chiarezza sulla pericolosità. Una costa con acque calme, ma senza bagnino, può essere classificata come pericolosa, un’area tranquilla ma lontana dai soccorsi può essere altrettanto pericolosa.

Per raggiungere questi obiettivi, la Società di salvamento ha predisposto una campagna di diffusione delle nuove linee guida che dovrebbero essere osservate in tutti i luoghi adatti all’attività natatoria, anche dove non c’è la presenza di un bagnino, ma soltanto l’installazione di una cartellonistica che dando un punteggio alla sicurezza della zona, mette sull’avviso i bagnanti dei pericoli che si possono correre. “Ci possono essere zone, infatti, all’apparenza tranquille – dice Alfredo Rossi – ma in realtà per effetto di maree pericolose per correnti di ritorno o risacche che non consentono al bagnante di tornare a riva in sicurezza”.

Spiagge attrezzate – Ma è obbligatoria la presenza del bagnino? Le spiagge attrezzate, in mare o sui laghi, hanno l’obbligo del bagnino, pagato dal gestore della spiaggia in concessione, in numero sufficiente a seconda delle ordinanze delle capitanerie locali, nelle piscine pubbliche e private aperte al pubblico.  Insomma, oggi i baywatch o lifeguard non sono più un mito ma una realtà importante, perché la vita salvata non ha prezzo. Nemmeno le due grandi guerre sono riuscite a scalfire questa istituzione, nonostante la perdita di molti giovani soci periti nei combattimenti. Dalle ceneri è sempre rinata e ancora più forte. La Società Nazionale di Salvamento, oltre a far parte della Protezione Civile, è stata la prima associazione al mondo a qualificare professionalmente i bagnini di salvataggio in servizio presso gli stabilimenti balneari, diffondendo le tecniche di salvamento e di respirazione con prove pratiche e documentazioni pieghevoli distribuite di anno in anno in tutte le piazze italiane.

Edoardo Stucchi

Decalogo

  • Se non sai nuotare non entrare in acqua al di sopra della cintura
  • Non entrare in acqua dopo una intensa esposizione al sole
  • Nuota sempre in coppia e mai da solo e nell’area di balneazione.
  • Non continuare a nuotare quando sei stanco, riposati sul dorso e poi vai a riva. Se hai bisogno non esitare a chiedere aiuto. Non allontanarti mai dalla riva ma nuota parallelamente alla costa.
  • Evita di tuffarti quando non conosci il fondale, può essere pericoloso.
  • Attento all’apnea. Evita l’iperventilazione prima dell’apnea.
  • Prendere il sole per la nostra salute è importante ma con moderazione. L’esposizione eccessiva provoca malattie della pelle.
  • Con la bandiera rossa esposta le condizioni marine sono pericolose non entrare in acqua
  • Non raccogliere siringhe o oggetti taglienti sulla spiaggia, avvisa il bagnino
  • Gli animali del mondo sommerso sono una meraviglia, lasciali liberi nel loro ambiente

Le magliette rosse che indossano i bagnini di salvataggio, rese famose dall’industria mediatica che ha portato in tutto il mondo l’immagine dei baywatch americani, risalgono a 146 anni fa. Fu infatti nel luglio del 1871 che un gruppo di cittadini benemeriti, fra i quali il dottor  Edoardo Maragliano (poi illustre professore e senatore), il collega dottor Du Jardin, il capitano  Carlo Olivelli, l’Ingegner Giovanni Luigi Parodi e il dottor Pacchiotti, preoccupati del continuo verificarsi di casi di annegamento, si radunò in una saletta della “Società di letture” in Genova, Salita Santa Caterina, per gettare le basi di una nuova Società avente lo scopo di incoraggiare il salvataggio in mare, di premiare con medaglie o somme di denaro i salvatori, di diffondere, per mezzo di conferenze e lezioni popolari, i mezzi idonei a ridare la vita a chi, ripescato in mare, veniva soccorso capovolgendo il corpo, col rischio di accelerarne la morte. Il 31 luglio un’assemblea di aderenti ne approvò la istituzione con il nome di Società ligure di soccorso ai sommersi per diventare poi Società ligure di Salvamento e oggi Società nazionale di salvamento (SNS). Era tale l’entusiasmo relativo alla nascita di questa organizzazione umanitaria e benefica, che ben presto centinaia di cittadini e autorità vi vol­lero far parte e in pochi anni, la Società divenne centro dello Sport Nautico Italiano con importanza nazionale. Ancora oggi da questa Istituzione dipende la formazione dei bagnini, con un ruolo non soltanto di salvataggio, ma anche di soccorso salvavita. Ogni anno, infatti, muoiono in Italia per annegamento 400 persone.

La Società ebbe momenti di sviluppo e di decadenza, ma fu sorretta sempre dalla fede incrollabile dei suoi fondatori e sostenitori, che nell’agosto del 1875 stesero il suo primo vero Statuto approvato con Decreto Ministeriale il 18 dicembre 1876. Il 19 aprile 1876 venne eretta in Ente Morale. Da allora la Società fregiò il suo board con nomi illustri, dal Principe Tomaso di Savoia, che si fece socio effettivo con 10 azioni annue da lire 10 cadauna al re Vittorio Emanuele che nel 1874 accettava la presidenza onoraria. Il 25 aprile 1875 ebbe luogo la prima solenne premiazione dei salvatori (premiati circa 60). Fra i premiati, va ricordata la Medaglia d’oro conferita a Maria Pia di Savoia, Regina del Portogallo, che apprezzò molto l’omaggio e nel 1938 la “Salvamento” premiò, fra gli altri, il grande Guglielmo Marconi come “Primo salvatore dell’umanità”. Ma sicuramente l’encomio più grande e apprezzato fu quello di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due Mondi, che scrisse una lettera datata 19 giugno 1875, pochi anni prima di morire.

La Società intanto, per assolvere gradatamente ai suoi compiti, istituiva una scuola di nuoto e voga e nell’anno 1875, bandiva la prima Regata Nazionale che ebbe luogo nel Porto di Genova, alla presenza di Margherita di Savoia e del fratello Duca di Genova, in rappresentanza della Famiglia Reale. Nel 1876, il 30 luglio, altra Regata alla quale presero parte rappresentanze di tutte le città del litorale italiano fra le quali, Venezia, che inviò per treno le meravigliose gondole della laguna con i bravi gondolieri. Presenti sempre membri della famiglia Reale. Il successo di questa seconda regata fu più spettacoloso del passato e attirò la stampa nazionale ed estera. Tutti erano meravigliati che questa Società giovane e privata, potesse ottenere tanto glorioso successo. L’Italia stessa trasse grandi benefici da queste vittorie marinare: ovunque sorsero Società sportive alle quali si iscriveva tutta la gioventù elegante: sulle coste, sul Po, sul Tevere, sui laghi: (tre ardimentosi, a bordo di una piccola canoa, scesero il Tevere ed a forza di remi, vennero a Genova, accolti festosamente dalla Salvamento che fece coniare appositamente tre medaglie d’argento e le offrì loro come ricordo dell’ardita impresa).

Già nell’agosto del 1873 il Ministero dell’Interno raccomandava alle Prefetture della Liguria di invitare tutti i Municipi a dare il loro appoggio morale e finanziario alla Società per il suo incremento, affinché potesse diffondere ed insegnare praticamente la respirazione artificiale fino allora sconosciuta anche alle persone più colte. Da allora ai giorni nostri la società si è allargata e ora copre tutto il territorio nazionale, con gli stessi criteri e obiettivi di una volta, evitare le morti per annegamento, che purtroppo dobbiamo continuamente annoverare tra le notizie quotidiane. Ora a capo della dirigenza c’è un professore di scuola, Giuseppe Marino, che non esita a dire di sentirsi inadeguato a ricoprire un incarico che finora ha annoverato reali e principi, con encomi da parte di tutte le più alte autorità del paese, dai Re d’Italia, sin da Vittorio Emanuele II, al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, Presidenti onorari; mentre Giolitti, Salandra, Orlando, Sella, Brin, Nitti, Ratazzi, Marconi, Durand De La Penne, furono invece soci onorari. “E’ un incarico di grande responsabilità – dice il presidente Giuseppe Marino – al quale ora mi sono affezionato, perché riguarda tutti gli italiani: bisogna capire le loro esigenze, garantire sicurezza e collegarsi alle forze del soccorso tradizionale per completare le iniziative di salvataggio. Abbiamo 220 sezioni in tutta Italia e facciamo in modo che la maggior parte dei soci partecipino alle nostre assemblee, perché il lavoro di bagnino è in continua evoluzione e servono i consigli di tutti. Il bagnino oggi deve essere un operatore preparato, responsabile al pari di una figura sanitaria. Non basta controllare, occorre prevedere i rischi e impedire che si verifichino. Sembra banale, ma c’è ancora chi si tuffa dove non può e chi si bagna in presenza di onde pericolose”.

 


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